di Rita Bosso
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Il cortometraggio Confinati a Ponza si aggiudica tre premi all’International Film Fest di Montecarlo: quale migliore film, per la migliore regia e per la migliore fotografia.
Il film, realizzato nel 2016, è tratto da un testo di Alberto Gentili.
Francesco Cordella ne è regista, sceneggiatore e protagonista nel ruolo di Benito Mussolini.
La vicenda si svolge nell’estate del 1943. Benito Mussolini (interpretato da Cordella) e Pietro Nenni (Peppino Mazzotta) siedono allo stesso tavolo e consumano i pasti preparati da Luisa (Carmen Di Marzo). Sono stati amici in gioventù, hanno condiviso il carcere, poi le loro strade si sono separate. Oltre vent’anni dopo si ritrovano a Ponza: “Scherzi del destino”, commenta Nenni.
Nella realtà non vi fu alcun contatto tra i due, né avrebbe potuto esservi.
Mussolini è relegato a Ponza dal 28 luglio ’43 sino all’otto agosto.
Nel pomeriggio del 24 luglio 1943 si riunisce il Gran Consiglio del Fascismo, organo di consultazione ed orientamento, composto dalle personalità più eminenti del partito fascista. L’Italia partecipa alla Seconda Guerra Mondiale, gli ultimi eventi – lo sbarco degli Alleati in Sicilia, il bombardamento di Roma del 13 luglio – fanno presagire la sconfitta imminente.
Nella seduta del Gran Consiglio viene letto e votato a maggioranza l’ordine del giorno Grandi, con il quale si sfiducia Mussolini. Il giorno successivo Mussolini chiede udienza al re; alle 17 è ricevuto, riferisce l’esito del voto, apprende che è stato nominato a capo del governo il Maresciallo Pietro Badoglio.
Mussolini è preso in consegna dai carabinieri: gli si spiega che è una misura adottata per proteggerlo, in realtà è agli arresti. È trasferito in una caserma; la nazione apprende dal giornale radio della sera che “il re ha accettato le dimissioni” dell’ex duce.
Due giorni dopo, la sera del 27 luglio, un’automobile lo conduce a Gaeta; il trasferimento avviene in segreto, Mussolini è convinto che lo stiano portando alla sua casa di Rocca delle Caminate, in Romagna.
La corvetta Persefone lo conduce a Ventotene; il direttore della colonia confinaria dichiara di non poter garantire l’incolumità dell’ex duce, dal momento che sull’isola si trovano relegati ottocento confinati antifascisti.
Il Persefone si dirige allora a Ponza; ormeggia intorno alle dieci. Si decide di condurre Mussolini a Santa Maria; abiterà nella casa in cui ha alloggiato il ras etiope Immerù, confinato a Ponza nel 1936. Le case circostanti vengono fatte sgomberare.
Mussolini raggiunge Santa Maria con una barca. Nei giorni successivi è sottoposto a sorveglianza strettissima: si teme che possa essere raggiunto da confinati – sull’isola ne sono rimasti alcuni- intenzionati ad ammazzarlo, oppure da sostenitori desiderosi di liberarlo; soprattutto si teme che possa essere trovato dai tedeschi che lo stanno affannosamente cercando, che ottengono in ritardo poche e parziali notizie, come dimostrano i telegrammi che l’ufficiale Kappler spedisce a Berlino.
Mussolini fa recapitare al parroco Luigi Dies un biglietto con la richiesta di celebrare una messa in memoria del figlio Bruno, morto due anni prima in un incidente aereo; acclude mille lire e un libro sulla Vita di Gesù, in cui ha sottolineato e annotato alcuni passaggi; il parroco rievoca l’episodio nell’opuscolo Istantanea Mussoliniana.
L’ex duce fa qualche bagno di mare e una sera, dopo l’inizio del coprifuoco, viene condotto al porto per una passeggiata. Resta a Ponza sino all’otto agosto; nel diario annota: “Verso l’una sono stato svegliato con le seguenti parole: Pericolo in vista! Dobbiamo partire! Mi sono vestito in tutta fretta, ho raccolto i miei oggetti e le mie carte e mi sono recato su un incrociatore che mi attendeva. Sono salito a bordo ed ho incontrato l’ammiraglio Maugeri che mi ha detto che la nuova tappa era l’isola della Maddalena, presso la Sardegna”.
Da La Maddalena Mussolini fu portato a Campo Imperatore, dove i tedeschi lo liberarono.
Ad aprile del 1945 fu catturato dai partigiani e giustiziato.