- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Napoli Napoli di lava, porcellana e musica

di Tano Pirrone
[1]

 .

Se mi propongo di scrivere parole, sono sempre immagini quelle che sorgono ai miei occhi: della terra feconda, del mare immenso, delle isole vaporose, del vulcano fumante; e per rappresentare tutto ciò mi mancano gli strumenti adatti.
(Goethe, 1787 – Dal Catalogo della Mostra)

Una gita a Napoli ha sempre una giustificazione, anche se di un solo giorno: partenza la mattina e ritorno la sera. Finalmente da Termini a Piazza Garibaldi con punte di 300 km/h con i treni comodi e frequenti di Trenitalia e di Italo si va e si torna comodamente, senza fatica e con un costo sopportabile se si ha l’accortezza di provvedere al biglietto (comodamente acquistabile da casa, sui siti dei due gestori). L’ho sperimentato diverse volte e ne sono soddisfatto.

Di recente ho fatto una puntata perché invogliato da quello che avevo letto sul mio quotidiano preferito da ormai quarantaquattro anni (il prossimo 14 gennaio) sulla mostra: Napoli Napoli di lava, porcellana e musica, non una mostra come tante altre, “ma un’esposizione a metà strada tra la messa in scena di un’opera e un racconto storico”.
Una vera festa che “celebra l’unità delle arti e racconta le avventure degli eroi dell’opera del Teatro di San Carlo che, stanchi delle storie di finzione dei libretti d’opera, fuggono dal Teatro per incontrare la vera storia a Capodimonte.
I personaggi di Paisiello, Pergolesi, Jommelli e molti altri, nei loro costumi di scena, incontrano un mondo di porcellane, ritratti e mobili reali provenienti dalle residenze borboniche di Portici e Carditello, da Capodimonte e da Palazzo Reale”.

La Napoli del XVIII secolo è la capitale mondiale della musica. I musicisti del Teatro di San Carlo, formatisi nei famosi conservatori di musica della città, sono richiesti dalle corti europee di San Pietroburgo, Parigi, Londra e Vienna.
Napoli è nel XVIII secolo dopo Londra e Parigi la terza più grande città d’Europa e la sua anima è la grande musica, che in essa si produce e si esegue.

La mostra è il terzo movimento di una trilogia, iniziata con Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire, proseguita con Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere. La terna sublime è stata concepita come rilettura delle collezioni permanenti, utilizzando di mostra in mostra l’esperienza precedente.
Napoli Napoli di lava, porcellana e musica è un omaggio alla grande visione unitaria che fece grande e irripetibile la creazione di un nuovo regno: manifatture reali di porcellane, eccelsa musica e arti decorative.
L’esposizione è collocata nelle stanze dell’Appartamento Reale. In ognuna è sviluppato un tema, con terrecotte, ritratti, costumi di scena provenienti dalla collezione del San Carlo indossati da manichini, musica del periodo.
All’ingresso, compreso nel prezzo, è fornito uno smartphone con auricolari, che si attiva in ogni stanza facendo ascoltare musica concernente l’ambientazione. Tutti i sensi sono stimolati e il godimento dei capolavori è completo, suggestivo, indimenticabile.

All’ingresso la Regina gigante, ideata da Roberto De Simone per La festa teatrale che nel 1987 ha celebrato il 250° anniversario del Teatro di San Carlo, si erge su una tazza monumentale di porcellana di Capodimonte, invitando ad attraversare il trompe-l’oeil di Tommaso Ottieri.

