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Epicrisi 273. Nessuno si salva da solo

di Enzo Di Fazio

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In redazione siamo in otto e ognuno di noi si prende cura, compatibilmente con i propri impegni, a turno, di dedicarsi all’epicrisi per raccontare la settimana appena trascorsa.
L’ultima che ho fatto risale al 23 febbraio e già in quell’occasione parlavo di Coronavirus.
All’epoca ero abbastanza sereno, seppure  consapevole, viste le raccomandazioni che arrivavano dal Ministero della Salute, di trovarci di fronte a qualcosa di nuovo da non sottovalutare.
Mai immaginavo, però, di ritrovarmi a vivere le sensazioni che sto vivendo oggi. Se penso a quel tempo e lo rapporto a quello di adesso e a tutto ciò che è accaduto in queste 6 settimane mi rendo conto di quanto la nostra vita sia cambiata e di quanto sia destinata ancora a cambiare.

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Confesso di avere la testa sovraccarica di notizie per tutto quello che leggo, vedo e sento e ci sono momenti in cui mi ritrovo con la mente confusa. Ciò non mi impedisce, però, di evitare le fake news (su cui ritorno in seguito), selezionare le cose buone e aggrapparmi a queste per trovare la forza di superare il difficile momento e guardare al dopo.

Nulla sarà come prima. Massimo Recalcati, qualche sera fa, a Piazza Pulita diceva che al di là dei lutti individuali, come società stiamo vivendo un lutto collettivo che è quello di avvertire il rischio di perdere il mondo come lo conosciamo adesso. In molti si chiedono: ritornerà mai quel mondo? Ci sarà un prima, un durante e un dopo di questo travagliato periodo della nostra vita, ma nulla ci vieta di pensare ad un mondo migliore, con un cambio di passo nelle politiche sociali ed economiche a livello locale e planetario, come scrive Rosanna nel suo articolo Per un futuro diverso si comincia da ora. [3]

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L’isolamento forzato non mi pesa e non lo vedo come una limitazione della libertà; è un’esigenza e una regola che vanno rispettate per il bene proprio e del prossimo; è un’ occasione anche per pensare, leggere ed elaborare progetti per il futuro, come insegna a fare il capitano al mozzo nella storia di Alessandro Frezza [5].

Stando a casa e sfogliando le pagine del sito si apprendono tante cose, come ad esempio i motivi per cui i bambini sono meno attaccabili dei grandi dal virus (molto interessante l’articolo del dottor Pedicino [6]), oppure ci si può deliziare con lo scambio di battute chattando tra un gruppo di amici, come fa Silverio intavolando una discussione sulla Chiesa cattolica e i suoi simboli. [7]
Ancora, c’è la possibilità di tuffarsi nella storia dei nostri antenati leggendo alcune pagine inedite  sulla Galite [8], l’isola clonata. O si può ascoltare  la voce di Franco che recita una sua poesia [9] descrittiva del momento sospeso che sta vivendo l’isola in queste giornate. Per citare solo alcuni scritti.

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L’esperienza che stiamo vivendo e che ha scompaginato il nostro modo di vivere ha spostato innanzitutto l’attenzione dall’Io al Noi.

E’ venuta fuori tanta solidarietà, quella umana, vera che parte dal basso e che sublima la sofferenza.
Le fatiche quotidiane dei medici, degli infermieri, degli addetti alle autoambulanze, del personale della Protezione Civile, dei volontari che in  tanti hanno risposto agli appelli dello Stato, sono gli esempi viventi di una solidarietà che va oltre il pericolo, come la toccante testimonianza [11]di chi sta a fianco a coloro che, stremati dalla malattia, non ce la fanno.
Unico modo per umanizzare la morte nel momento in cui, senza congedo e senza il saluto di un caro, si verifica quell’orrendo fenomeno, cui assistiamo quando leggono i bollettini,  di traduzione dei nomi propri in numeri.

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Solidarietà è quella di un  paese come l’Albania che, nel suo piccolo, fa il grande gesto di mettere a disposizione una task force di medici ed infermieri per soccorrere un paese  di cui non dimentica gli aiuti ricevuti nel momento dei bisogni.
Solidarietà è ancora  quella che si sperimenta a Napoli – ma non solo lì -, dove traendo ispirazione da una pratica di oltre cento anni fa è nata la spesa sospesa [13] per quella parte dell’umanità la cui sopravvivenza è più che mai appesa a un filo.

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La diffusione della pandemia e la sua caratteristica globale hanno accorciato le distanze tra i popoli portandoci in casa le notizie, i fatti, i malesseri e le disuguaglianze degli altri paesi fino a metterne in evidenza le sacche di povertà e le situazioni di discriminazione.
Che poi, presenti un po’ dappertutto, stridono in maniera particolare se le troviamo in quei paesi che hanno lottato per l’affermazione dei diritti umani e si dichiarano esempi di democrazia.
Dalle cronache al tempo del Covid-19 trovo che quella fatta da New York [15]mette in risalto proprio le deficienze, tra cui quelle assistenziali e assicurative,  della società americana.
Attraverso la storia di Malida, la badante povera con cinque figli, vengono fuori le contraddizioni  di una grande città che negli anni ha lasciato crescere i ricchi senza preoccuparsi di rendere dignitosa la vita di quanti oggi, dediti a servizi essenziali e peggio remunerati (come l’assistenza domiciliare, la guida delle autoambulanze, la pulizia degli ospedali) fanno funzionare una città da cui “i ricchi” sono fuggiti.
Ma certe cose non esistono solo a New York.

