di Giuseppe Mazzella
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In un famoso sketch il grande Totò, scorrendo i necrologi del giornale, cito a memoria, esclamava: “Ci fate caso che muoiono sempre le stesse persone?”. Una battuta che solo apparentemente può apparire surreale, ma che contiene una verità profonda.
Noi ci ricordiamo di una persona che muore, quando questa ha lasciato una traccia importante, e nel tempo la scomparsa di un’altra si riallaccia naturalmente in una catena infinita e indimenticabile.
A questo pensavo subito dopo aver appreso, il 31 dicembre scorso, della morte di Rosa Galano (leggi qui e qui). Non solo per aver doppiato il secolo con una salute soprattutto mentale invidiabile, ma per essere stata una testimone timida ma non silente di un periodo intenso della nostra storia isolana, quella del confino, della quale ci ha lasciato una testimonianza efficace e memorabile.
E all’inizio di un nuovo anno che si annuncia particolarmente complesso, penso a tutte le “Rose” che il tempo ci sta portando via – ad Adele Conte, tanto per fare un altro nome – alla preoccupante scomparsa della memoria della nostra identità oggi purtroppo sempre più omologata.
Apprezziamo gli auguri che Dante Taddia ci invia dal cuore dell’Africa, con la sua sapida vena poetica gergale che rinvia alle nostre belle tradizioni sempre più abbandonate; quelli che una agguerrita Monia Sciarra ci ripropone con la sesta edizione dei presepi isolani, e non possiamo non sentirci in armonia con Franco De Luca (leggi qui e qui), che dal suo eremo a picco sul mare, a volte quasi vox clamantis in deserto, ci allerta sui pericoli della nostra ostinata acribia isolana, invitando a “tenere gli occhi aperti” sui tanti pericoli di scelte sbagliate, non razionali, miranti non al bene comune, ma solo ai propri interessi particolari. E ancora, ci indica che solo chi ha veramente a cuore il destino della nostra isola merita di essere preso sul serio (leggi qui) e non chi si propone, impaludato in vesti di benevolenza, ma che in fondo mira solo al proprio tornaconto.
Ad una sensibilissima dimensione poetica ci riporta Silveria Aroma – attraverso il complesso mondo dei sentimenti che si riverbera sulla fatica di vivere e di trovare la propria vocazione esistenziale – che ricorda un grande amore e la tristezza di una scomparsa.
A darci uno spiraglio di gioiosa festività è la prossima competizione – prevista per oggi, 5 gennaio – che raccoglierà per una giornata di nuovo insieme le “vecchie glorie” del calcio isolane: un modo per dire: “Ci siamo ancora noi, qui”.
Sul filo delle buone cose antiche Pasquale Scarpati ci delizia con la sua favola per i nipoti, ma adatta a tutti.
Così come Sandro Russo, cinefilo e ormai maestro della settima arte – a proposito Sandro, quando coordini a Ponza una rassegna di film che hanno segnato la storia della nostra vita? -, ci porta con mano lieve al recupero di fruttuosi scambi culturali travestiti da indovinelli o da simposi culinari che combinano la magia degli incontri festosi, il piacere della tavolata e della conversazione, l’ascolto di canzoni immortali, poesie in dialetto e, inevitabile… di film: una straordinaria tradizione di vita vera che il tempo sta soffocando, ma che è possibile recuperare con un po’ di buona volontà.
Dulcis in fundo – e a inizio d’anno è un bel cominciare -, il compleanno di Lucia Scotti, mamma del nostro Biagio Vitiello, che ieri ha compiuto 100 anni: leggi e guarda anche il ricco articolo di Enzo Di Fazio con tante foto
A lei gli auguri di tutti i ponzesi e di quanti amano la nostra storia e la nostra più profonda identità. Una identità che bisogna preservare e valorizzare con efficacia.
Per farlo al meglio non possiamo non proporci, e vale anche come augurio, di vivere tutti almeno un secolo.