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Virtù liberali, fake news e un nuovo ordine mondiale. Quotidianamente impegnato nella lotta contro le fakenews, m’imbatto nell’articolo di Giuseppe Mazzella (leggi qui). Il titolo è accattivante, pur nella sua genericità: Comunicazione e fakenews. Peccato che quel titolo risulti man mano che si va avanti, a mio vedere, uno specchietto per le allodole: nel corpo del testo, infatti, si parla ben poco delle notizie “taroccate” con cui veniamo bombardati continuamente attraverso i canali tenuti aperti per raggiungere amici, conoscenti, co-chattisti, collaboratori e capi ufficio; no, non si parla di quelle. Proseguendo la lettura trovo citato, a circa tre quarti del testo l’“articolo 21 della nostra Costituzione”, che tutela la libertà di stampa, come se essa fosse messa in discussione o attaccata in qualche modo. È una sensazione dell’autore, visto che non viene riportato nessun caso specifico. Io credo, che in una repubblica democratica vadano prima di tutto tutelati i valori fondamentali, il cosiddetto “bene comune”, cosa che fa prima nell’articolo 1, asserendo che “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” e poi, nel secondo comma dell’articolo 3: «è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese». Appena un attimo prima di buttare in rete l’ultimo pallone per vincere la partita, Mazzella (come è successo anche a CR7 e a Dybala) scivola e la palla vola in alto oltre la traversa: lo fa citando, per usarla a proprio favore, una frase di Umberto Eco, che di frasi ne ha dette tante perché tanto da dire aveva, frasi che hanno dietro non una vuota cavea o un’assordante canea, ma la sua opera indagatrice e propositiva, la sua comprensione della modernità e l’efficacia degli avvisi sulla degenerazione di essa (modernità): «[…] i social danno voce agli imbecilli […]», che non vuol dire, naturalmente, che tutti quelli che operano o frequentano i social sono “privi di bastone”, di supporti intellettivi o cognitivi, come l’etimo ci informa e chiarisce. Ma che per la facilità di accesso, la padronanza elementare degli strumenti permette a tutti di accedere e di dire la propria. Non mi dilungo sull’impunibilità di costoro: che schiere contro schiere, l’una contro l’altra armata, combattono con le armi primordiali dell’insulto, del turpiloquio, dell’offesa gratuita, della calunnia – non dimostrata e spesso indimostrabile, ma intanto il colpo è partito, e chi se ne frega. Vorrei concludere che il motivo di contendere, in effetti c’è: siamo di fronte, in questi giorni ad un pesante scontro, non avvertito da molti. Non ho nulla contro Draghi, anzi, ma è la banda dei bassotti, che mi atterrisce! Si insiste da giorni a riaprire le fabbriche per riavviare il fatturato, dimenticando che esiste un solo modo comprovato per invertire le sorti della guerra: evitare i contatti, i contagi. Poche settimane e poi, gradualmente, si riprenderanno anche le attività lavorative. In caso contrario, seguendo ciecamente i pifferai sarà la débâcle. Invito alla lettura dell’intervista fatta a Vincenzo Visco e riportata puntualmente su Ponzaracconta (leggi qui). Vado per le conclusioni: sono in pericolo le economie di tutto il mondo, la nostra in particolar modo, a causa dell’enorme, insostenibile debito pubblico (nato quando DC e PSI fornicavano e se ne fottevano dell’Italia e delle future generazioni!); è in pericolo l’unica struttura che poteva e potrà metterci al riparo dell’onda tsunamica che si abbatterà anche sul nostro continente: l’Unione Europea fattuale, vera, efficace, col minimo di burocrazia e con un repulisti di stati fascisti. 1 commento per Virtù liberali, fake news e un nuovo ordine mondialeDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Da la Repubblica di oggi, nella sua rubrica giornaliera #bravimabasta, a pag. 43 Luca Bottura scrive:
L’altra sera, a Che tempo che fa, Romano Prodi ha espresso un concetto semplice e nitido: Trump, Erdogan, la Cina, Bolsonaro, persino l’Australia… mezzo mondo ormai sembra infastidito dalla democrazia. E l’Europa è l’ultimo baluardo. Dunque se cade l’Italia, che è l’unica gamba, anche geograficamente, su cui si regge il continente, siamo (pardon my French) fottuti. Tutti.
Il giorno dopo, Orban ha messo in atto il suo piano autoritario e ridotto la sua Nazione a una specie di dittatura.
Come leggete altrove nel giornale, la vicenda pone molte domande. E una certezza: i pieni poteri dell’amico di Salvini e Meloni sono quelli che il Caporale voleva per sé stesso addirittura senza alcuna emergenza alle viste. Perché, allora, al kapò magiaro è riuscito ciò che il valletto di Barbara D’Urso non ha raggiunto? Perché a Budapest non c’è il Papeete. In ogni caso, sulla falsariga dell’eterno riposo recitato dal dinamico duo su Canale 5, mi si permetta una preghiera: “Signore, grazie per la tua infinita misericordia che ci ha consentito di affrontare il virus senza qualcuno che l’avrebbe curato con l’olio di ricino. Amen”.