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La lotta senza quartiere di una ragazza che voleva studiare (3)

di Emilio Iodice (Traduzione di Silverio Lamonica)

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Per la puntata precedente, leggi qui


Ecco l’ultima puntata della biografia che Emilio Iodice ha dedicato a Malala Yousafzai. In fondo all’articolo si trova anche il file .pdf dell’intero lavoro, nell’originale inglese.
La Redazione


Il discorso alle Nazioni Unite a New York
Dopo nove mesi dall’attentato alla sua vita, fu invitata a parlare davanti al consesso delle Nazioni Unite a New York. Era il suo sedicesimo compleanno. Ecco ciò che disse (17):

“Ci sono centinaia di attivisti che lottano per i diritti umani e operatori nel settore sociale che parlano non solo in difesa dei propri diritti, ma lottano per raggiungere il loro obiettivo di pace, di educazione e di uguaglianza. Migliaia di persone sono state uccise dai terroristi e a milioni sono state ferite. Io sono, infatti, una di loro. Così mi trovo qui. Così sono qui, una ragazza fra tante. Io parlo non per me stessa, ma per coloro che, non avendo voce, non riescono ad essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per il diritto, il diritto di vivere in pace. Il loro diritto ad essere trattati con dignità. Il loro diritto alla pari opportunità. Il loro diritto ad essere istruiti”.
(…)
“Cari amici, il 9 ottobre 2012 i talebani mi spararono sul lato sinistro della fronte. Colpirono anche le mie amiche. Pensavano che i proiettili ci avrebbero fatto tacere, ma fallirono. E da quel silenzio vennero fuori migliaia di voci. I terroristi pensavano che avrebbero potuto cambiare i miei propositi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita tranne queste cose: la debolezza, la paura e la disperazione sono morte. Sono nate la forza, l’energia e il coraggio…”.
(…)
“La penna è più potente della spada. Ed è vero. Gli estremisti temono i libri e le penne. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. La potenza della voce femminile li atterrisce”.

Malala, coi suoi discorsi, portò il suo messaggio in lungo e in largo, dalle università alle istituzioni, dovunque. La volontà di sacrificare se stessa, per combattere il male e garantire i diritti delle donne, le valse la solidarietà e il sostegno in tutti e quattro gli angoli della terra.

Premio Nobel per la Pace
Il 10 ottobre 2014, venerdì, dopo due anni e un giorno dall’attacco subito dai talebani, a Malala Yousafzai fu assegnato il Premio Nobel. Fu la più giovane in assoluto a ricevere il prestigioso simbolo della pace mondiale.

Malala e Kaliash Satyarthi, anche lui Premio Nobel per la Pace, alla cerimonia di assegnazione del Premio ad Oslo, 19 dicembre 2014 (Nobel.org)

“Il terrorismo ha cercato di fermarci– disse –, né le loro idee, né le loro pallottole possono vincere. Noi siamo sopravvissuti. E da quel giorno le nostre voci sono diventate sempre più forti. Racconto la mia storia, non perché sia unica, ma perché non lo è. È la storia di molte ragazze. Oggi io racconto anche la loro storia. Ho portato con me alcune mie sorelle dal Pakistan, dalla Nigeria, dalla Siria, con le quali condivido questa storia. Questo premio non fa per me. È per quei bambini dimenticati che vogliono essere istruiti. È per quei bambini impauriti che desiderano la pace. È per quei bambini senza voce che vogliono il cambiamento. Sono qui per difendere i loro diritti, per far sentire la loro voce. Non è il momento di compatirli (18)”.

Il Fondo Malala
Dopo aver lasciato il letto d’ospedale in Inghilterra, Malala, suo padre e molti sostenitori crearono subito il Fondo Malala. Era finalizzato ad aiutare, dovunque, le ragazze dodicenni, qualificandone l’istruzione e sostenendo a tal fine gli scambi politici nazionali ed internazionali. Nel suo 18° compleanno, Malala aprì una scuola nella Valle del Beqa’ in Libano, nei pressi del confine siriano. L’Istituzione provvide all’istruzione dei rifugiati siriani e, in particolare, alla formazione e all’apprendimento delle ragazze dai 14 ai 18 anni. Malala si rivolse ai leader mondiali, invitandoli ad investire in libri, non in pallottole (19).

