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La Chiesa Cattolica e i suoi simboli (chattando con Michele)

di Silverio Lamonica

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Con l’entrata in vigore dell’ora estiva, le giornate si sono “dilatate”, per cui – dovendo stare tra le quattro mura – si ha più tempo ed opportunità per rivedere carte, coltivare hobby e relazionarsi “a distanza” con la telefonia e i social. Facebook, in particolare, è diventata l’immancabile “agorà” per scambiarsi chattando (che brutto barbarismo!) saluti, opinioni, amenità varie, idee e, perché no, anche per fare riflessioni, come nel caso del seguente post (altro barbarismo, scusate) in occasione della cerimonia di Papa Francesco in Vaticano, venerdì scorso, per la supplica al Signore di liberarci dal flagello che si è abbattuto su di noi.

Michele: Come si chiamava quella massa d’oro massiccio che il Papa a stento reggeva?

Fausto: Michele, per favore, te lo chiedo in ginocchio, cerca di essere serio almeno nel momento tragico che stiamo vivendo. Un abbraccio appassionato.

M. Civita: Michele, cerca in te stesso la risposta, vedi che se scavi, e parecchio, forse la trovi.

M.: Io vi capisco che siete in imbarazzo. Il buon Dio che permette ed accetta decine di migliaia di morti, famiglie distrutte, centinaia di migliaia di persone che soffrono, imprese che falliscono, famiglie che non hanno da mangiare, il popolo chiuso in casa e non è ancora finita. Se questo per voi è il buon Dio, per me non lo è.

Silvana: Questa situazione non l’ha voluta certo Dio, ma l’uomo, che non si accontenta mai di ciò che ha, questa situazione fa capire che nessuno è onnipotente! La malattia non guarda in faccia nessuno! Meditiamo in questa quarantena e cerchiamo di uscirne presto e migliori.

M.: Allora dimmi a che servono le richieste del papa, le preghiere e le suppliche? Quindi il buon Dio non ci pensa proprio.

Silvana: E’ un modo per esorcizzare la paura e cullare la speranza. La fede è un argomento delicato, sarebbe meglio non trattarlo.

M. Ponzio Pilato così ha fatto.

Rita: Io la vedo come una punizione, guarda un po’ …

Luigi: Caro Michele, pochi concetti: nessuno saprà mai se Dio esiste. Nessuno però riuscirà mai a negare che l’idea di Dio esiste. E’ l’idea stessa della perfezione. Dio non è mai sceso sulla terra. Noi, uomini di Dio, raccontiamo da duemila anni che ha mandato il figlio, uomo imperfetto come tutti noi. Da duemila anni diciamo che quel povero Cristo si è affannato a spiegarci di fare cose, comportarci in modo da poter essere il più possibile simili all’idea della perfezione ( … )

Mario: …Siamo sempre alle solite: ogniqualvolta l’uomo fa danni: uccisioni, morti, ingiustizie, inquinamento, foreste che bruciano, fratelli che muoiono di fame, ovviamente è sempre lui il cattivo che dovrebbe intervenire. Io, invece, tutte le volte che guardo quel “crocifisso”, penso a quanto lui avesse già previsto da secoli tutto questo ( … ) Ringrazio piuttosto che ancora ci sopporta.

M.: Inoltre ho fatto una domanda, come si chiama quella massa d’oro massiccio. Nessuno mi ha dato risposta.

L.: Allora non leggi. Si chiama faro della guardia.

M.: Lui’, io vorrei sapere come si chiama quella massa d’oro massiccio.

Aniello: Miche’, ma nun tien’ art ‘a fa’?

Franco: Miche’, si chiama Ostensorio

Fin qui parte del resoconto più o meno reale. Ora, nella finzione, la chat prosegue col sottoscritto.

M.: Silve’, perché si chiama “Ostensorio”?

Silverio: Miche’, la parola “ostensorio” viene dal latino “ostendere” che, tradotta in italiano, significa “mostrare”. Infatti, nella parte centrale, circolare, la “massa d’oro” come tu la definisci, mostra la particola, ossia l’ostia consacrata.

M.: Ma Cristo, figlio di Dio, non mi sembra che amasse lo sfarzo, le ricchezze. Perché l’hanno incorniciato d’oro massiccio?

S.: Caro Michele, come diceva un filosofo, di nome Cassirer, “L’uomo è un animale simbolico”, cioè l’uomo si esprime attraverso “simboli”, ha iniziato coi graffiti sulle rocce delle caverne, perfezionandosi poi nell’arte del disegno, della scrittura, della scultura, ha perfezionato l’espressione orale… sono tutti “simboli”

M.: Vabbé, ma non capisco perché quel simbolo … l’ostensorio, dev’essere per forza d’oro massiccio …

S.: Miche’, conosci qualcosa che costi e sia più prezioso dell’oro?

M.: No, a parte certi capi di abbigliamento firmati da Versace, Fendi, Armani, Valentino …

S.: Non puoi mica pretendere che l’ostia consacrata spunti dal taschino di una giacca di Armani …
Perciò, nella maniera più consona si “ripiega” sull’oro che, oltre ad essere costoso, è prezioso, così come è immensamente preziosa l’ostia che rappresenta il corpo di Cristo e, quindi, la Chiesa ha voluto metterla in una cornice degna. Poi, non dimenticare, che uno dei Magi regalò dell’oro a Gesù Bambino. Anche in quell’occasione, l’oro era il simbolo della “preziosità” di quel Bambino nato in una stalla.

M.: No Silve’, non mi capacito. La Chiesa mette in mostra troppo ricchezze, mentre il Vangelo dice “E’ più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli”. E poi lo sfarzo, con tutti quei paramenti, l’ombrellino che un chierico regge dietro al prete che porta via quella massa d’oro …

S.: Miche’, anche i rituali sono simbolici e “ostentano”, cioè vogliono mettere in risalto la solennità del rito stesso con cui viene omaggiato il Padreterno.

M.: No… sono secoli che la chiesa fa queste sceneggiate… a che servono?

S.: Guarda che nel corso dei secoli i riti religiosi si sono semplificati, specie nell’ultimo mezzo secolo: la Messa non si celebra più in latino, ma nelle lingue delle varie nazioni. Il Papa non si fa più portare sulla “sedia gestatoria” con la tiara d’oro in testa, come il nostro San Silverio, ma usa la mitria, un copricapo triangolare di stoffa e seta …

M.: Stiamo a cinquant’anni fa. Da allora molte cose sono cambiate, ma la Chiesa mostra ancora le sue ricchezze, mentre i poveri aumentano.

S.: Miche’, ora c’è un papa che s’è fatto chiamare Francesco, come il Poverello d’Assisi, si è rifiutato di alloggiare negli appartamenti sontuosi del Vaticano ed ha scelto, come dimora, “l’Ospizio Pontificio di Santa Marta”, destinato ad accogliere i sacerdoti in visita a Roma. Conduce uno stile di vita molto semplice e ce la mette tutta per aiutare la povera gente …

M.: Però ancora con tutto quell’oro in mano …

S. Certo, ora sarebbe opportuno un altro “salto di qualità”, rinunciando ai simboli sfarzosi, ombrellini e fronzoli vari. Questo papa, come ho già detto, si fa chiamare Francesco, il santo della povertà… Si spera.

A questo punto la chat termina col “pollice recto” da parte di Michele.

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