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26 aprile – Colloquio al telefono fra due pensionati

di Francesco De Luca

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A – E’ passata la festa.
B – Passata? E come l’hai passata?
A – Ho riletto la Costituzione.
B – E la chiami festa?
A – Certo… ritornare alla fonte della nostra libertà civica … beh, è come tornare alla fonte in cui trovare ristoro.
B – Ristoro? E come..? Parli come se la vita politica fosse un gioco..!
A – E’ vero… non è un gioco anzi è un impegno faticoso… anche solo mantenersi ai margini dell’informazione. Perché è subissata da immagini fuorvianti, da slogan, da frasi altisonanti ma vuote.
B – Come vuote?
A – Vuote sì, perché la vita politica, quella nazionale e no, tratta dell’esistenza dei cittadini, della vita vera, della quotidianità dei rapporti…
B – E invece i politici nei talk show avviliscono con stupidità altisonanti… che appaiono e non hanno consistenza.
A – Mentre la nostra Costituzione, quel piccolo concentrato di lungimiranza politica, tocca tutti gli aspetti del vivere reale, e ne traccia i percorsi secondo regole di libertà, di giustizia, di rappresentanza, di solidarietà…
B – E si potrebbe continuare… perciò è rilassante, è tonificante avvicinarsi al cibo della nostra vita sociale.
A – Pura festa, vera festa.
B – Altro che… la vorrebbero cambiare… i nani di oggi.
A – La nostra Costituzione ci protegge contro i rigurgiti di quello che è il rischio perenne di ogni libertà. Ci sarà sempre chi vorrà superare in potere il libero pensiero dell’individuo. In politica come in ogni espressione umana, ma in politica soprattutto il rischio è più vicino e presente. La nostra Costituzione è il faro sicuro della nostra navigazione. Ieri 25 aprile del 1945 si gettò il seme di quella pianta che due anni dopo fiorì e concretizzò la nostra Costituzione.
Io l’ho festeggiata rileggendola nella solitudine, nel silenzio e nella concentrazione cui la pandemia ci sta relegando.
B – Alla faccia di chi ci vorrebbe nel silenzio eterno… a noi …
A – Come nel silenzio eterno…
B – Eeh… questa pandemia ci sta togliendo il terreno sotto i piedi a noi vecchi.
A – Ma noi resistiamo… come possiamo. Anzi… sai che ti dico?
B – Cosa dici?
A – Dico che di errori ne abbiamo fatti tanti e di colpe i nostri figli hanno ragione di addebitarcene però…
B – Però…
A – Però lasciamo loro la nostra Costituzione repubblicana come un regalo con cui poter far festa ogni volta che vogliono dar valore al giorno che nasce.

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Appendice del 28 aprile (cfr. commento di Sandro Russo)

Articolo da la Repubblica del 24.04.20: M. Serra. Il 25 Aprile e la Liberazione che verrà [3]