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Empire State Building 2015, 84° anniversario dell’inaugurazione

di Ed Garcìa Conde (traduzione di Silverio Lamonica)

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Dopo la storia dell’emigrante Silverio Iodice, padre del nostro diplomatico Emilio, eccone un’altra che ho trovato “girovagando” sulle pagine di Facebook. E’ la storia di Aniello Conte (di Sopra i Conti, naturalmente) che emigrò negli U.S.A circa un secolo fa.
Molto importanti ed “educative” le considerazioni finali dell’autore dell’articolo.

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Empire State Building, 84° Anniversario dell’inaugurazione con un residente nel Bronx, fra i tanti da ringraziare

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Aniello Conte in giovane età

Il 1 maggio 1931 fu aperto al pubblico, dopo due anni dall’inizio dei lavori, l’Empire State Building, l’edificio in art déco che per almeno 40 anni rimase la struttura più alta del mondo.

Però qui non parliamo dell’edificio, ma di un uomo che aiutò ad edificare questo monumento all’ingegno americano, Aniello Conte, un italiano immigrato in America, privo di documenti.

Aniello Conte, nonno di Civita Mazzella (nativa di Melrose che ora risiede a Morris Park) nacque nel 1883 a Ponza, isola italiana, un’isola rustica le cui attività principali erano allora l’agricoltura e la pesca.

Il signor Conte venne negli Stati Uniti e si stabilì a Melrose, un quartiere del Bronx, un’area nei cui caseggiati si erano sistemati molti ponzesi. Visse dove sorgono attualmente gli appartamenti di Christopher Court e Maria Lopez Plaza a Morris Avenue tra la 150^ e la 152^ Strada.

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Veduta di Morris Avenue verso Melrose a Nord. La foto in alto (di un anonimo) risale al 1903. Quella in basso è stata scattata nel 2015 da Welcome2 The Bronx. Come potete vedere, sul lato destro vi sono ancora tutti gli edifici fino alla 152^ Strada. Oltre c’è il Campo di Atletica E. Smith HS, le case NYCHA di Melrose e di Andrew Jackson. Sul lato sinistro vedete i caseggiati dove una volta viveva Aniello Conte e nella foto in basso sono stati sostituiti con gli Appartamenti Michelangelo, Christopher Court e Maria Lopez Plaza e con gli appartamenti di Concourse Plaza che si scorgono a distanza.

In età giovanile, sposato da poco e con figli, c’erano poche o, meglio, nessuna opportunità per condurre una vita decente nella sua natia Ponza, così colse l’occasione di venire in America per mandare soldi alla famiglia.

Bisogna ricordare che ciò accadde durante la grande depressione, quando si faceva tutto il possibile per sopravvivere. Accettò lavori strani, tutto ciò che riusciva a fare, come spazzino che raccoglieva scarti, portandoli alle discariche in cambio di un penny, cosa che oggi fanno di frequente molti residenti privi di documenti.

Alla fine, tra un viaggio e l’altro dal Bronx a Ponza e ritorno, cominciò a lavorare alla giornata all’Empire State Building con la qualifica di muratore, cementista o qualsiasi altra cosa fosse necessario fare per poter ottenere un salario giornaliero.

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Il nonno italiano di Civita Mazzella, nella maturità

Tutti questi viaggi e lavorando nella costruzione dell’Empire State Building, consentirono al Signor Aniello Conte di costruire una casa per la sua famiglia su un terreno che comprò a Ponza, Italia. Nel 1935, quattro anni dopo il completamento dell’Empire State Building, Conte fece il suo ultimo viaggio in America.

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Da sinistra Aniello Conte, sua nuora Lucia e suo figlio Silverio

Dopo aver sentito parlare di un raid in corso nelle bische da gioco d’azzardo dove viveva a Morris Avenue, Aniello, un immigrato italiano privo di documenti, “illegale”, decise di fare i bagagli e tornare a casa, a Ponza, dove sua moglie lo convinse a rimanere definitivamente, dal momento che avevano costruito la loro casa.

Aniello Conte continuò la sua vita di pescatore fino al 1963 quando sua moglie morì; e continuò a lavorare la terra con cura fino agli ultimi anni e morì serenamente al compimento dei suoi cento anni nel 1983, come ricordava sua nipote Civita Mazzella.

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Sopra, Aniello Conte seduto sotto al suo portico. In basso, La veduta dallo stesso agglomerato di case dopo alcune decine di anni.

Negli anni ’70 Florinda Conte, una dei 7 figli superstiti di Aniello e Rosa, venne negli Stati Uniti dopo aver sposato il suo innamorato, Vincenzo Mazzella, nella loro isola di Ponza e si stabilirono a Melrose, dietro l’angolo dove suo padre aveva abitato oltre quarant’anni prima, per pochi anni, per dare alla sua famiglia in patria una vita migliore.

Erano tempi turbolenti e molti italiani che vivevano nel quartiere se ne andarono in altre parti del Bronx, come Morris Park o addirittura fuori dal Bronx. Ma Vincenzo, Florinda e la loro figlia Civita Mazzella rimasero proprio dove si trovavano sulla 149^ Strada tra Morris e Courtland Avenues. Non furono gli unici a rimanere, ma in realtà furono una tra le ultime famiglie di immigrati italiani a restare in quella zona fino al 1999, quando, raggiunto il Sogno Americano, acquistarono casa a Morris Park.

Questa è la storia di Aniello Conte e di tutti gli immigrati privi di documenti, “illegali” che diedero forma a questo paese assieme a tutti gli altri immigrati. Immigranti, indipendentemente dal loro status, fecero molti sacrifici per le loro famiglie e per questo paese e che non sono apprezzati in molte parti della nostra nazione e della società.

La prossima volta che incontri un immigrato in questo paese, digli grazie e ricorda da dove veniamo tutti noi. Questo paese fu costruito sulla schiena di gente schiava e immigranti e immigrati che ancora oggi continuano a comportarsi così.
Come puoi constatare, il Bronx è sempre stato una circoscrizione di immigrati. Continuiamo a dar loro il benvenuto a braccia aperte e ad apprezzare il duro lavoro che fanno.

 

Ripreso e tradotto da:
https://www.welcome2thebronx.com/2015/05/01/the-empire-state-building-opened-83-years-ago-today-with-a-bronx-resident-among-many-to-thank/ [7]