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Sarà un anno buono…

di Francesco De Luca
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Cresce il levante insieme alle ore del giorno e gli sbruffi bianchi schiaffeggiano i contorni di questo scoglio da cui gli uomini si ritraggono e fuggono in rifugi saturi di indifferenza. Lasciano che il vento spanda sabbia sulle stradine dove Zeppenna (*) consuma la scopa a pulire.

Il conflitto (ponzesi invernali e ponzesi a Formia) rimarca la dimensione umana. Nulla si compie invano, e il parlare strampalato dell’uomo che si intrattiene con l’onda che leviga il basolato sulla banchina Di Fazio colpisce la piccola Sofia che memorizza:
Chisto dice: voglio u pane
Chisto dice: nun ce nn’è
Chisto dice: vall’ accatta
Chisto dice: vacce tu
Chisto dice: piro pirillo
                   voglio ’u pane
                   so’ piccerillo

Cosa grida il gabbiano nel chiuso del porto? Insistente, petulante… nessuno alza lo sguardo in alto; due giovani lottano il freddo sul Corso Pisacane, arrancando, mano nella mano.
Questa notte muterà il numero del calendario ed essi si stanno preparando ad accoglierlo. Insieme. Come i pescatori che parlottano sul molo a proposito del moto del mare che le previsioni anticipano.
Questa sera le ombre faranno comunella col vento fischiante per ninnare il sonno dei ponzesi.
Lieti siano i loro sogni. Bestemmie e rimbrotti, insulti e discordie tengono in piedi le parracine, rinsaldano le viti, irrobustiscono i petecune dei fichidindia.
Lo spopolamento della comunità moltiplica le stampelle dei vecchi e non annebbia lo sguardo limpido dei giovani. Alteri quando partono dall’isola al seguito del loro futuro, commossi quando ritornano per la festa, per un dolore, per un moto del cuore.

Come finirà il conflitto fra l’andare e il tornare, tra il restare e l’abbandonare, tra l’agognare e l’essere delusi?
Non finirà… semplicemente… il moto non avrà fine. Come l’onda sulla rena… viene, bagna, disegna la sua venuta e si ritrae, lasciando la spiaggia come l’ha trovata. Con in più una scoria di plastica…

Immagine di copertina. Foto di Silveria Aroma