Ambiente e Natura

Cronache da Ponza al tempo del Covid-19 (8)

di Martina Carannante e Enzo Di Giovanni 

 

Un amico oggi ci ha detto: “Qua a Ponza la vita è normale; ogni giorno è uguale all’altro, da settembre a Pasqua, al massimo con questo virus ricominceremo a svegliarci per San Silverio”.

Vecchia saggezza isolana, verrebbe da dire, una saggezza modellata da secoli di adattamento all’ambiente. Ponza, intesa come comunità, è sopravvissuta a tragedie epocali: al confino imposto da Mussolini, alla fame della guerra, quella in cui “le palette di ficodindia” non era un piatto da buongustai ma il simbolo della disperazione; è sopravvissuta alla “Spagnola”, che qua come altrove ha mietuto morti su morti.
Sopravvivenza in effetti è il tratto descrittivo dei ponzesi: fin da quando i primi ardimentosi coloni vennero a tentare di domare la natura aspra dell’isola, una scommessa che dura ancora oggi, anche se non è più la natura ad essere aspra, ma più spesso noi.
Sopravviveremo anche al virus e alle sue implicazioni successive, che nella battuta del nostro amico lasciano intendere una stagione turistica non certo eccezionale.
Qualcuno lo chiama, in maniera spesso dispregiativa, fatalismo.
Nel nostro caso, questo fatalismo è allietato dalla speranza di un risveglio, che non a caso viene a coincidere col 20 giugno.
Fatalismo fin che si vuole, ma nuie tenimm’ a San Silverio: è lui lo spartiacque tra la vita e la morte, tra la depressione e la rinascita.
La saggezza, ahi noi, non alberga però in tutti, se è vero che il primo contagio è la paura.
E la paura la si cerca di alimentare in tutti i modi, perché, come tutte le brutte notizie, fa audience.
La storia della signora di Palmarola trasportata con febbre alta al Circeo dalla Guardia Costiera nella giornata di ieri, infatti, la ritroviamo sui giornali.
Il titolo di news 24 già è allarmistico: “Il virus arriva anche nell’isoletta di Palmarola?”
A scorrere poi l’articolo, il dubbio diventa certezza: “In trenta hanno cercato rifugio, sperando di sfuggire al coronavirus, ma a quanto pare questa fuga non è servita a nulla”.


Fa troppo gola, giornalisticamente, la facile metafora: accostare l’isola simbolo della bellezza e dell’estate alla tragedia di questi giorni.
Non c’è scampo, non esiste “l’isola felice”: questo il messaggio da consegnare agli amanti di sventura.
Ecco: crediamo che questo sia un punto nodale. Il panico non serve a nessuno, perché fa fare scelte sbagliate.
E’ chiaro che l’infezione potrebbe essere già presente a Ponza: i decreti del governo servono appunto a questo, a far uscire fuori il nemico invisibile, ma allo stesso tempo a contenerne la diffusione.
La battaglia che stiamo combattendo serve appunto a questo. Più che preoccuparci di cercare “l’untore”, il paziente zero che non esiste perché potrebbe essere ciascuno di noi, dobbiamo preoccuparci di attenerci alle regole, evitando quei comportamenti sbagliati che spesso denunciamo.
La disattenzione, quello è il nemico. Chi non si attiene a quelle elementari regole che ormai abbiamo compreso tutti mette in pericolo se stesso e soprattutto gli altri.
A ulteriore conferma di ciò viene a conforto l’ordinanza del sindaco di Ponza che giustamente riprende il DPCM del governo, per darne contezza alla popolazione.

Ordinanza n 40 del 17 marzo 2020 Misure temporanee per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 Divieto di svolgimento di attività sportive

Non dimentichiamo che, al momento, il Paese che ha risposto meglio all’emergenza è l’Italia. Siamo sempre pronti a denigrare, spesso giustamente, il nostro Paese. Ma sta di fatto che mentre noi abbiamo delle precise regole da osservare per tutti, in altre nazioni europee si lascia ai singoli la facoltà di decidere cosa fare, in base al “buon senso”.
Addirittura, mentre da noi c’è stata la caccia al cibo, negli USA ci sono gli assalti alle armerie. Evidentemente avranno qualche informazione su come si combatte il virus che noi non abbiamo…

Per la cronaca: la signora soccorsa ieri pare fortunatamente non avere contratto il virus. Usiamo il condizionale per correttezza e prudenza, ma speriamo di poterlo confermare a breve.
Niente panico, ma comportamenti saggi e responsabili.
E tra questi vi è senz’altro l’ironia. Saperci ridere addosso, non solo è segno di intelligenza, ma è anche curativo, aiuta a rilassare la mente e l’anima, in vista degli altri giorni di sacrifici che ci attendono.
Ed allora, a proposito del panico:

…e a proposito della creatività, che tanto il tempo non ci manca:

Buona giornata a tutti, cari amici… lontani ma vicini (suona bene, lo riproporremo più spesso…).

1 Comment

1 Comment

  1. silverio lamonica1

    19 Marzo 2020 at 15:00

    Come si devono osservare alla lettera e con la massima scrupolosità le norme governative per la salvaguardia della salute pubblica: non uscire di casa se non per estrema necessità comprovata, lavarsi frequentemente le mani ecc., così dovrebbe esserci una ferrea osservanza nel non divulgare – in un momento tanto delicato come questo – notizie false e tendenziose come quella del virus a Palmarola. Una volta accertata la verità: la signora caduta accidentalmente in mare a Palmarola non ha contratto il virus, dovrà scattare d’ufficio la denuncia per “procurato allarme” ex art. 658 C. P. nei confronti dei pennivendoli che, per uno scoop a tutti i costi, hanno scatenato momenti di panico, come se quello che stiamo vivendo non bastasse.

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