Ambiente e Natura

Cronache al tempo del Covid-19 (1). Qui Ponza

a cura di Martina Carannante e Enzo Di Giovanni

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Ci siamo. E’ il primo giorno del coronavirus, a Ponza come altrove.
Eh sì… il primo. Alzi la mano chi finora non lo aveva tenuto sullo sfondo, come un incubo sfocato, come l’eco di una memoria lontana.
“Codogno”, chi era costui? E di rimandi a Manzoni ne faremo tanti, probabilmente, nei giorni a seguire. Perché fin quando si può, la “peste” la si tiene lontana. Una delle battute – e ne circolano tante in rete per esorcizzare la paura -, è la faccia interdetta del nostro Massimo Troisi che esclama: “… Ma che ci sta a Codogno che tutti sono passati da là?”
E’ vero, c’era chi diligentemente nei vari gruppi di discussione su Facebook nei giorni scorsi teneva il conto, man mano che il virus si espandeva… ma insomma, adesso il film è diventato realtà, e si vede.
Facebook. Vivevamo già immersi in un mondo parallelo, quello virtuale. E adesso che succederà? Per decreto, ci è stato imposto di non uscire, di non toccarci, di non avere corpo.
Nei prossimi giorni il virtuale sarà reale, più di quanto non lo fosse già.

E’ già nato, ovviamente, il primo gruppo di dialogo specifico, “Tutti insieme per Ponza anti Covid 19”.
Ed è su Facebook che è andato in onda l’appello del nostro sindaco Ferraiuolo, che esorta tutti, soprattutto i più giovani, a seguire alla lettera le indicazioni dell’ultimo decreto legge (ascolta qui).

Vabbè, diciamo che a Ponza siamo “agevolati”. Mica è difficile organizzare un regolare coprifuoco in un paese che in questa stagione già vive in uno stato di sospensione di suo…
Ma comunque, alle 18 i bar hanno chiuso i battenti. Verso le 20 chiusi anche gli altri, quei pochi negozi di alimentari aperti d’inverno, Certo, c’è stato chi non voleva uscire dal solito bar, ma insomma, rispetto a certe scene che ci arrivano dal continente…

Ma c’è un posto, questa volta fisico, su cui ci accentrano le paure: il porto.
Già, perché l’illusione di poter tenere Codogno sullo sfondo indistinto delle cose che non ci appartengono si gioca lì.
Il mare ci salva, fino a quando il “nemico” lo si tiene fuori. E allora è un susseguirsi di voci: – Ma ci sono i controlli? E le autocertificazioni dove si trovano? Chi è sbarcato oggi? E la sanificazione del traghetto?


Il passaggio dalla paura alla caccia all’untore è breve. E allora anche a Ponza, tra il serio e il faceto, cominciano a rincorrersi le chiacchiere, come nella migliore – migliore ?!- tradizione isolana.
E qua la faccenda si fa seria, perché, per tornare a Manzoni, la colonna infame è una di quelle cose, che al pari della peste, vorremmo che rimanesse confinata nella sfera dei ricordi.
Ieri, ed era solo il primo giorno, un giovane si è sentito costretto a smentire, ovviamente su Facebook, le voci che si rincorrevano su una presunta sua positività. La stessa cosa, riportata da alcuni media, è successa ad altre persone.
Per non parlare di un uomo di nazionalità non italiana, che pare sia stato allontanato nei giorni scorsi, prima ancora che fosse approvato il nuovo decreto.
E ancora per non parlare di fantomatiche orde di turisti “nordici” invasori, scorrazzanti come lanzichenecchi…

Sono tempi difficili, è ufficiale. Non è un film, come in fondo avevamo sperato tutti quando Codogno era altrove.
Ma l’immagine della giornata che vogliamo lasciare, la più bella, è quella di un’infermiera che crolla sul pc, con ancora la mascherina addosso, in un raro momento di riposo, tra un’emergenza e l’altra.

E’ un’immagine diventata “virale”, ma in questo caso si tratta di un virus buono: quello di chi combatte in prima linea, in silenzio, sacrificandosi contro un nemico invisibile, anche contro la paura e gli egoismi. Non finiremo mai di ringraziare queste persone: ma potremo farlo cercando di avvicinarci ad esse con i nostri comportamenti, non con le paure.

E domani è un altro giorno…

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