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I quattro silenzi… dell’Isola (2)di Pasquale Scarpati . Per la prima parte: leggi qui 3. Silenzio estraneo Qualche raro rumore di motore scoppiettante. In inverno il vento freddo corre libero non ostacolato da nessuna sciarpa avvolta intorno al collo. Ulula perché è solo e sferza, adirato, qualche lamiera lamentosa che si agita continuamente; quella vorrebbe che qualcuno l’aiutasse a restare ancorata là dove è stata posta. Ma siccome nessuno viene in suo soccorso, lui con forza la strappa e se la porta via in un abbraccio impetuoso. Brutto silenzio che non dà e non riceve nulla di buono. Inaridisce gli animi perché fa rimuginare, non fa dialogare se non attraverso schermi freddi che, se scompaiono, lasciano l’amaro in bocca. Ad un certo punto, infatti, pare che non si sappia più cosa dire per cui si chiude la conversazione quasi repentinamente come se già fossimo interessati ad altre occupazioni. Le spiagge sono divenute distanti ed anche i faraglioni e le grotte sono sconosciuti. L’Isola è sconosciuta, specialmente se l’osservi e l’ammiri dall’alto della Guardia o da Punta Incenso. Case mute, muti gli abitanti. Sembra che parlino ma non si sa con chi: ora con uno ora con un altro, ma non si toccano né si guardano negli occhi e neppure si sente l’odore che ognuno di noi sprigiona e che fa parte integrante della vita. Quello è un silenzio voluto, partorito dagli abitanti stessi… Silenzio mostruoso: ha la testa enorme circondata da foltissima capigliatura nera su un gracile corpo. E’ talmente nera che di notte non si nota, anzi sembra eterea. Le gambe e le braccia, invece, sono sottili ed il ventre piccolo ma così prominente che sembra quasi scoppiare come un palloncino troppo pieno di aria. Questo tra l’altro gli impedisce di vedere in modo corretto dove poggiare i piedi; a lungo andare, poi, come Polifemo, potrebbe essere accecato e non vedere più. 4. Silenzio virale È un silenzio “strano” che spinge a pensare in un modo diverso come non avveniva da tanti anni. Si ha paura, infatti, che quelle che sembravano certezze svaniscano o siano già svanite come nebbia al sole. Quelle future, invece, sono avvolte da fitta nebbia come quella che staziona sul mare, liscio come l’olio: non si vede nulla nonostante si allunghi l’occhio; un brivido corre lungo la schiena mentre l’orecchio è teso per avvertire qualche rumore o suono di sirena proveniente da qualche battello che naviga nelle vicinanze. Bisogna trovare altre certezze: ma quali? Bisogna agire in altra maniera rispetto al passato: ma come? Mille domande, incerte risposte che si spostano or di qua or di là come branchi di guizzanti pesciolini, insieme a mille dubbi. L’unica cosa di cui si ha certezza è che non sarà una partita di calcio commentata al bar; dove ognuno diviene allenatore, stratega ed arbitro ma che in definitiva non lascia alcun segno. Sarà una partita in cui tutta la squadra deve dare il meglio di sé, correndo anche senza palla al piede, lottando su ogni pallone e facendosi trovare al posto giusto al momento giusto. Ma, come sempre, non tutto viene per nuocere. Pasquale, incorreggibile sognatore, vagheggia (in rapporto ai tempi) il… “silenzio” di tutto l’anno… de L’isola del silenzio. [I quattro silenzi… dell’Isola (2) – Fine]
ndr: l’immagine di copertina è di Silveria Aroma, le altre sono state prese dal web Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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