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Lunata, lunatica o stralunata?

di Enzo Di Giovanni
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Trovo senz’altro interessante il parallelo che fa Luisa Guarino tra Ponza e Ventotene nella sua Epicrisi (leggi qui [2]).
Non conosco abbastanza la storia recente di Ventotene per potermi permettere un confronto, ma l’analisi secondo la quale Ventotene ha da sempre respirato un’aria di fermento culturale che ha inciso più che a Ponza credo meriti di essere approfondita.
Le presenze di un certo livello le ha avute, e continua ad averle, pure Ponza.
Anch’io, come Luisa, decisamente non amo il termine “lunata”: ma anche a Ponza abbiamo la libreria, intesa come centro di divulgazione culturale: “Il Brigantino” di Silverio Mazzella.

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Anche a Ponza si respira cultura, anzi: come dico spesso ai vacanzieri estivi, probabilmente il rapporto tra residenti ed opere letterarie prodotte annualmente non teme confronti, non solo con Ventotene, ma a livello planetario.
Verrebbe da dire che il problema è la nota litigiosità dei ponzesi, che rende frammentaria e non produttiva nel tempo la società ponzese, ma anche a Ventotene non scherzano, almeno a leggere le continue polemiche sui social. Non sono le persone, e le conseguenti classi dirigenti che ne sono lo specchio, a segnare una differenza marcata tra le due comunità.
Lo spopolamento invernale? E’ vero, molti ponzesi lasciano l’isola d’inverno, ma Ventotene non sembra stare meglio, anzi.
Ed allora?
Di sicuro a Ponza non siamo bravi a valorizzare le nostre risorse, la nostra storia.
Un piccolo esempio?
Mi ha colpito, nella recente polemica aizzata dalla minoranza consiliare a proposito della toponomastica di cui sono stato membro della commissione, una battuta fatta da Piero Vigorelli, riferita al sottoscritto, perché avrei inserito tra i nuovi nomi proposti Paul Thek, “solo perchè mio amico”.
Ora si dà il caso che Paul, che frequentava Ponza negli stessi anni di Renato Zero a Ventotene ma con una presenza decisamente più “importante” perché viveva qui almeno sei mesi l’anno, realizzando le opere più importanti della sua produzione artistica, sia oggi uno degli artisti più celebrati a livello internazionale (leggi qui [4] e qui [5]).
Le mostre che si svolgono in sua memoria innalzano e fanno conoscere Ponza, il suo nome, nelle più importanti città del mondo.
La strada che abbiamo pensato per Paul Thek, è un piccolo, anzi fin troppo modesto, e doveroso omaggio all’artista, alla sua valorizzazione di Ponza, e per estensione ai tanti artisti che sono stati ammaliati dalla nostra isola nel corso dei secoli: altro che “mio amico”!

[6]Un dipinto di Paul Thek

Non so per Ventotene (e sarebbe forse utile aprire un confronto con i nostri “cugini” seguendo il confronto proposto da Luisa), ma i ponzesi soffrono da sempre l’incapacità di apprezzare la bellezza dell’isola. Abbiamo valenti scrittori, come accennavo prima, poeti, pittori, ma questo patrimonio umano non è mai riuscito a diventare socialmente rilevante, capace cioè di imporre una tendenza, un carattere dominante dell’isola e degli isolani.
Allo stesso modo, non siamo stati finora, e l’episodio citato di Paul Thek lo testimonia, capaci di “vedere” Ponza con gli occhi di chi, da “forestiero”, ha colto la bellezza istintiva, primordiale ma anche antropologica, che ci circonda.
Abbiamo una isola “iconica”, come si usa dire oggi, ma non lo sappiamo.
Senza “visioni” non si costruisce nulla, perché significa non avere consapevolezza del valore di quello che si ha, e di questo bisogna tener conto, se si vuole avere una speranza di futuro.
Anzi, direi che non vi sia nulla di più importante.

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