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Riletture (3). Pluto al consiglio comunaledi Rita Bosso Pluto I medici, forti di una conoscenza del territorio e degli abitanti capillare, oltre che di memorie personali e familiari, commentano la rilettura n. 2 con tante precise informazioni. Forniscono le generalità del “signore con la coppola”: Urgentino Feola di Aniello e di Morlè Santina, detto Martiello. Isidoro Feola ricostruisce una rete di relazioni, di generosità, di solidarietà che abbiamo perso definitivamente; Biagio Vitiello – a proposito del lavoro dei Feola-Martiello- ricorda che la sua nonna materna, Lucrezia D’Arco, parlava spesso dei terreni di famiglia a Palmarola; i fratelli di Lucrezia emigrarono a La Galite e diedero avvio alla storia che Biagio sta proponendo in questi giorni sul sito e che stiamo leggendo con grande interesse. I miei nonni materni, gli Aprea, coltivavano uva a Palmarola e la trasportavano a Le Forna coi gozzi a vela. Silverio Lamonica commenta la proposta di “museo virtuale” scaturita dalla notizia del completamento del censimento dei reperti archeologici; giustamente osserva che un museo virtuale deve includere immagini e video, debba basarsi su un progetto organico. Perché no? Oggi, scavando nel cascione-archivio di Ponzaracconta, estraggo un memo di cinque anni fa, scritto a più mani e parecchie zampe. Capitò che, mentre alcuni di noi passeggiavano tra la piazza e sant’Antonio, Pluto si aggregò; adeguò la sua andatura alla nostra – o viceversa-, ci ascoltò con pazienza e attenzione fino a quando qualcuno propose: “Pluto, vuliss’ scrivere cocch’osa pure tu?”. Pluto scrollò le orecchie, declinò l’offerta, acconsentì a farci da musa ma pretese uno pseudonimo. Lo chiamammo Titì, come il cane dei confinati ricordato da Sandro Pertini. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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