di Rosanna Conte
Normalmente, a differenza del nostro caporedattore, non sfoglio con attenzione le pagine di Repubblica e, quindi, per caso, oggi mi è capitato sotto gli occhi un articolo dal titolo: Il sito di “non notizie” scritte bene da un’intelligenza artificiale.
Il mio primo pensiero è stato: Caspita! In questa confusione generale con fakes news, siti inesistenti, notizie vere che sembrano inventate ci mancava anche il sito di non notizie e non diretto da un cervello umano.
Mi sono fiondata a leggerlo e il contenuto corrispondeva pienamente al titolo.
E’ da molto che immaginiamo che prima o poi l’intelligenza artificiale avrà un ruolo autonomo nella vita umana. E’ una vecchia fantasia che comincia col Frankenstein di Mary Shelley agli inizi dell’800, passa anche per il Mimete della NATCA inventato da Primo Levi a metà novecento, e comincia a fare i primi passi subito dopo per sbizzarrirsi con i personaggi dei video giochi. La Ndivia, l’azienda madre di tante Playstation che sta in California, lo scorso anno, ha messo in rete e pubblicizzato un prodotto per rendere ancora più realistici i suoi giochi: dei volti umani del tutto naturali nati dal lavoro di incrocio di due intelligenze artificiali.
Ma adesso si parla non solo di tracciare lineamenti e volti, bensì di organizzare delle idee, sviscerandole e ampliandole, in un pensiero compiuto.
Il cervello umano sarà in grado di coglierne l’artificialità e, quindi, l’insussistenza? Senza strumenti e conoscenze non credo.
Sempre più, questa società superficiale, in cui tutti sanno tutto perché c’è internet, in cui la fatica di apprendere per pensare non è presa in considerazione, ci mette continuamente davanti a situazioni in cui, invece, dovremmo agire armati mentalmente.
Una volta si pensava che i sentimenti empatici potessero aiutare le procedure mentali per la conoscenza ed erano considerati un po’ l’arma difensiva dell’essere umano: sono state la collaborazione e la solidarietà a consentire tante sopravvivenze. Oggi non è più così.
La schiuma che sta arrivando dal fondo degli animi, soffoca ciò che è vitale.
E, senza un nesso apparente, mi viene da chiedermi: l’intelligenza artificiale potrebbe essere la salvezza del pianeta Terra?
Mi pongo questa domanda perché è di questo mese la notizia che l’impatto umano sulla Terra, che ha provocato l’estinzione di tante specie animali prima e ora distrugge in maniera esponenziale vasti habitat, risale molto indietro nel tempo: ad esso hanno partecipato anche altre forme di uomini, prima ancora dell’Homo sapiens.
Se le varie specie di Homo sono state dannose per il nostro pianeta ed oggi siamo arrivati a un punto di gravità molto vicino al non ritorno, forse soppiantare questa umanità con un’intelligenza da lei prodotta che per vivere potrebbe aver bisogno solo della luce, sarebbe un guadagno per la Terra.
Epilogo molto triste che lascia molti interrogativi aperti.
E noi? Che fine faremmo? Quanto valiamo noi, famosi Sapiens, se non rispettiamo nulla e nessuno? Siamo pronti a ritirarci dall’assalto alla Terra prima del baratro?
Volendo, tante sono le domande che potremmo porci e riuscirebbero a rimanere una “non notizia”, perché, ormai, ce le poniamo da parecchio tempo e le risposte date vengono sempre prese sottogamba. Continueremo sempre a pretendere tutto hic et nunc, immediatamente, adesso e subito, senza pensare al futuro.