Una donna legge una copia del libro di Malala, Io sono Malala, a Islamabad (Pakistan Reuters)

Le sue memorie del 2013, Io sono Malala, la storia di una ragazza che difese l’istruzione e fu colpita dai talebani, ebbe delle recensioni eccellenti. Il Washington Post riportò: E’ difficile immaginare una guerra che desta maggiore commozione, tranne – forse – quella descritta nel Diario di Anna Frank (20). Negli ultimi tre anni, Malala si è dedicata a tenere discorsi e interviste dovunque, per promuovere la causa dell’istruzione per le ragazze. Ha ricevuto onori e premi in quantità e in ogni caso li accetta in nome delle ragazze che desiderano imparare e vogliono essere se stesse in un’atmosfera di libertà e di pace.

Conclusioni
Per definire quanto coraggio abbia ciascuno, bisogna prendere in considerazione l’ambiente in cui vive. Una undicenne, in una cittadina europea o americana, che protesta per un’ingiustizia, di solito può aspettarsi di non essere punita, assalita o uccisa per la sua iniziativa. È un atto coraggioso per prendere posizione, ma agire così in un luogo dove si minaccia la tua vivacità, le tue tradizioni, i tuoi beni e la tua vita, è di gran lunga maggiore rispetto a qualsiasi cosa che si possa immaginare nel conforto e nella sicurezza di un mondo progredito. Malala viveva in un mondo a noi estraneo, lottava in un luogo che era diametralmente opposto alle sue convinzioni. Sarebbe potuta rimanere in silenzio, arrendersi, confondersi tra la folla, aspettando che la tempesta si placasse. Avrebbe potuto accettare la tirannia dei talebani, invece alzò la voce verso coloro che l’avrebbero ascoltata. Alzò la voce verso di noi. Il mondo ha sentito la sua chiamata. Era pronta a perdere la vita per parlare apertamente. Aveva paura, perché voleva vivere una vita normale. Ed è per questo che l’esempio del suo coraggio travalica la vita, rendendola più potente e memorabile.

Voglio l’istruzione per i figli e le figlie di tutti gli estremisti, specie se talebani.

I problemi sono molti, ma io credo che una soluzione a tutti questi problemi ci sia; ce n’è appunto una, ed è l’educazione.

Creiamo ora il nostro futuro e facciamo sì che i nostri sogni siano la realtà di domani.

Non so perché la gente abbia diviso il mondo intero in due gruppi, l’occidente e l’oriente. L’istruzione non è orientale né occidentale. L’istruzione è istruzione ed è il diritto di ogni essere umano. Quando il mondo intero tace, perfino una sola voce diventa potente.

Quando sono nata, alcuni nostri parenti vennero da noi e dissero a mia madre: “ Non te la prendere, la prossima volta avrai un figlio”.

Una volta chiesi a Dio di farmi diventare più alta di uno o due pollici, invece m’ha fatto diventare così alta che tocco il cielo; così alta che non riesco a misurarmi … Dandomi quest’altezza, con cui posso raggiungere la gente, mi ha dato anche una grande responsabilità.

Io dico che sono più forte della paura.

Malala Yousafzai

Malala (Fondo Malala)

Note

(17) – Yousafzai, M. (12 luglio 2013) Le armi più potenti sono i nostri libri e le nostre penne. Estratto da: https://www.theguardian.com/commentisfree/2013/jul/12/malala-yousafzai-united-nations-educations-speech-text

(18) – Engel, P. (10.12.2014) Malala, nel ricevere il Premio Nobel per la Pace, tiene un discorso che lascia tutti a bocca aperta (Business Insider).

(19) – West All, S. (13.07.2015) La vincitrice del Nobel, Malala, apre una scuola per i rifugiati siriani ( Reuters )

(20) – Arana, M. (11.10.2013) Recensione del libro: Io sono Malala. Di Malala Yousafzay (The Washington Post)

 

 

File .pdf del testo originale in lingua inglese (20 pagine): Education Meant Risking Her Life

Letture ulteriori – Si rimanda il lettore al testo originale, pag. 19

L’Autore
Emilio Iodice è stato un diplomatico americano, dirigente aziendale, amministratore universitario, professore di leadership, scrittore di best seller e oratore. La storia di Malala è tratta dal suo ultimo libro Quando il coraggio era l’essenza della leadership. Lezioni dalla storia, un best seller, nella sola versione inglese, reperibile su Amazon.

[La lotta senza quartiere di una ragazza che voleva studiare (3) – Fine]

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