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Una canzone per la domenica (68). Milva canta Merini

proposta da Silveria Aroma

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Alda Giuseppina Angela Merini – per noi Alda Merini – nasce a Milano il 21 marzo 1931, scriverà: Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle / potesse scatenar tempesta.

Il padre, Nemo Merini (figlio primogenito di un conte comasco, diseredato per aver sposato una contadina), lavora per una Compagnia di Assicurazioni. La madre, Emilia Painelli, è casalinga. Quest’ultima proverà ripetutamente ad allontanare Alda dai libri della biblioteca paterna, senza escludere il dizionario ricevuto in dono dal padre per il suo quinto compleanno. Emilia ha in mente per sua figlia una vita di moglie e madre, una vita senza follia.

L’arte è un purissimo velo

Alda frequenta la scuola elementare quando entra in una profonda crisi mistica. Indossa il cilicio e partecipa continuamente alla messa. Vuole farsi monaca. Sua madre la riempie di vitamine credendo di poter arginare il problema. Poi, per farle passare la vocazione, prende contatto la maestra e definisce con questa uno speciale ritiro scolastico. La figlia per vendicarsi si veste di stracci e chiede l’elemosina per strada come se provenisse da una famiglia povera, arrivando a raccontare di essere orfana. Per la vergogna caduta sulla famiglia, Emilia la punirà a suon di percosse.

Sono sempre rimasta fedele
alla mia meraviglia:
mi meraviglio
di un peccato impunito
e della grazia inattesa.

Non verrà ammessa al Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni, per non aver superato la prova di italiano (!). Nello stesso periodo comincerà a studiare pianoforte, strumento da lei particolarmente amato.
Alda ha soltanto quindici anni quando esordisce come poeta.

Ho cominciato
a piangere per gioco,
e poi ho creduto
che fosse il mio destino.

Nel 1947, la Merini incontra “le prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare.

Illumino spesso gli altri ma io rimango sempre al buio.

Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani, l’editore Giovanni Scheiwiller pubblica due poesie inedite dell’autrice in Poetesse del Novecento. Fra il 1950 e il 1953 frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo. Intanto termina la difficile relazione fra lei e Giorgio Manganelli (scrittore, traduttore, giornalista).

 

Cresciuta fra Montale e Quasimodo, nel 1953 sposa Ettore Carniti, sindacalista e proprietario di alcune panetterie a Milano.
Quel pane che: “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane” – aveva sostenuto suo padre, stracciando in mille pezzi la recensione entusiasta di una sua poesia scritta appena quindicenne – non sarebbe mai mancato sulla tavola.

Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.

Non portata per le faccende domestiche per sua stessa ammissione, così come per l’acqua, Alda Merini è stata candidata al premio Nobel per la letteratura nel 1996 dall’Académie Française e nel 2001 dal Pen Club Italiano.

Il poeta non dorme mai ma in compenso muore spesso.

Nel 1981 muore il marito. Rimasta da sola, dà in affitto una camera della sua casa al pittore Charles. Comincia in quel periodo la sua relazione telefonica con il poeta Michele Pierri che aveva dimostrato grande apprezzamento per la sua scrittura.
Si sposeranno nel 1983 e Alda resterà a Taranto per tre anni. Qui porterà a termine “L’altra verità. Diario di una diversa”, il suo primo libro in prosa.

Caro amore bugiardo
Caro amore infinito
Circolo intorno a te
Anello per ogni dito.

Dopo aver nuovamente sperimentato gli orrori del manicomio, questa volta a Taranto, torna a Milano nel 1986. Comincia una terapia con la dottoressa Marcella Rizzo alla quale dedicherà più di un lavoro.
Nel 1993 riceve il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia.
Nel 1996 le viene assegnato il “Premio Viareggio” per il volume “La vita facile”; l’anno seguente riceve il “Premio Procida-Elsa Morante”.
Alda Merini muore a Milano il giorno 1° novembre 2009 nel reparto di oncologia dell’ospedale San Paolo a causa di un tumore osseo.

La morte è un grande giocattolo di Dio.

La sua Opera resta alle figlie Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta (dati Wikipedia e biografieonline)

 

Foglia, dita di mano fresca

Foglia, dita di mano fresca
Che addormenta la schiena
Di un destino ormai perverso.
Tenera farfalla che piange
Sopra un petalo di rosa.
È come fare un albero di pane
che muore nel silenzio.

(Citazioni: Aforismi e magie – BUR – 2003)

Nel 2004 esce un disco che contiene undici brani cantati da Milva tratti dalle poesie di Alda Merini.

Non occorre che io mi sieda sul letto a rivedere i sogni perduti,
Basta guardare gli occhi di Milva e vedo la mia felicità.
Coloro che pensano che la poesia sia disperazione
Non sanno che la poesia è una donna superba
E ha la chioma rossa.
Io ho ammazzato tutti i miei amanti
Perché volevano vedermi piangere
Ed ero soltanto felice.

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Sono nata il ventuno a primavera
Ma non sapevo che nascere folle,
Aprire le zolle
Potesse scatenar tempesta
Cosi Proserpina lieve
Vede piovere sulle erbe,
Sui grossi frumenti gentili
E piange sempre la sera
Forse è la sua preghiera

Alda Merini, l’amore, la poesia, la musica, la politica
Interessante intervista ad Alda Merini da YouTube – Nota per i lettori: la Merini ad un certo punto dell’intervista dice che ha sposato un prestinaio… Prestinaio- prestinàio (anche prestinaro, pristinàio, pristinaro) s. m. (f. -a) [adattam. tosc. del milan. prestiné, che è il lat. tardo pistrinarius, der. di pistrinum «mulino, forno»]

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(ANSA) – MILANO, 21 OTT – Sono passati 10 anni dalla morte della poetessa Alda Merini e Milano le renderà omaggio con una serie di iniziative. Il tributo più simbolico sarà l’intitolazione alla poetessa, il prossimo 6 novembre, del Ponte sul Naviglio Grande vicino alla sua abitazione in Ripa di Porta Ticinese angolo via Corsico.

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