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Riletture (2). Se fotografando…

di Rita Bosso

 

Silverio Lamonica integra la rilettura n. 1 [1] con una buona notizia: la catalogazione dei reperti archeologici è stata ultimata. Avanzo una proposta: per colmare il lasso di tempo che corre tra l’istituendo e l’istituito, tra il gerundio e il participio, tra la speranza e la certezza, si potrebbe pubblicare il catalogo/inventario. Credo che saremmo in tanti a visitare il museo virtuale.

[2]

Dal cascione dell’archivio estraggo un pezzo del 2011 [3]. Testo e foto sono di Antonio De Luca, che spiega come e perché quelle foto sono state scattate; riguardandole, lo ringrazio per aver puntato l’obiettivo proprio lì, proprio in quell’istante, proprio su quei volti; e per aver reso silenzioso il clic, per essere stato discreto e oggettivo.
In tempi di distanziamento sociale la foto che segue è eloquente.

[4]

L’inverno su un’isola deserta dilata le distanze; le tre sedie del bar Panoramica sono monadi, come se ognuna fosse riscaldata dal suo sole, come se da ognuna si potesse inquadrare un diverso orizzonte.

[5]

Questa è di un fotografo americano, fa parte dell’archivio Magnum.
L’uomo con la coppola è protagonista; i piedi alla sua destra credo che alludano ai calci, quelli che diamo e prendiamo normalmente, quando stiamo troppo azzeccati uno all’altro.
Nei giorni scorsi la foto è ripassata su Facebook, i lettori più giovani hanno fatto varie ipotesi sul nome dell’uomo con la coppola, figura sfocata del loro passato remoto; chi è meno giovane ne ha un ricordo nitido.
Non so perché l’uomo con la coppola si chiamava Urgentino, né da dove proveniva quella bellezza particolare e assoluta da berbero; “apparteneva” alla famiglia Martiello, e anche del nome di famiglia non so dare spiegazione. La famiglia era originaria di Le Forna; coloni degli Onorato, i Martiello trascorrevano lunghi periodi a Palmarola, coltivando le vigne dei padroni.