Sala della musica sacra. Chiese napoletane barocche traboccanti di ridondanti preziosi manufatti. In esse risuona il commovente pianto di una madre per il figlio morto: è lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi, commissionato dalla Confraternita dei Cavalieri della Vergine dei Dolori.
Sala della musica profana. Nel Settecento a Napoli si fa musica dovunque: nelle strade in campagna, nei grandi palazzi e nei teatri: riecheggiano in cuffia le note inconfondibili di musica profana di Pergolesi.
Sala del potere. Il re Borbone, dopo la morte di Murat, ritorna a Napoli con il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie e fra i suoi primi atti c’è quello di rinnovare gli ambienti dell’appartamento reale. Le musiche che pervadono il sognante visitatore sono di Pietro Pisano.
Sala del Grand Tour. Il grande salone d’angolo è affollato di replicanti dei viaggiatori del Grand Tour: pittori, scultori, musicisti, eruditi. Tutti immersi nella musica di Niccolò Jammelli.
Sala dell’Egittomania. Il ritrovamento del Tempio di Iside a Pompei accende l’interesse per l’Antico Egitto. Le musiche dalla Cleopatra di Cimarosa ci accompagnano nell’appassionante visione di capolavori delle manifatture regie.
Sala delle Chinoiseries. Nell’Europa rococò del XVIII secolo si sviluppa una vera smania collezionistica per le chinoiseries ovvero tutto ciò che viene dall’estremo oriente, genericamente definito Cina. L’idolo cinese di Paisiello è il gradito accompagnamento musicale.
Sala della materia. La sala è arredata di materiali lavici che sembrano nati dalle mani creative di un genio dell’invenzione artistica. L’arredo è ispirato all’opera di Lord Hamilton ed alle tavole di Pietro Fabris, la musica è tratta da una sonata di Domenico Scarlatti.
Sala dell’eruzione. Le continue eruzioni del Vesuvio ispirano soprattutto vedutisti stranieri, le cui opere si ammirano ascoltando le note de L’ultimo giorno di Pompei di Giovanni Pacini.
Sala della natura. L’ambientazione rimanda alla natura che circonda la reggia, le porcellane la riportano dentro con raffinatezza ineguagliabile. La musica è quella del canto degli uccelli, magnificamente registrata nel Real Bosco di Capodimonte.
Sala dei Pulcinella. Il mito di Pulcinella, i significati antichi e profondi della sua natura sono rappresentati nel grande salone delle feste. Al centro si gode la visione di alcune scene tratte da Carosello napoletano film di Ettore Giannini del 1954. La pertinente colonna sonora è tratta dal Pulcinella vendicato di Paisiello.
Sala della Caduta dei Giganti. La tragica conclusione della Repubblica Partenopea – nata e morta nel 1799 – ispira l’allestimento della sala, che ha come perno due tele dipinte da Angelica Kauffmann. Il canto anonimo dei primi anni dell’800 La serpe a Carolina, rielaborato da Roberto De Simone nel 1972 ci accompagna in piena sintonia.
Sala del gioco d’azzardo e del destino. …Si gioca: Si vedono saloni occupati da tavoli, circondati di donne e uomini, che il furore del gioco rende concentrati… Marchese De Sade, Voyage d’Italie, 1776. Si ascolta la villanella della seconda metà del ’500: Vurria ca fosse ciaola.
Galleria del Servizio dell’Oca. Molte le porcellane napoletane ed europee esposte in questa galleria, fra esse spicca il Servizio dell’Oca, così detto dalle figure di alcuni pomelli di zuppiere raffiguranti un bambino che strozza un’oca, derivato da un’antica scultura di marmo dei Musei Capitolini. La musica che si ascolta è di Giovanni Paisiello: l’aria Saper bramate da Il Barbiere di Siviglia.
Sala “Miseria e nobiltà”. La sala è intitolata alla celebre opera di Eduardo Scarpetta del 1888. Essa sottolinea il complesso rapporto che si stabilisce a Napoli tra le diverse classi sociali. I costumi sono i veri protagonisti di questa, il loro fruscio è sostituito dalla melodia dell’aria Chiarella sient’a me, da L’Osteria di Marechiaro di Paisiello.
Sala della Parrucca. La moda della parrucca, introdotta in Francia nel Seicento da Luigi XIII impiega un secolo per giungere a Napoli tramite Maria Antonietta alla sorella Maria Carolina consorte di Ferdinando Borbone. Le parrucche diventarono veri e propri vesuvi, all’insegna dell’esagerato, del fuori norma. Molto bello l’allestimento, con numerosi esempi. La musica: l’aria Contento tu sarai da La serva padrona di Pergolesi.

La mostra merita tutto il tempo che le se può dedicare: tutto il tempo necessario e “capa fresca”, abbandono e capacità di stupirsi. Se e quando sarete stanchi potrete usufruire dell’ottimo servizio del bar, munito di dolce e di salato in linea con il buon gusto della città. Tavolini ospitali e sedie comode, garantiscono la pausa necessaria per continuare il viaggio nelle meraviglie di Capodimonte, in tutte le altre sale. Pazienza se per quel giorno non vedrete altro. Abbandonate la Reggia solo quando ne sarete cacciati a forza, prendete il comodo mezzo che vi riporterà alla Stazione e… non dimenticate di comprare le sfogliatelle, lisce o ricce non importa, purché l’indomani a colazione possiate a occhi chiusi rivivere la bella giornata.

P.S. – Le informazioni “tecniche” sono state prese in prestito per il fine meritorio della divulgazione, dal bellissimo catalogo della mostra, non quello “grande”, ma quello più economico, che, pur succinto, fornisce tutte le informazioni necessarie per una compiuta comprensione dell’esposizione e del lavoro fatto per progettarla, costruirla e gestirla in modo tanto apprezzabile. Spero di essere stato utile e di aver saputo trasmettere la gioia di esserci stato e la speranza di tornarci in primavera.


Note