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La pandemia del Covid-19 sta facendo anche questo, sta portando alla luce tutte le disuguaglianze sociali e le sofferenze degli ultimi, di quelli che vivendo di poco, ora stanno perdendo anche quel poco che avevano.

Condivisibili lo sfogo e l’indignazione di Tano [6] che, partendo dal racconto di Malida e dal successivo commento di Emilio Iodice, non usa mezzi termini per criticare un assetto sociale siffatto; un modo di fare politica che nelle parole si rivolge a tutti, ma nei fatti lascia tanti indietro. Così come è condivisibile l’indignazione della scrittrice Annie Ernaux [17] che ricorda, in una lettera, al presidente della Francia, Macron, gli errori commessi nella gestione della Sanità.

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Errori ne ha fatti tanti anche il nostro paese. Ma sono stati tutti commessi a monte, attraverso i tagli alla Sanità, alla Ricerca, all’Istruzione che hanno reso fertile il terreno per l’inondazione, imprevedibile e inattesa, del virus.
Oggi tutte le istituzioni, quelle europee e anche le nostre, hanno una grande occasione, quantunque drammatica.
Venendo da un periodo in cui sono state molto criticate (a volte anche a ragione) possono recuperare dignità non lasciando in abbandono i soggetti più vulnerabili e di farlo subito.

E’ quello che chiedono e si aspettano tutti, anche la nostra Ponza sulla cui stagione turistica è difficile fare previsioni.

E’ una partita al buio, senza regole e riferimenti. quella che stiamo giocando, dice Enzo Di Giovanni nella sua cronaca al tempo del Covid n° 18 [19] ma si appella anche alla necessità di fare sistema per preservare l’anima del luogo contro ogni tipo di iniziativa speculativa.

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Ancora una volta deve venire in aiuto la solidarietà, frutto dell’angoscia collettiva, perché in questa esperienza epocale nessuno si salva da solo.
La Regione [21] sta mettendo a disposizione mezzi finanziari ed iniziative, il Governo sta facendo altrettanto.
In questo momento di condivisione del disagio e delle sofferenze anche il video, con cui il sindaco di Santa Teresa di Gallura [22] informa la cittadinanza dei criteri con cui saranno assegnati i buoni pasto ai bisognosi, può essere utile per riconquistare la fiducia nel domani.

E’ un momento molto delicato della vita sociale ed economica del paese, come lo è  per tutto il mondo.
E’ squallido, come di fronte a tanto e tale pericolo, si facciano strada fake news e uomini (sedicenti) “della provvidenza”, seguiti da alcuni media in cerca di audience, per profittare delle obiettive difficoltà che sta incontrando il Governo nella  gestione della situazione del paese appesantita, peraltro, dall’impasse europea
Sul sito interessante il dibattito nato al riguardo tra Giuseppe Mazzella [23], Tano Pirrone [8] ed Emilio Iodice [24].

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E veniamo all’Europa e al momento molto delicato delle trattative in corso per eliminare le distanze che, relativamente alle decisioni da adottare, ancora esistono tra alcuni paesi.
Sul sito abbiamo pubblicato alcuni articoli molto interessanti come l’analisi di Draghi [26] della situazione umana ed economica, provocata dal virus, che ha definito di dimensioni bibliche indicando strumenti da adottare e strade da percorrere.
Alle dichiarazioni di Draghi hanno fatto seguito quelle dell’ex Ministro dell’Econonia, Vincenzo Visco [27] che andando un po’ più nello specifico ha invocato anche lui un intervento unanime dell’Europa citando strumenti non convenzionali.
Dalle parole di entrambi si intravede la gravità della situazione.
Preoccupa la mancanza di collaborazione di alcuni stati come l’Olanda ma in particolare della Germania, visto il suo peso economico.
Non ci si rende conto che il problema non è tanto quello dei debiti pubblici sostenibili o meno dei singoli stati quanto il pericolo di collasso cui va incontro l’intera economia continentale, a cominciare da un Nord che si troverà senza il mercato del Sud.
Qualche spiraglio di luce è venuto dalle dichiarazioni di sostegno, anche umano e di disponibilità, della Ursula von der Leyen [28]  con l’annuncio di un fondo da 100 miliardi  da utilizzare come cassa integrazione.

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Martedì 7 si riunirà l’Eurogruppo  e si parlerà di eurobond, di finanziamenti della Banca Europea degli investimenti, del MES e di altre possibilità d’intervento. Sono convinto che l’accordo sarà raggiunto. Troppo gravi sarebbero le conseguenze  della frantumazione del progetto europeo e grande la felicità di Orban e degli amici sovranisti.

… altrimenti dovranno pensarci i giovani cui, come ultima speranza di riscatto, si rivolge un Paolo Rumiz [28]inusualmente arrabbiato e stanco.

Mi piace chiudere questa complicata epicrisi con un messaggio ricavato dall’ultimo pezzo pubblicato sul sito, quello di Natalia Aspesi [30]. [31]

“Questo sarebbe anche il tempo per cambiare noi, di un ritorno alla saggezza, al rispetto delle competenze, al bisogno di comunità, all’accettare che non ci sono confini che salvano, che tutto il mondo sta soffrendo e pagherà. Non basta neppure essere una sola Europa, bisogna essere, almeno idealmente, un solo mondo.”

Buona Domenica delle Palme a tutti.