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Pensieri fatti in casadi Lorenza Del Tosto
Stiamo in casa, guardiamo film con la famiglia, mettiamo in ordine armadi che non aprivamo da tempo e ci accorgiamo di qualcosa di diverso. Nei cassetti che riordiniamo scopriamo oggetti dimenticati: un’amica ritrova in un libro il programma di un convegno dove ha parlato subito dopo la laurea. Sono passati anni da allora eppure c’è un tono allegro nel suo racconto, come se si trattasse di un convegno ancora da venire. Tra i nostri libri troviamo foto di compagni di classe, amori di gioventù, inviti a matrimoni e battesimi, ci accorgiamo nel guardarli di non provare quel senso di malinconia che accompagna le cose perse per sempre. Volti e persone, di quelle foto, sono qui, vive e animate, a farci compagnia. A ricordarci chi siamo. Come se l’improvvisa incertezza del futuro, l’impossibilità di dire alcunché su quanto avverrà dopo e la sensazione che il presente che vivevamo fino a poco fa, sia stato spazzato via in un istante, ovunque nel mondo, senza lasciare traccia, simile ad un sogno, la sensazione dunque che ciò che credevamo veglia fosse sonno, tutto questo ha trasformato dentro di noi il tempo, mischiando le carte di presente, passato, futuro. Rivediamo il Sorpasso e le strade deserte di Roma che Gassman attraversa a ferragosto sembrano le stesse che abbiamo percorso poco fa per andare a fare la spesa. Proviamo uno strano sollievo nel sentirci finalmente vicini ai protagonisti di tanti film che raccontano momenti tragici nella storia dell’umanità: capiamo meglio le rovine di Berlino (in Germania anno zero, di Rossellini; 1948 – NdR), il vagabondare di Umberto D. (De Sica, 1952 – NdR) , ci sentiamo parte attiva di quei film. Per non parlare della fantascienza. Capiamo anche, d’un tratto, che eravamo pronti per questo, avevamo raggiunto il punto di non ritorno. E ci chiediamo di quali film ci sarà fame dopo, i nostri volti spauriti al supermercato a capo chino, come se anche un sorriso da distanze siderali potesse infettare, di cosa avranno fame? Ora che sentiamo l’alito fetido sul collo, dopo questa catarsi di paura reale e non più surrogata sul divano di casa, o in poltrona al cinema, avremo desiderio di altre storie? Avrà placato il virus la nostra fame di distruzione, o servirà altro? Chissà. Immagine di copertina (a cura della Redazione) Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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