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Il meglio dai media (12). Un’intervista a Noam Chomsky (seconda parte)

a cura di Tano Pirrone
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per la prima parte, pubblicata ieri, leggi qui [2]

«È un disastro del capitalismo. Ma possiamo reagire» (seconda parte)
Da un’intervista a Noam Chomsky (Jacobin Italia, 16 aprile 2020) – Il file .pdf completo dell’articolo originale è disponibile in fondo alla pagina.

Piccoli Trump crescono
Orbán in Ungheria sta facendo la stessa cosa. In effetti, e la cosa contiene elementi interessanti, è difficile identificare una strategia geopolitica coerente dal caos che regna alla Casa Bianca. Ma c’è una cosa che emerge con notevole chiarezza: formare un internazionale degli Stati più reazionari del mondo, e lasciare che sia la base per il potere degli Stati Uniti.

Ancòra, Al-Sisi, il peggior tiranno nella storia dell’Egitto, i dittatori della dinastia in Arabia Saudita, in particolare Mbs (il principe ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud), il più grande assassino. Il ruolo centrale di Israele, che scivola sempre più destra. Le relazioni tra Israele e gli Stati arabi, prima tacite, stanno diventando aperte. Ciò che sta facendo Modi in India è semplicemente indicibile. Ha dato quattro ore di preavviso per il blocco totale. La maggior parte della popolazione in India è costituita da lavoratori informali. Non hanno nessun posto dove andare. Non c’è una casa dove stare per loro. Quindi si sono messi in marcia a piedi sulle autostrade, forse a miglia di distanza dal loro villaggio, morendo lungo la strada. È impossibile immaginare cosa stia accadendo. Ma dal momento che sono per lo più poveri e molti di loro sono musulmani, a chi importa? Per questo sono una componente importante di questa internazionale reazionaria. Salvini in Italia è uno dei peggiori.

Nell’emisfero occidentale il principale rappresentante è Bolsonaro in Brasile, che se la batte con Trump per chi sia il peggior criminale del mondo. Trump può facilmente batterlo a causa del potere degli Stati Uniti, ma le politiche non sono molto diverse e ciò sta danneggiando non solo il Brasile ma il mondo intero. Le previsioni attuali su riviste scientifiche indicano che in circa quindici anni l’Amazzonia passerà dall’essere un produttore di ossigeno a diventare un emettitore di anidride carbonica. Questo è un disastro, ed è il risultato delle regalie di Bolsonaro alle industrie minerarie e agroalimentari. Cercano di creare il mondo a venire. Stanno lavorando sodo. La loro incessante e costante guerra di classe non si ferma mai e se gli sarà permesso di vincere, è finita.

Bolsonaro è aberrante. Per lui, l’intera pandemia è solo un raffreddore. I brasiliani sono immuni ai virus. «Siamo persone speciali» e così via. Il governo non sta facendo nulla. Alcuni governatori ci provano, ma non il governo federale. Avranno la peggio i bassifondi, le aree povere, le favelas, in cui lavarsi le mani ogni due ore è impossibile per mancanza acqua, e lo stare a distanza è impossibile perché si vive stipati in una stanza. Le bande criminali ne approfittano. Sono così potenti che la polizia ha paura di entrare. Si sono organizzati per speculare sulla crisi sanitaria.

Quali speranze
Tutto questo ci dice qualcosa, proprio come ce lo mostrano i medici e le infermiere in prima linea. Ci sono risorse umane e possono venire fuori in alcuni dei luoghi più inaspettati. Non dal settore aziendale, non dai ricchi, non dalle multinazionali “piene di sentimento”. Certamente non dai governi, in particolare quelli patologici come questo. Altri stanno facendo meglio di Trump.
La speranza è l’azione dal basso.

I “padroni” che fanno intanto?
Ogni gennaio, quei tipi che con modestia si definiscono i «dominatori dell’universo» si riuniscono a Davos, in Svizzera. L’incontro di questo gennaio è stato molto interessante. Vedono che i contadini stanno arrivando con i forconi e sono preoccupati. Quindi, c’è una svolta. Il tema dell’incontro è stato: «Sì, abbiamo fatto cose cattive in passato. Adesso lo capiamo. Ora stiamo aprendo una nuova era nel capitalismo, una nuova era in cui non ci occupiamo solo degli azionisti, ma degli operai e della popolazione e siamo così bravi ragazzi, così umanisti che puoi affidarti a noi. Faremo in modo che tutto vada bene». È stato abbastanza interessante vedere cosa è successo. C’erano due relatori principali. Trump, ovviamente, ha tenuto il discorso di apertura. Greta Thunberg ha tenuto l’altro discorso. Il contrasto è stato fantastico. Il primo discorso era di un buffone, che urla tutta la sua avidità e pronuncia un numero di bugie incalcolabile. Il secondo discorso veniva da una ragazza di diciassette anni che dà tranquillamente una descrizione concreta e accurata di ciò che sta accadendo nel mondo e guarda queste persone in faccia e gli dice: «State distruggendo le nostre vite». Naturalmente, tutti applaudono educatamente. Brava, bambina, ma ora torna a scuola.

