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Ponza alla Bit 2020… non c’era

di Sandro Vitiello

 

Dal nove all’undici febbraio a Milano c’è stato il più importante evento dedicato all’industria del turismo.
Era la quarantesima edizione e i numeri ci dicono che è ancora un appuntamento molto seguito, sia dagli addetti ai lavori che dal pubblico interessato.
Eravamo alla quarantesima edizione.

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Certo che ne sono cambiate tante di cose dalle prime edizioni, quando era pressoché impossibile visitare con calma la Bit.
File interminabili sia all’ingresso che poi nei vari stand.
Era d’obbligo parteciparvi perché era lì che si costruivano relazioni con i tour operator e si facevano conoscere le nuove realtà.
L’avvento del mondo web ha cambiato tutto.
Oggi basta mettersi davanti al computer per programmare e prenotare una vacanza, anche dall’altra parte del mondo.
Dentro lo schermo trovi tutte le informazioni che ti servono.
Anche qualche fregatura, ma da che mondo è mondo le fregature non sono mai mancate.
Ricordo però con una certa nostalgia tutti gli anni passati in compagnia di quanti da Ponza venivano alla Bit e spesso soggiornavano e cenavano da me.
Tanti anni, soprattutto in compagnia dei ragazzi del Filangieri.

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Ricordo la loro prima visita.
C’era il preside di cui non ricordo il nome, c’era Silverio Pagano “il professore”, c’era Bruno Usai e c’era Bonaria come presidente della Pro Loco.
Una quindicina di anni fa.
Prima ancora erano passati dalle mie parti Antonio Balzano, sindaco, con il quale abbiamo passato lunghe serate a discutere insieme al più importante tour operator della Germania su come portare qualche migliaio di tedeschi a Ponza, fuori stagione.
Da buon tedesco ci pose subito un paio di problemi ai quali ci impegnammo a dare risposte.
Se è brutto tempo come faccio a far arrivare a Ponza i miei clienti?
Ditemi cosa gli farete fare in cinque-sei giorni sulla vostra isola, sapendo che faranno poco mare?
Artigianato? Folklore? Trekking?
Queste domande il tedesco ce le faceva una ventina di anni fa.

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Dopo quel periodo iniziò forse la stagione più felice dei ponzesi alla Bit.
Bisogna ringraziare Angelida e chi collaborava con lei perché per tanti e tanti anni i nostri ragazzi hanno avuto anche l’opportunità di sperimentare l’esperienza di un lavoro di promozione della nostra isola in un contesto così importante.
Ne abbiamo fatte di iniziative insieme.
E dentro questo discorso ci stavano le tante cene ponzesi in Brianza che hanno vista la partecipazione di Maria e Davide del ristorante “Così com’era” e di Rosaria e Girolamo del “Punta Incenso”. Erano eventi molto partecipati dove raccontavamo pagine autentiche della nostra isola, dove si creavano quelle buone occasioni per promuovere Ponza.
Tutto passa, tutto cambia.

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Un po’ di magone comunque l’ho avuto martedì, andando allo stand della regione Lazio, quando ho chiesto se c’era del materiale di Ponza e Ventotene.
Niente.
Mettici pure che quelli della Regione hanno fatto confusione tra Procida e Ponza nei loro manifesti e vi ho detto quasi tutto.
Che dire?
Serve ancora andare alla Bit?

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Io dico di si e ne ho avuto conferma parlando con gli operatori di Lampedusa e delle sue isole minori, con quelli delle Eolie e con diversi altri.
Alla Bit ci arrivano attrezzati.
Non rappresentano questa o quella attività.
Il materiale che distribuiscono parla di gran parte delle attività che vivono su quelle isole, parlano ovviamente della bellezza dei luoghi e intanto offrono indicazioni concrete su come goderli al meglio.
Provano a dare risposte alle domande che il tedesco ci fece una ventina di anni fa.
Ragionano pensando ad almeno sei mesi di lavoro.
Usano un linguaggio fatto di parole come turismo eco-compatibile, di valorizzazione della storia e dei costumi del luogo, parlano di qualcosa di originale che stanno proponendo.

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A Rimini c’è un certo tipo di turismo; nelle piccole isole la storia è diversa.
Bisogna saperla raccontare e la Bit è ancora un buon posto dove poterlo fare.

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