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L’uomo e il mare, di Charles Baudelaire

poesia proposta e tradotta da Silverio Lamonica

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Tanto per restare «in tema» con la nostra isola (altrimenti il caro amico Silverio Guarino mi bacchetta, perché non scelgo un argomento che riguarda strettamente Ponza), questa volta ho optato per una poesia di Charles Baudelaire (1821 – 1867) dal titolo L’homme et la mer, l’uomo e il mare, per l’appunto.
Leggendola con attenzione, non possiamo non notare le caratteristiche della nostra gente di mare che si rispecchiano perfettamente nell’immensa vastità della distesa marina e nella mutevolezza delle sue onde… l’uomo e il mare, “entrambi custodi gelosi dei propri segreti”, come li definisce lo stesso autore.

Questo componimento di Baudelaire, per associazione di idee, si potrebbe paragonare ad un altro capolavoro della letteratura mondiale, Il Vecchio e il Mare di Ernest Hemingway, pubblicato circa un secolo dopo, nel 1952. In ambedue le opere viene sottolineata la lotta dell’uomo contro gli elementi della natura. Ma, a mio modo di vedere, nella poesia tratta da Les Fleurs du Mal , opera pubblicata nel 1857, il mare viene presentato come soggetto, assieme all’uomo; nell’opera di Hemingway, invece, il mare fa da sfondo alla vicenda vissuta da altri soggetti: il Vecchio pescatore cubano Santiago e la preda da lui cacciata, l’enorme “Marlin”, un pesce lungo cinque metri che, una volta catturato e non essendo possibile issarlo a bordo, viene trainato ma ridotto in lisca dai voraci pescecani.

Infine debbo precisare che già nel 2011 questo sito pubblicò la medesima poesia, nella sola versione italiana [1], dove è stata rispettata alla lettera la stesura dei versi in quartine. Nella mia versione, invece, pur rispettando la divisione in quartine, uso un “metro” diverso.
Fatta tale considerazione, leggiamo il testo originale:

 

L’homme et la mer

de Charles Baudelaire (da: Les fleurs du mal)

Homme libre, toujours tu chériras la mer!
La mer est ton miroir; tu contemples ton âme
Dans le déroulement infini de sa lame,
Et ton esprit n’est pas un gouffre moins amer.

Tu te plais à plonger au sein de ton image ;
Tu l’embrasses des yeux et des bras, et ton coeur
Se distrait quelquefois de sa propre rumeur
Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage.

Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets :
Homme, nul n’a sondé le fond de tes abîmes ;
Ô mer, nul ne connaît tes richesses intimes,
Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets!

Et cependant voilà des siècles innombrables
Que vous vous combattez sans pitié ni remord,
Tellement vous aimez le carnage et la mort,
Ô lutteurs éternels, ô frères implacables!

[2]

L’Uomo e il Mare

Uomo libero,
il mare è l’eterno tuo amore,
il mare è il tuo specchio
dove l’anima tua contempli
nell’infinito svolgersi
della sua lama;
né abisso meno amaro
è il tuo spirito.

Nella tua immagine
tuffarti t’è dolce
e con gli occhi e le braccia
a te la leghi,
ma al suon di questi gemiti,
indomiti e selvaggi,
dal suo palpitare a volte
si distoglie.

Discreti e tenebrosi entrambi:
uomo,
nessuno il fondo del tuo abisso
ha mai sondato;
mare,
ignote a tutti l’ intime tue ricchezze,
gelosi custodi entrambi
dei vostri segreti.

Eppur da secoli in guerra,
senza pietà o rimorso:
massacri e morte a voi son cari;
eternamente in lotta,
fratelli nella sorte.

Immagine: Uomo che guarda il mare, di Domenico Parisi (detto Ico Parisi) (1916-1996)
Disegno: inchiostro su carta; cronologia: post 1984
Collezione: Raccolte d’arte della Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi – Como (CO)