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Cronache da Ponza al tempo del Covid-19. (3)

di Martina Carannante e Enzo Di Giovanni
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Terzo giorno ponzese “made in coronavirus”, ma soprattutto primo giorno di chiusura dell’Italia intera.

Quanto incide l’ultima stretta del governo a Ponza? Verrebbe da dire non molto: non è certo lo shopping l’incentivo a uscire nella sonnolenta Ponza invernale… ma il “restate a casa!” lo viviamo anche qua.
Ponza che a marzo è rumorosa e odora di pittura, è particolarmente silenziosa e calma. Il mare immobile: si cerca un rumore, una voce… ma nulla.
Soprattutto manca quell’attesa di risveglio che la primavera ci porta in dono, di solito. Siamo tornati a gennaio, un gennaio semplicemente più caldo e con le ginestre in fiore.
Segni di vita solo presso gli alimentari e in farmacia; dalla nave pochi viaggiatori e qualche mezzo.

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Il controllo funziona, non solo allo sbarco: e suona strano per chi è abituato a ritenere casa propria tutta l’isola, constatare che per ”tutti a casa” si intenda proprio… dentro casa.
Ecco.
È questo che pesa, non uno shopping che non c’è. Perché per noi Ponza è “tutta” casa, ne conosciamo ogni pietra, ogni volto, e il ritmo, la luce, i suoni di ogni momento della giornata.
E ai giovani, lo cogli da qualche sguardo, pesa la rinuncia forzata alla movida del sabato, a quell’occasione oggi persa di sentirsi tutti insieme.

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La tanichetta del vino: reimpiego (… non era meglio lasciare il tappo aperto? Bisognerà pur respirare!)

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Ma è un’altra occasione che si legge nell’aria, quella di sentirsi uniti anche senza esserlo fisicamente. Perché se salta tutto, se la paura di un futuro ignoto come non mai blocca i pensieri, le attività, la programmazione, lo stare insieme… anche a Ponza possiamo, nel giorno zero, acquisire una nuova consapevolezza: che un obiettivo comune e la speranza di un cambiamento possa finalmente migliorarci e farci diventare quella comunità che non riusciamo ad essere da troppo tempo.

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E’ così, da sempre: nei momenti di crisi si è costretti a reinventarsi, a trovare nuovi stimoli, a far germogliare nuove idee, idee che in tempi “normali” non avremmo nemmeno il coraggio di pensare e di proporre.
Come quella del flashmob sonoro pensato per oggi in tutta Italia: alle 18 tutti coloro che hanno uno strumento si affaccino dal balcone di casa per un gigantesco concerto collettivo!

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Chi ha avuto quest’idea? Tutti e nessuno: è questa la forza che nasce nei momenti di inerzia della storia, quella in cui non ci sono padroni e cerimonieri.
E questo è uno di quei momenti.

Da piccoli indizi che girano in rete si può constatare che per “tutti a casa” si intenda proprio “a casa”…

“Per uscire stiamo usando il cane di mia figlia a turno… La povera bestia è distrutta, non sa più cosa pisciare!”

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E infine… una proposta la lanciamo anche noi da queste pagine: mandateci attraverso la posta del sito la vostra voglia di vivere, esprimetela sotto forma di immagini, di parole, di suoni, insomma come vi sentite di rappresentarla…
… Se non ora quando?

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Ventotene. Le distanze sono rispettate

“Ora, chissà perché,
oltre a principi, regine e re
la corona su un virus è.
Cosa fare in casa?
Non lo so…
… ma tanto doloroso non sarà.
Più importante di un aperitivo
e un bicchiere di vino,
è la salute nostra
e del nostro vicino.
Sforniamo dolci e
merende a volontà:
con l’immaginazione
il tempo passerà.
Siamo davanti alla tv
e sul divano,
mica con mitra e
bombe a mano… !”

(Frammento di una filastrocca inviataci da Anna Maria Mazzella)

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