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La copertina del NewYorker del 28 febbraio 2020

La reazione a Trump è stata particolarmente interessante. Lui non piace. La sua volgarità e crudezza macchia l’immagine di sé stessi che stanno cercando di proiettare come umanisti. Eppure lo adorano. Lo hanno applaudito e non hanno potuto smettere di fare il tifo. Perché capiscono qualcosa: questo ragazzo, non importa quanto volgare, sa benissimo quali tasche riempire e come riempirle. Quindi, può essere un buffone. Le sue buffonate saranno tollerate finché continuerà con le politiche che contano. Questi sono gli uomini di Davos. Non si sono preoccupati del fatto che questa canzoncina l’avevamo già sentita. Negli anni Cinquanta si chiamavano “le aziende con l’anima”.

Ci saranno cambiamenti nelle opinioni politiche delle persone?
Non si può prevedere. È certamente il momento di riflettere sulle cose dette. Perché siamo in questa situazione? Ciò di cui si sta parlando non sta nel profondo. È in superficie. Quindi forse le persone cambieranno le proprie opinioni o magari rimarranno incantati dal truffatore in carica. Molti lavoratori dicono: «Maledetti liberal, state portando tutti gli immigrati a rubare il nostro lavoro e Trump ci sta salvando». Forse è possibile arrivare a loro, ma non è facile.

Soprattutto i giovani sono sintonizzati tutto il giorno su Fox News, che è la cassa di risonanza del potere. Se si guardasse tutto questo dallo spazio e non si vivesse la tragedia direttamente, si potrebbe pensare: che sta succedendo? Questo maniaco alla Casa Bianca esce e dice quello che dice, e il contrario il giorno successivo. E tutto viene ripetuto con fervore dagli amplificatori della Fox. Ma nella realtà guardi Fox News ogni mattina, è la tua fonte di notizie e informazioni. E ci sono ragazzi intelligenti come Mike Pompeo che dice: «Dio ha mandato Trump sulla terra per salvare Israele dall’Iran».
Questo è il ragazzo sensibile. Siamo in mezzo a una gigantesca barzelletta.

L’opposizione sindacale e politica
Negli anni Venti il movimento operaio venne completamente schiacciato dall’amministrazione liberale di Wilson, da Red Scare e tutto il resto. Negli anni Trenta iniziò a rinascere. I sindacati dei lavoratori organizzarono scioperi, rischiando molto. La prossima cosa a cui avrebbero pensato sarebbe stata: «Non abbiamo bisogno dei capi. Possiamo gestire questo posto da soli». E sarebbero finiti.

Ciò produsse reazioni. Questi momenti sono stati quasi sempre guidati da un movimento operaio attivo e le uniche volte in cui hanno ottenuto risultati c’era un’amministrazione relativamente comprensiva, o almeno tollerante. Non è la situazione attuale. Ma in realtà se Biden ce la facesse, il movimento potrebbe condizionare positivamente una scelta non eccezionale. Se il movimento operaio si rianima, se il movimento Sanders – che è stato molto significativo e ha ottenuto grandi successi – riuscisse a decollare, potremmo uscire dalla crisi capitalista come è stato fatto negli anni Trenta.

Non fu il New Deal a porre fine alla Depressione. Lo fece la guerra con una massiccia produzione diretta dallo Stato, ma tuttavia fu molto meglio di oggi. C’erano molte speranze. Non c’era disperazione. Non c’era la sensazione che il mondo volgesse al termine. L’umore era: «In qualche modo ne usciremo insieme, lavorando insieme».

Che fare?
O cadiamo nell’inganno e lasciamo che tutto continui, oppure possiamo lottare e creare un mondo diverso. Quella che si presenta adesso è un’ottima opportunità: scioperi e proteste in tutto il mondo; gruppi di mutuo soccorso che si formano nei quartieri poveri; persone che si aiutano a vicenda e cercano di fare qualcosa per gli anziani che sono rinchiusi.

Si può fare qualcosa. Siamo insieme. Ne usciremo. Potremmo tornare.

 

Il file .pdf originale dell’articolo di N. Chomsky su Jacobin: Jacobin. Noam Chomsky – Chris Brooks. È un disastro del capitalismo [4]

[Intervista a Noam Chomsky (2). – Fine]