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Ponza – Le Forna

di Francesco De Luca
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C’è un divario fra la frazione di Le Forna e quella del Porto (impropriamente e colposamente chiamata Ponza)?
Certo. Già la distinzione lo denuncia. Ponza è il Comune di tutta l’isola e contrapporla ai nomi dei vari borghi evidenzia un malvezzo di vecchia data e non ancora eliminato.

Sono decenni che questa evidente divaricazione viene sottolineata eppure ancora persiste. Perché? Cerco di vederne le ragioni.

a) Lo dicono i Fornesi per rimarcare come il grosso dell’interesse economico, sociale, strutturale sia appantanato fra il Lanternino e Santa Maria. Lì si uccide il maiale, lì ci si spartisce la carne. A Le Forna arriva un po’ di sangue. Anche quello serve, nulla da dire, ma vuoi mettere il ‘sanguinaccio’ con le salsicce? Non c’è paragone. Tant’è che si rosica, da parte dei Fornesi, che “quando il Porto è saturo… allora qualcosa arriva a Le Forna”. Risulta vero? Non so se sia vero ma basta muoversi ad agosto e si assiste alla debordante folla per il corso Pisacane – Sant’Antonio, mentre a Le Forna il passeggio è sporadico. I locali di ristoro al Corso sono strapieni, con clienti in attesa, e… a Le Forna c’è normale

b) Lo dicono i Ponzesi del Porto per evidenziare come la situazione logistica non ammetta deroghe: la presenza del porto, i pontili, la passeggiata ricca, illuminata favoriscono il soggiorno al Porto.

Da queste evidenti osservazioni i Fornesi traggono la conclusione che i ponzesi del porto sono privilegiati; i Ponzesi del porto traggono la conclusione che gli ‘interventi’ (amministrativi e politici) devono privilegiare la loro parte dell’isola perché più adatta a rispondere alle richieste turistiche.
Apparentemente divergenti ma sostanzialmente simili i due ragionamenti. Ognuno privilegia il proprio territorio a danno dell’altro.

Deriva da questa visione tutta una serie di conseguenze distorte, talvolta malevole, e irrimediabilmente sbagliate. Faccio soltanto due esempi per non cadere nella chiacchiera. Bene: i Fornesi si buttano ad imitare pedissequamente le iniziative dei compaesani del Porto e vorrebbero installare pontili in tutte le cale, e impiantano lettini, baretti e ristoranti ovunque (come hanno fatto quelli del Porto in passato, e a loro è andata bene). I ponzesi del Porto vorrebbero ampliato l’attuale porto per ospitare le navi-crociera, per avere più spazio per attraccare motoscafi e gommoni da diporto.
Una miopia totale. Perché? Perché ogni soluzione che tenda a intensificare il traffico (barche e villeggianti) danneggia il territorio. Le nostre cale sono minute e… di pregio; i sentieri che dal mare portano ai caseggiati sono delicati e da salvaguardare!

E’ evidente quanto sto affermando. Allorché si avveri che taluni posti sono sovraffollati si assiste allo scempio del territorio e al disagio di chi dimora stabilmente. I raduni notturni sulle spiagge devastano il litorale, sporcano le stradine, alimentano disturbo sonoro e relazionale.

Non sono considerazioni elevate, queste, sono di comune possesso e occorrerebbe che alimentassero discussioni per trarre direttive di convivenza civile.
Ma le forze politiche latitano. Bisticciano fra di loro. Per cosa? Per cosa?