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Il faro che non si scorda maidi Enzo Di Fazio . Queste giornate di prolungata sosta tra le mura domestiche si riempiono oltre che di letture, videochiamate con i figli ed i nipoti e lavoretti vari, di lunghe chiacchierate con la persona o le persone con cui si condivide lo spazio di clausura. Così ieri mi è capitato di ritrovarmi tra le mani una copia del vecchio registro del faro della Guardia in cui i visitatori lasciavano, trascritti in messaggi, pensieri ed emozioni. E nell’ultima pagina di questo registro si trova custodito un foglio dattiloscritto che ricorda la benedizione del faro della Guardia avvenuta il 18 aprile 1960, cioè proprio sessant’anni fa. Cliccare su queste e sulle immagini successive per ingrandire Ne scrissi su questo sito il 17 aprile del 2012, nell’anno in cui, io ed altri, ci stavamo preparando per proporre il “nostro” faro come luogo del cuore da salvare nella campagna FAI che di lì a qualche mese sarebbe partita. In effetti fu proprio la ricerca di documenti per raccogliere notizie sul faro che mi portò alla scoperta di quel foglio dattiloscritto che oggi, a distanza di sessant’anni, mi rimanda alle domande che mi feci allora e che rimaste senza risposte, rea la cattiva abitudine di rimandare sempre al domani, mi ripeto adesso. Quali erano le domande? Poche, semplici e tutte legate a quell’evento. Come, ad esempio, chi fossero i tre fanalisti in servizio. Come ad esempio il messaggio di ringraziamento lasciato sul registro dei visitatori, il 21 luglio del 1959, da una turista inglese per un bicchiere d’acqua ricevuto da Vincenzo Ferraiuolo (il padre del nostro sindaco). Me lo immagino Vincenzo, ospitale ed affabulatore come lo ricordo, dare ristoro alla bella Jacqueline, affaticata dopo la scalata al faro. E’ probabile che nell’aprile del 1960 Ferraiuolo stesse ancora al faro della Guardia. Potrebbe essere lui uno dei tre fanalisti. Forse Franco ne sa qualcosa. Forse qui è Biagio a saper dirci qualcosa. E il terzo fanalista? Potrebbe essere Vittorio Coppa, il padre di Cristina o mio zio Silverio Scotti, il padre di Gino e Pompeo. O Francesco Vitiello o Ciro Farese o altri che in quegli anni si sono avvicendati ricoprendo il ruolo tra i fari di Zannone, Ponza e la Guardia. Cerco di immaginarmi il piazzale del faro il giorno della benedizione. Una giornata di sole con un leggero vento di ponente, quello che di norma spira in primavera su quella punta, e don Michele Colaguori accompagnato da due chierichetti e scortato dai rappresentanti dei corpi militari a dare la benedizione. In un angolo un tavolo con un piatto di nocchette fatte dalle mogli dei fanalisti e una bottiglia di spumante di vino del Fieno. Oggi di quel mondo c’è solo l’immobile in progressivo degrado (le vicende sono note) ed un futuro pieno di incertezze. 1 commento per Il faro che non si scorda maiDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Conosco questo evento da quanto mi è stato raccontato da mio padre, reggente in quel periodo del faro della Guardia.
Essendo stato fatto in un giorno non festivo io ero a scuola.
Gli altri fanalisti dovrebbero essere Vincenzo Ferraiuolo e Silverio Scotti (tuo zio)