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Piove…

di Silveria Aroma
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Piove incessantemente da ore, acqua che ristora la terra. Piove e lava via una primavera che viviamo sul calendario, che sentiamo nell’aria, ma che possiamo cogliere realmente solo a tratti nei rapidi, minimi, spostamenti necessari.

A stare chiusi in casa mentre il vento e la pioggia si alternano sembra di essere tornati verso l’inverno. La neve, tardiva, è caduta silenziosa nei giorni scorsi a imbiancare piccoli borghi della Penisola.

Aprile non è lontano, e il freddo mi porta a dire: Aprile… ’a vecchia s’iardett ’u varril.

Dobbiamo rimanere a casa e restare uniti anche se a distanza, impegnare il tempo distraendoci il più possibile dalla cupezza del momento e cercando di non pensare troppo all’estate che arriverà e che rischiamo di non riconoscere nei riti e nelle abitudini.

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La notte scorsa la scoperta di un piccolo ragno sulla parete, una macchia scura finché non ho inforcato gli occhiali, ha rappresentato una novità. In casa nostra i ragni sono ben accetti e rispettati tranne uno che ho dovuto sfrattare poiché insisteva a pendere indolente all’entrata.
Ho tentato di convincerlo a cambiare posizione; se stazioni qui penseranno, entrando – Chesta nun leve mai i felìne… Ma niente. Continuava a mostrarsi e a tessere nello stesso punto e allora: Fuori, questa casa non è un albergo!

Ho chiesto al ragnetto se volesse ritornare ogni notte alla stessa ora come la Volpe chiese al Piccolo Principe di tornare tutti i giorni alle quattro, ma non mi è sembrato intenzionato. Ha molti impegni, corre su e giù ed è bombardato di telefonate e messaggi, vive troppo sotto pressione per includere la mia richiesta fra le sue priorità. Comunque salutandomi mi ha lasciato intendere che ci vedremo di tanto in tanto. Del resto non tutti trovano il tempo per guardare le nuvole o il colore del grano…

[3]

Questa dimensione coercitiva offre ampio spazio alla lettura, ai film, al pensiero e ai chili superflui legati al poco movimento e alle varie prove di cucina; è un tempo di pane e pizza fatti in casa, di dolci, di gnocchi, è tempo di un’infinita domenica.

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Questa era la pioggia che cadeva sui miei sedici anni:

Piove

Piove, piove
Il cielo cupo sembra frenare
le anime che vi si innalzano
Tutto intorno è silenzio
solo l’acqua canta la sua antica melodia

Il tedio mi culla
giorni lontani affiorano dai ricordi
di inverni culminati in focose estati
Io come un gabbiano sul mare, triste e solo
eppure libero e felice.

Conclusa molti anni dopo:

Gli anni come gocce si sono sommati
e i sogni come piccole pozzanghere sono svaniti.

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Di questi tempi è meglio pensare a Camus, ma non solo per La Peste:

Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,

in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro.

                                         [A. Camus, 1947]

Intanto è uscito il sole.

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