Attualità

La scomparsa di Gigino D’Atri

la Redazione

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Per una tristissima coincidenza si sono svolti a Ponza proprio oggi, nel giorno dedicato alla commemorazione di tutti i Defunti, i funerali di Gigino D’Atri, scomparso ieri a Formia all’età di 90 anni. La salma è arrivata stamattina con la nave, e nel pomeriggio alle 15 nella chiesa della SS. Trinità parenti e amici si sono stretti per rendergli l’ultimo saluto.

Da diversi anni Luigi D’Atri (conosciuto da tutti come Gigino) viveva a Le Forna, ma per chi lo ricorda in gioventù e nella maturità, la sua figura è legata alla storica panetteria D’Atri giù alla Banchina, dove per tanti anni ha sfornato pane e pizza in quantità insieme al fratello Silverio. Viso aperto e sorriso cordiale, Gigino era amico di tutti, un autentico compagnone.

Con lui sparisce un’altra tessera di quel mosaico fatto di autenticità, correttezza, simpatia e serietà che era la Ponza di una volta. In questo momento di dolore ci stringiamo con affetto a tutti i suoi familiari, fratelli e nipoti.

1 Comment

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  1. Dante Taddia

    3 Novembre 2019 at 15:29

    Anche se sono lontano da Ponza non posso tralasciare il ricordo che ho di Giggino, legato a quando ho messo piede per la prima volta a Ponza, in fin dei conti solo 56 anni fa.
    Forse molti lo sanno, ma per coloro che non sono informati ricordo che il mio arrivo a Ponza è stato per fare ‘a staggione’ suonando nello stotico night club La Bussola, a metà anni ’60. Il lavoro era simpatico anche se per troppi versi fumoso (erano gli anni in cui nei locali si fumava da matti: e così non era possibile scindere il binomio “night club-sigarette”. Il nostro lavoro di musicisti iniziava intorno alle 22 e terminava più o meno all’alba.
    In uno dei primissimi giorni, intorno alle 4 del mattino e dopo aver respirato una sana boccata di aria marina che serviva a disintossicarci da tanto fumo passivo, stavamo per rientrare a casa (nota: io abitavo a casa della carissima signora Filomena dai limpidissimi occhi color cielo, la prima casa a sinistra sulla scalinata “dd’a Graunàra” (Dragonara).
    E fu così. Quella mattina il buon Giggino c’invita a fare colazione nel suo forno… con un classico cappuccino e brioche, penserete. Nossignore. La colazione è stata ‘nu diece ‘i piatte ‘i maruzze, che Giggino aveva tenuto in caldo accanto al forno proprio per gustarne a pieno tutto il sapore, con la generosa pummarola ‘i Ponza e quel calibrato peperoncino piccante che ne esaltava il sapore.
    E’ stato tutto “una prima volta”: quella colazione a base di lumache, l’invito a condividere un piatto così particolare con gli amici, conoscere Giggino, stampare per sempre nella mia memoria il suo sorriso sornione e benevolo nel vedere il mio stupore, e l’indelebile atto unico che lui faceva tirando da un lato ‘u mantesino da panettiere, strofinandosi il palmo e il dorso delle mani per togliere i resti della farina, stringendomi la mano: “Nce vedimme dimane”.

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