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Qualche nota di genetica molecolare sul nostro virus. Tano Pirrone, che bene lo conosce ed è rimasto in contatto con un Gruppo di Studio istituito tempo fa, ci propone di pubblicare questo documento, estrapolato da una mail inviata a tutti i componenti del Gruppo, di Antonio Fantoni, già docente di genetica molecolare all’Università la Sapienza di Roma, con informazioni inconsuete ma interessanti sulla questione che oggi più ci assilla. Ho pensato che forse possa interessare la base genetica con cui muta il virus e la strategia da seguire per confezionare il vaccino, cioè il meccanismo evolutivo proprio del virus che sarà utile nella costruzione dei vaccini. Le mutazioni capitano a caso, come un boia bendato che con la spada mena fendenti a una cordicella tesa sul ceppo: ‘ndo cojo cojo. Alla mutazione segue la selezione riproduttiva nell’ambiente del virus, cioè la cellula polmonare umana. Se la nuova mutazione ha alterato uno dei tre geni che sono strettamente necessari alla entrata nella cellula e la duplicazione dei suoi geni, il virus muore. Se la nuova mutazione ha riguardato uno dei 4 geni del mantello esterno, il virus continua ad essere attivo e pericoloso. Conoscendo la mappa genetica del virus, con tecniche ben rodate di ingegneria genetica e proteica (si facevano comunemente nel mio laboratorio già vent’anni fa) si possono ora isolare i tratti di RNA specifiche per la proteina S e in contesto industriale produrre su larga scala la proteina, da cui il vaccino. Ne stanno già sperimentando uno (non so se prodotto così) sugli animali di laboratorio e funziona. Ma si possono anche produrre su larga scala anticorpi monoclonali mirati a quella proteina e saggiarne in provetta la capacità di impedire al virus di infettare cellule respiratorie umane. Questo potrebbe essere somministrato direttamente ai pazienti in fase acuta e salvarli. Con un protocollo terapeutico messo a punto a Padova si stanno già prendendo gli anticorpi dal plasma di infettati guariti, e questo è efficace. Cliccare per ingrandire Accludo i dati e i grafici di andamento dell’infezione come quelli che avevo già fatto girare, aggiornati con la collaborazione di Silvano Sganga e ancora elaborati con il confronto di positivi per 1000 abitanti fra 4 regioni italiane, fra cui il Lazio. Molti altri stanno facendo un lavoro analogo fra cui un medico, il Dr. Spada Ma il contenimento, pur necessario, ha costretto le persone a stare assieme a stretto contatto in famiglia, e siccome molti creduti sani sono invece portatori (50%?), questa estrema vicinanza ha prodotto il secondo contagio, più basso ma più lungo. Posso provare a spiegare la terza gobba con un altro contatto, quello nelle comunità non famigliari, di per sé meglio protette all’inizio, ma sempre in contatto con l’esterno, comunità assistenziali, spesso di anziani, dove un solo contatto, un medico o un operatore sociale che non frattempo si è positivizzato, fa una strage. Vi sembra plausibile? Ora però basta, spero che le occasioni di contagio che si inventa il corona siano finit; anche la prostituzione si è bloccata, cosa resta ancora?
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Oggi temo di non poter essere d’accordo con le autorità sanitarie che dicono di un leggero miglioramento. Forse la curva dei casi totali compresi morti e guariti sta leggermente flettendo, ma le curve dei dati degli attualmente malati e infettanti ha ora una quarta impennata. I miei numeri giornalieri sono la media degli ultimi tre dati in successione in modo da essere in parte depurati dalle altalene dovute ai ritardi nell’analizzare i tamponi o a quanti diversi numeri di tamponi vengono eseguiti giorno per giorno in rapporto alla popolazione infetta.
Il gravissimo episodio del Trivulzio nella meravigliosa sanità leghista ci dice che i numeri possono addirittura essere falsati dal desiderio di rivalsa contro l’odiata sinistra e la casta romana. Il buffo è che la stessa Lega, ormai squallidamente sempre affiancata dai renziani, chiede di riaprire tutto e ripiombarci nel baratro. Cosa avremmo fatto chiusi in casa fino ad oggi?