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Memoriale di Giuseppe Cesarano (5)

di Francesco De Luca

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per la parte quarta (leggi qui [2])

   Affinché dallo spirito non se ne disperda la fiamma, il ricordo di quei cittadini che si distinsero per opere degne viene di solito affidato a un pezzo di marmo, inquadrandolo in festosa cerimonia, ubriacata di musica, applausi e bandiere che non riescono sempre a nascondere l’incertezza e il difetto di convinzione. Nel tripudio ad arte eccitato, l’animo  si risolleva tuttavia dall’obbligo della riconoscenza e la coscienza si libera d’ogni peso, in quanto che oggi, alle manifestazioni del sentimento, non è più lecito dedicare molto tempo, nell’ora travolgente che corriamo, ed è anche opportuno saper evitare l’urto delle contestazioni.

Purtroppo, e fu così in ogni tempo, questa prassi gentile, da cui prende alimento la Storia, degenerò con l’uso e, a piegar l’umana coscienza, dove non poté servilismo, intervenne la passione politica, l’opportunismo e più spesso anche una bassa dose di cortigianeria, ragione per cui ci si affrettò spesso a innalzare monumenti a chi, pur essendone degno magari, era ancora forse fra i viventi e non aveva esaurito il ciclo delle umane attività.

Di conseguenza vedemmo i figli, sotto il prepotente interrogativo del  “chi è?” ignorar l’opera dei padri e successivamente i nepoti  –  novelli iconoclasti  –  negar valore e distruggere il simbolo che avevano sott’occhio e coprire di ridicolo o di indifferenza una scritta che nessuno più leggeva ormai, un idolo senza più significato, un monumento o un busto marmoreo dal naso mozzato, una statua dalle membra infrante. Più semplicemente si sono date alle località nomi diversi da quelli che, pur gloriosi, avevano intanto sfidato i secoli.

A metter freno alla faciloneria dei solleciti, intervenne di tanto in tanto il correttivo del Decreto castigatore che, sostituendo la ragione all’entusiasmo, impediva si ergessero in luogo pubblico monumenti o ricordi, ove non fosse trascorso  lungo tempo (fino a un secolo) dalla scomparsa del soggetto dalla scena del mondo.

Nulla diciamo di meraviglioso affermando che il dottor CESARANO è ancor presente nell’animo dei Ponzesi che ne raccolsero il ricordo, ripetutamente rievocato dai loro genitori.

Con paterno affetto e studio e abnegazione e buon senso Egli sollevò e divise sempre i disagi dei suoi cittadini di elezione, in tempi  –  ed è dolce ricordarlo  –  in cui le massaie, nostre antenate assai prossime, si scambiavano al mattino la brace gelosamente custodita dalla sera precedente sotto la cenere, e l’occhio dello studioso era assistito da una indocile fiammella a olio e, solo più tardi  – oh, meraviglia  –  da un maleodorante lume a petrolio.

Ci venga perdonato il pietoso desiderio di rievocar la memoria di chi, in tanta difficoltà di vita, trovò maniera di distinguersi e rendersi utile.

 

[Memoriale di Giuseppe Cesarano (fine)]

P o s t f a z i o n e

Penso che un po’ di luce possa portarla la data del 1952. Perché? Perché in quell’anno l’Amministrazione Sandolo intitolò in Ponza la strada a ridosso della spiaggia di Giancos a Giuseppe Cesarano, sì, proprio a lui.

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Ho supposto allora che questo Memoriale abbia più autori. I ricordi di quanto accaduto a Ponza nella seconda parte del 1800,  la venuta a Ponza del Cesarano, la sua condotta professionale nel ventennio della  permanenza sull’isola, gli aneddoti riportati e le menzioni amministrative, sono frutto degli amici del Dottore, nonché firmatari dei fogli; mentre la cornice che unisce i ricordi e li collega all’esigenza di situare la memoria del dott. Cesarano nella Ponza del 1952, sia stata scritta da un altro.

Il quale ha cercato di rispondere a questa domanda: se un giovane vede la targa marmorea a Giancos e legge il nome, si chiede: ma chi è costui? Dove troverà risposta? Il Memoriale assolve questo compito.

Ed è per questo che l’ho voluto pubblicare. Con delle note che sono mie, e con queste considerazioni che vado ad illustrare.

Prima considerazione – Ho accennato a mio padre, Cesare De Luca. Molto probabilmente il fatto di ritrovare citato un suo parente omonimo lo inorgogliva, anche perché quel Cesare De Luca, ‘dalla barba fluente, uomo di mondo e di affari’ fu l’artefice della venuta in Ponza del Cesarano.

Seconda considerazione – L’isola è descritta con caratteristiche rilevanti: a) naturalmente bella e accogliente;  b) con condizioni sociali non amene per mancanza di supporti istituzionali;  c) lo spirito degli isolani è pervaso da sincera e onesta umanità.

Terza considerazione – La presenza di una popolazione ‘seconda’, quella dei coatti, era fonte di forti disagi.

Quarta considerazione – A chi ha operato con spirito altruistico in seno alla sua comunità va il ricordo perenne dei concittadini. La riconoscenza è una virtù che va onorata e, ove si dovesse perdere nell’oblio del tempo che annebbia e annulla le testimonianze, occorre rinnovarla affinché le nuove generazioni sappiano e apprezzino.