di Luisa Guarino
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Non poteva finire peggio la settimana che si conclude con questa domenica di metà dicembre.
Ci eravamo lasciati con il pensiero tenero, intimo e il ricordo dolce e personalissimo per ciascuno, della Festa dell’Immacolata, e ci troviamo piombati nella tristezza, nella preoccupazione e nell’angoscia per quella che tutti hanno subito definito “Tempesta di Santa Lucia”. Proprio questa Santa, che avevamo appena ricordato (leggi qui), insieme al “fratello” Sant’Aniello che si festeggiava ieri, grazie a due deliziosi scritti di Isidoro Feola pieni di storia, di tradizione, di fiaba e di soprannomi. Ebbene, ora il suo nome resterà inevitabilmente legato alla terribile giornata di venerdì, con la nostra isola flagellata dal mare e dal vento, che ha distrutto la tensostruttura di Le Forna, unico punto di riferimento per tutte le attività sportive, anche quelle scolastiche, dei ragazzi di Ponza.
Cercando di guardare oltre, anche se oggi è più difficile che mai, direi che sono i giovani i protagonisti di servizi, articoli e commenti dei giorni scorsi. Dal convegno che si è svolto a Napoli sul tema“I giovani e il Sud“ segnalato da Roberto Landolfi e organizzato dall’Associazione Madrigale per Lucia onlus, al programma curato in studio da Adele Di Benedetto “Teorema, parola ai giovani“ ospitato da Lazio Tv e Odeon, in cui dieci ragazzi si sono confrontati con figure professionali, imprenditori e politici della nostra regione.
Ma soprattutto dal dibattito sorto sulla “Sconvolgente testimonianza su giovani e scuola“ di Giancarlo Francesco Maria D’Anna, cui hanno fatto da contraltare “A proposito di giovani e scuola: un parere diverso“ di Luciana Figini e vari commenti che propongono chiavi di lettura diverse. Personalmente ritengo la prima “testimonianza” non proprio “sconvolgente”, visto che lo stessa realtà era stata enunciata nelle scorse settimane da tutti gli organi di informazione. Non ho esperienze scolastiche dirette, ma sono del parere che non esistono il nero e bianco, così come non esistono giovani tutti ignoranti né tantomeno forme di media totalmente negativi.
Doveroso e convinto invece il benvenuto ad Adriana Terzo, che con “Menta. Un racconto“ presenta per la prima volta sul nostro sito una pagina di rara intensità e suggestione, con un’atmosfera magicamente sospesa che non esce dalla testa. Una storia collocata in un’isola; un’isola bella e magica come Ventotene, ad esempio, che torna con due scritti molto diversi tra loro ma ugualmente affascinanti, comunque entrambi riconducibili a quel concetto di cultura e formazione che caratterizza quest’isola, e che seleziona il suo turismo e i suoi visitatori.
Mi riferisco dapprima allo scritto tradotto da Silverio Lamonica e tratto dal blog di Anne in Tripdvisor del 2014 “Ventotene, l’isola letteraria“, che mette in evidenza una folta presenza di lettori, in ogni punto dell’isola, e ricorda l’unica libreria che si trova in Piazza Castello “L’ultima spiaggia” e il suo entusiasta libraio, Fabio, di origine ligure. Se invece che “letteraria” Ventotene fosse stata definita “letterata” (cosa non necessaria né corretta – NdA) avrei subito fatto il pendant con “Ponza, isola lunata”, un aggettivo che detesto cordialmente e che evito puntualmente. Altro che “lunata”, diciamo piuttosto “lunatica” o “stralunata”, specie in certi periodi estivi. Ma forse oggi non è proprio il caso di fare queste considerazioni, visto che la nostra isola è stata così duramente “ferita”.
Restando sull’isola “cugina” ho trovato molto avvincente e pieno di particolari interessanti, di carattere letterario, musicale e cinematografico, il racconto che Tonino Impagliazzo riserva a “Renato Zero a Ventotene” (leggi qui e qui). Una serie di episodi raccontati con brio e con un linguaggio gradevole e accattivante, validi non soltanto in sé stessi, ma perché riproducono perfettamente la temperie degli anni Sessanta lì: un concentrato di presenze di un certo livello che sicuramente hanno inciso sui giovanissimi ventotenesi dell’epoca, tra cui appunto Tonino. Questo permette di comprendere come e perché a Ventotene si sia sempre respirata un’aria di cultura e di apertura, e si siano formate una popolazione e una classe dirigente di notevole spessore. E si capisce anche meglio la differenza con la nostra Ponza.
La cronaca segnala una nuova vittoria della Bull Basket Ponza; un incontro in Comune sulla “Gestione sostenibile delle risorse marine“ segnalato da Biagio Vitiello; la presenza di un’équipe di archeologi per catalogare e inventariare le anfore romane contenute nel Museo civico, che ci comunica Silverio Lamonica; eventi nel capoluogo come “Parole nel tempo“ al Museo Mug di Latina; o come la XXIII edizione del Premio Immagine Latina che si svolge oggi al Teatro Ponchielli del capoluogo.
Mentre dalla Rassegna stampa apprendiamo una notizia, che è una bruttissima conferma, nel campo della raccolta differenziata dei rifiuti: con solo il 3,50% Ponza è ultima in classifica, laddove Norma, paese dei Lepini prima in classifica, conferisce ben l’83,67%. Per ritrovare il sorriso consoliamoci con Franco De Luca, che con ‘U spave ‘ncerato. Vediamo di capirci rinverdisce un’espressione tipica ponzese citando un indimenticabile maestro anche in questo campo, Ernesto Prudente.
Ho conservato per ultimo, ma non certo perché ultimo, quanto Sandro Vitiello ha scritto in “Piazza Fontana cinquanta anni dopo, una ferita ancora aperta“: una ricostruzione storica precisa e chiara, dolente e ferma su quella strage che ha causato 17 vittime, più una 18^, Pinelli. La vicenda ha segnato l’avvio di un lunghissimo periodo di angoscia: tra l’altro mi ha molto colpito l’episodio del presidente Pertini e del questore di Milano, che non conoscevo.
L’articolo è stato inoltre suffragato e come amplificato dal film tv biografico “Io ricordo. Piazza Fontana”, che Rai Uno ha messo in onda la sera del 12 dicembre.
Per la prima volta la tragedia è stata raccontata dal punto di vista di chi ha sofferto in prima persona la perdita di un congiunto: in questo caso la famiglia di Pietro Dendena, con la figlia Francesca interpretata da Giovanna Mezzogiorno. Nel film tv erano presenti anche molte testimonianze originali del 1969.
“Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre… – continua a cantare Francesco De Gregori, con la forza della musica e dell’impegno civile – … l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare”.