Ambiente e Natura

I segreti del polpo

di Luciano Bernardo

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Mi chiamo polpo, anche se molti mi chiamano polipo. Il mio nome scientifico, che corrisponde un po’ al vostro cognome e nome, è Octopus vulgaris: octopus, perché ho otto “piedi”, e vulgaris, cioè comune. Appartengo al gruppo dei molluschi e alla classe dei cefalopodi, che letteralmente significa”testa e piedi”. In effetti, il mio corpo ha una forma a sacco e sembra una grossa testa. Dentro sono contenuti i miei organi, compreso il cervello. A proposito, non per vantarmi, ma sono considerato molto intelligente. Per capirlo basta guardare i miei occhi, che non sono mica freddi e inespressivi come quelli di un pesce. Sono anche “periscopici” , cioè posso allungarli per guardarmi meglio intorno. Naturalmente, ho anche un cuore, anzi ne ho ben tre! Uno principale, che pompa il sangue in tutto il corpo, e altri due, che gli danno un’altra spinta per raggiungere le branchie e ossigenarsi. Inoltre, sono un animale dal sangue blu! Il mio sangue, infatti, contiene un pigmento azzurro chiamato emocianina, al posto della vostra emoglobina. Le branchie sono costantemente bagnate dall’acqua di mare che entra da un’apposita apertura e fuoriesce da un sifone detto “imbuto”.  La mia bocca si trova sotto il “capoccione” ed è provvista di un becco simile a quello dei pappagalli, ed ho otto braccia munite di due file di ventose.

Mi sposto sul fondo utilizzando le braccia, ma all’occorrenza posso essere molto veloce. Sapete come faccio? Comprimo il mio corpo in modo da espellere con forza l’acqua dal sifone. Come conseguenza, schizzo via nella direzione opposta, come un piccolo jet. Sono un tipo solitamente notturno.  Di giorno, sto nella mia tana che per sicurezza chiudo con un mucchietto di sassi, mentre la sera vado a caccia.

I granchi sono la mia passione, li afferro con i tentacoli e con un morso inietto un veleno che li immobilizza. Gradisco anche i molluschi , ma qualche volta non riesco a estrarli dalla conchiglia. Allora, la perforo con la mia lingua ruvida, detta “radula”, e inietto il veleno che uccide il mollusco, così posso estrarlo con facilità. Gli avanzi dei miei pasti, potete trovarli vicino alla tana. Nella mia pelle ci sono speciali cellule pigmentate (i cromatofori) che mi consentono di cambiare colore e mimetizzarmi con l’ambiente. Il motivo per cui cerco di passare inosservato è semplice, se non mi vedono non mi mangiano! Per completare il camuffamento, posso diventare bitorzoluto e anche “cornuto”. Purtroppo i miei nemici, come la cernia e la murena, qualche volta riescono lo stesso a individuarmi.  In questo caso, provo a spaventarli trasformandomi in un “fantasmino”, tutto bianco con gli occhi scuri.

Se non funziona, ho un altro asso nella manica: scarico una nuvola d’inchiostro per disorientarli e fuggo via. A volte, neanche questo trucco funziona e finisco nelle loro fauci. Per liberarmi, posso decidere di sacrificare uno dei miei otto tentacoli che tanto ricrescerà in fretta. Ho un carattere solitario e cerco compagnia solo nel periodo della riproduzione, quando m’avvicino a una femmina e introduco nel suo corpo, con un tentacolo speciale, chiamato “ectocotile”, dei pacchettini contenenti gli spermatozoi.  Qualche giorno dopo l’accoppiamento, lei attaccherà le uova fecondate, decine di migliaia di piccole sfere bianche, alla volta della sua tana. Per circa due mesi, non le abbandonerà neanche per un istante. Le proteggerà da pesci e altri abitanti del mare e provvederà a tenerle pulite e ossigenate, soffiando acqua col sifone. Impegnata in tutto questo, mamma – polpo smetterà di nutrirsi e morirà dopo la schiusa. Purtroppo, così è scritto nel libro della natura. Da quel momento, i nuovi nati dovranno cavarsela da soli.

Per quanto mi riguarda, avrò anch’io poco altro tempo.
La nostra vita dura solo 1-2 anni.

 

NdA: tutte le foto sono dell’autore tranne quella del polpo “fantasmino” ricavata da un filmato

 

Foto inviate da Silverio Guarino (Cfr. Commento)

 

Foto inviata da Adriano Madonna (Cfr. Commento)

 

Polpo in casa con vista

4 Comments

4 Comments

  1. Silverio Guarino

    15 Ottobre 2019 at 11:16

    Complimenti per il bell’articolo, raccontato dalla parte del polpo!
    Nella foto… sono io a Lucia Rosa, che gioco con un polpo (poi rigorosamente rimesso in libertà) per la curiosità dei turisti della Cooperativa Barcaioli. Questa estate.

    Foto allegate all’articolo di base a cura della redazione

  2. Luisa Guarino

    15 Ottobre 2019 at 18:03

    Mi piace tantissimo quest’articolo di Luciano Bernardo, rigoroso sotto il profilo scientifico e originale perche’ scritto… dal polpo in persona. Una sola cosa mi ha rattristato: sapere che la sua vita e’ cosi’ breve. Un’altra cosa invece mi ha rallegrato, anche se la sapevo gia’: la trasformazione di mio fratello, che da ragazzo faceva delle vere e proprie “strutte” del simpatico animale dagli otto tentacoli (in dialetto “cerni”) in un suo affettuoso intrattenitore. Ma c’e’ da dire che Silverio con i polpi ha sempre amato giocherellarci.

  3. Adriano Madonna

    15 Ottobre 2019 at 22:00

    Davvero un bell’articolo. Fresco, brioso e scientificamente valido. Mi sembra che tanti anni fa scrissi anche io sul polpo tra le pagine di “Ponza Racconta”, forse all’interno di un articolo dal titolo “I cefalopodi”. Se non erro, mi soffermai forse sulla filogenesi del polpo, cioè sulla sua evoluzione. In ogni caso ho letto con piacere questo scritto. Faccio i miei complimenti all’autore.
    Allego foto di polpo in bottiglia (nell’articolo di base).

    NdR: del polpo il prof. Adriano Madonna ha scritto in Cephalopoda (1) e Cephalopoda (2)

  4. La Redazione

    24 Ottobre 2019 at 12:39

    Trovata per caso, riguardando vecchi articoli, una impressionante testimonianza di Domenico Musco sul comportamento inusuale di un grosso polpo a 20 metri di profondità.
    Leggi qui:
    http://www.ponzaracconta.it/2014/02/07/racconti-subacquei-quasi-incredibili/

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