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Vi presento WALL-E

proposto da Sandro Russo
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Per qualche suggestione interna (neanche troppo difficile da immaginare) del “Canto di Natale” [2] di Capossela pubblicato ieri, mi sono ricordato di WALL-E, una delle migliori pellicole prodotte dalla Walt Disney-Pixar (*). Diretto da Andrew Stanton, WALL-E ha vinto il premio Oscar come miglior film d’animazione nel 2009.

Il film – fantascientifico d’animazione, senza personaggi antropomorfi (almeno non tra i principali), con un titolo che non significa granché – secondo me rappresenta una vetta della sintesi tra sceneggiatura e immagini – una scommessa vinta – proponendo in una maniera del tutto originale ancorché inconsueta temi importanti quali il futuro del pianeta Terra, lo smaltimento dei rifiuti, la solidarietà tra gli esseri umani, il corretto stile di vita e la lotta alla sedentarietà; inoltre adombra la possibilità dello sviluppo di intelligenza autonoma e di emozioni in robot creati per altri scopi.
Wikipedi [3]a dedica un’estesa trattazione del film (trama, riconoscimenti e curiosità); provo a farne una sintesi per gli aspetti che più mi hanno interessato.

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Anno 2105. Il livello di inquinamento del pianeta Terra è altissimo, la superficie terrestre è ormai completamente ricoperta di immondizia. Una grande azienda commerciale che ha preso in mano il governo del mondo, ha costruito una flotta di navi spaziali, la cui ammiraglia è la Axiom, sulla quale parte dell’umanità si è imbarcata per una crociera di cinque anni allo scopo di sopravvivere, mentre sulla Terra ha realizzato e messo in opera un esercito di robot chiamati WALL-E (“Waste Allocation Load Lifter Earth-Class” – “Sollevatore di Carichi per l’Allocazione dei Rifiuti – serie Terrestre”) incaricati di fare pulizia, compattando i rifiuti in cubi.
Ma qualcosa non va come dovrebbe, i robot pian piano si disattivano tutti e nel 2110 la missione di “rientro” non può avere luogo, visto che il pianeta non è stato ripulito. Uno dei robot però è rimasto ancora in funzione. È lui il protagonista del film.

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Anno 2805. Sono ormai 700 anni che WALL-E, l’ultimo della serie di robot originariamente presenti sulla Terra, continua imperterrito la sua opera di spazzino del pianeta, giorno dopo giorno, compattando e stoccando l’immondizia in cubi che poi impila uno sull’altro fino a formare centinaia di enormi grattacieli di rifiuti. La sera, finito il suo lavoro, torna alla sua “casa”, dove custodisce gli oggetti da lui ritenuti interessanti trovati nel corso delle sue operazioni di pulizia. Uno di questi è una vecchia videocassetta del film Hello, Dolly! (film di Gene Kelly del 1969, basato sull’omonimo musical di Broadway). WALL-E è affascinato da questo film che gli fa sognare di poter trovare un giorno una compagna, tenerla per mano, ballare con lei e non essere più solo.
È così che durante questi sette secoli WALL-E, da freddo automa meccanico senz’anima quale era, ha sviluppato una personalità (quasi) umana.

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WALL-E con un’espressione triste (!?)

A rompere questa secolare routine, un giorno scende dal cielo un razzo che deposita sul pianeta un robot molto particolare, e WALL-E spera che ciò possa spezzare la sua infinita solitudine. Il robot sembra essere di genere femminile, ha una forma ad uovo ed è di un livello tecnologico molto superiore: può volare e registrare immagini.
Una volta incontrati, il robot proveniente dallo spazio si presenta col nome di EVE (Extraterrestrial Vegetation Evaluator – “Esaminatore di Vegetazione Extraterrestre”).

Trailer da YouTube

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WALL-E non sa cosa EVE sia venuta a fare sul suo pianeta e, in una comunicazione rudimentale, si chiedono a vicenda della propria funzione: WALL-E le mostra che il suo compito è compattare i rifiuti, EVE invece gli dice che la sua missione è riservata.

La brevissima sequenza del ritrovamento della piantina viva:

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Quando WALL-E le mostra una piantina che aveva trovato fra le macerie, individuando che si tratta di un segnale di vita su un pianeta apparentemente morto, EVE la prende, la chiude dentro di lei e si disattiva: la sua missione infatti era trovare una forma di vita sulla Terra, pianeta ritenuto ormai privo di vita.
WALL-E, che ormai si è affezionato tantissimo (possiamo dire “innamorato”?), resta quindi alle prese con una robot inanimata, ma nonostante ciò continua a prendersi cura di lei sperando in un suo risveglio. Tempo dopo il razzo torna a prenderla, ma WALL-E non vuole lasciarla andare (…).

La trama è complessa: c’è tutta una seconda parte sull’astronave degli umani (obesi e praticamente immobili) che viaggia nello spazio; varie avventure; poi WALL-E e EVE (come Adamo ed Eva) tornano sulla terra desolata, ma il robottino cingolato, per le tante peripezie cui è andato incontro, ha perso la memoria…
Ancora da YouTube, il sottofinale:

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Non so se sono riuscito a dare un’idea del film e del perché mi abbia così interessato.
Ho trovato geniale la capacità degli autori – regista, sceneggiatori, animatori – di rendere l’essenza dell’umanità, i sentimenti, da immagini di mezzi meccanici, per definizione privi d’espressione… Di mostrare la capacità di WALL-E di provare emozioni mentre raccoglie, compatta e sperimenta, come spinto da un’umana curiosità, gli svariati oggetti che trova in giro. Tra essi, appunto, la videocassetta di Hello, Dolly!, grazie alla quale WALL-E scopre l’amore e acquista coscienza della sua solitudine. È con queste premesse che i realizzatori del film avevano intenzione di emozionare gli spettatori, costruendo una storia d’amore fra due robot.
…E poi una miriade di citazioni (da Blade runner a E.T. L’extraterrestre, a 2002: la seconda Odissea; perfino da Pinocchio) (Cfr. una lista completa in Wikipedia).

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Insomma, il luogo comune per cui un film d’animazione sia un sottogenere è da gran lunga venuto meno; oltre alla sperimentazione grafica e all’aspetto visivo, anche i contenuti sono divenuti “alti” [faccio solo alcuni esempi tra una moltitudine di opere importanti; basti pensare a Valzer con Bashir (Ari Folman 2008), a La sposa cadavere (Tim Burton, 2005), alle opere di Jan Švankmajer (1934 – vivente) e di Hayao Miyazaki (1940 – vivente); al recentissimo La famosa invasione degli orsi in Sicilia; Lorenzo Mattotti, 2019).

Spero di aver dato un’idea.

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WALL-E saluta

(*) La Pixar – la cui fusione con la Disney ha dato nuova linfa alla storica casa e l’ha salvata dal declino – si prefigge, con ogni suo nuovo film, di superare i limiti nel campo della tecnica e dell’animazione. WALL-E in questo senso è innovativo in più di un campo [un altro esempio: a chi non l’ha visto consiglio Inside outOscar come miglior film d’animazione 2016 (regia di Pete Docter) e Coco [9] – leggi e vedi sul sito, articolo e commenti – del 2017 diretto da Lee Unkrich e Adrian Molina].