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Aria

di Anna Maria Mazzella
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“Che cosa mi sta succedendo? Sto di nuovo perdendo il controllo del mio corpo. Sento il fiato spezzarsi, il cuore impazzirmi nel petto, il mondo inizia a girare all’impazzata sotto i miei piedi. Ed ecco, che non riesco più a vivere. Non riesco ad alzarmi. Mi raggomitolo a terra, le ginocchia al petto e sento il respiro aumentare di frequenza, anche se aria se miei polmoni e nel mio corpo sento che non ne arriva più. Le mie mani sono addormentate e inizio a sudare; anche se ho freddo. Sento il cuore battere all’impazzata, sempre di più forte, e salirmi in gola.
Comincio a gridare e chiedermi perché mi succede tutto questo. Perché all’improvviso? Perché ora? Perché devo sentirmi così diversa dagli altri? Domande sempre più pressanti generate dall’ansia si fanno strada nel mio cervello ormai in preda al panico.
Non c’è resistenza che possa opporre; l’unica cosa da fare in questi casi è accasciarmi a terra e lasciarmi prendere da quella forza tanto più forte di me.
Nella speranza che tutto finisca, chiudo gli occhi e spero che il mio cuore smetta di battere… Non si dice che nessuno è mai morto per un attacco di panico?

Chi conosce gli attacchi di panico, ha dimestichezza con queste sensazioni. Conosce il mondo di depressione e ansia perenne in cui fanno precipitare. Ma conosce anche il senso di rinascita che si prova in seguito. Dopo, ovviamente, un periodo di cure.
Nella società odierna, anche se siamo tutti incollati a cellulari e a social network, non si sa come e perché, tendiamo a guardare molto gli altri e a giudicarli senza pietà. Come se un qualche potere supremo ci abbia collocati su un piedistallo da cui sia permesso sparlare e giudicare.
Ma chi davvero può parlare per l’altro? Chi decide se un paio di scarpe è brutto e un altro bello? Chi può dirsi Santo e condannare l’altro come Peccatore? Nella Bibbia leggiamo: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”.
Per molti è semplice dire ad un’altra persona come comportarsi. Cosa fare della sua vita. Che abiti indossare. Eppure quella determinata persona, se osservata bene, ha una vita vuota o comunque la occupa in modo che non le dà soddisfazioni.
Non è quindi alla base di tutto decidere da sé cosa è meglio e cercare di essere felici anche con il poco che si ha, senza l’ossessione di raggiungere un primo posto in tutto?
Penso che basti lo stare insieme per divertirsi e soprattutto meglio parlare faccia a faccia con la persona con cui si vuole comunicare, senza giri di parole inutili. Dovremmo tutti fermarci un attimo e capire veramente come impegnare in modo utile il nostro tempo, senza procrastinare, senza giudicare con sguardi e parole che feriscono, insomma vivere e lasciar vivere senza interferire, nei limiti del possibile, con la vita degli altri.