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Epicrisi 245. Nostalgia dei costardelli

di Sandro Vitiello

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I miei settembre ponzesi – quelli della mia infanzia – avevano colori completamente diversi dalle estati di luce e di calore.
Era il tempo della vendemmia, del mare vissuto in altro modo e delle relazioni personali che prendevano un altro ritmo. Che ci avrebbe accompagnato per tutto l’inverno.

In quel mese, quando la scuola iniziava in ottobre, mi è capitato spesso di accompagnare mio padre a pescare.
Quando lui lo faceva di mestiere.

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In settembre c’erano i costardelli – quelli che assomigliano alle aguglie ma che sono un po’ più piccoli- e c’erano le lampughe, i fanfari e le cerniole.
I costardelli si pescavano solo se trovavamo la disponibilità dei delfini che con i loro eleganti salti bloccavano la corsa dei pesci, acchiappati poi con una rete a circuizione.
Per gli altri bisognava sperare di trovare in mare qualche pezzo di legno alla deriva; anche un pò di canne di fiume ammucchiate dalla corrente marina andavano bene.
C’erano pure i tonnetti, pescati con le piume delle galline.
Rigorosamente bianche.

Racconto questo per andare sì a dei bei momenti ma anche per ricordare che la nostra gente si è salvata in epoche ben più difficili di quella attuale, adattandosi al corso delle stagioni.
Ogni occasione era buona per portare a casa qualcosa.
Si lavorava la terra e si pescava in mare, si praticava lo stracquo per avere legna da bruciare o per sistemare le viti.
Ci si arrangiava a sistemare le abitazioni e a preparare gli attrezzi della pesca.
Quando c’era abbondanza di cibo lo si conservava per le stagioni scarse.
Era normale.
I soldi erano pochi ma nessuno moriva di fame.
Mancava l’istruzione e se volevi studiare dovevi andare a chiuderti in un seminario.
Anche senza vocazione. Mancava il lusso perché forse non c’erano neanche occasioni per esibirlo.
Quest’isola aveva una sua armonia.
C’erano comunque mille problemi e dovrei scriverne per qualche ora ma per questa volta cercherei di raccontare cose belle.

Veniamo all’attualità.
Settimana un po’ moscia per quanto riguarda gli scritti pubblicati.
Merita attenzione lo scritto di Paolo Iannuccelli [2] dedicato a cala Fonte.

[3]

 

Sono passate due estati da quando è stata chiusa e la comunità di quella parte dell’isola paga pesantemente questa situazione. Di fatto il numero di presenze nelle abitazioni di cala Caparra sono diminuite significativamente.
Meno lavoro anche per i negozi e per i locali pubblici. E’ un dato di fatto.
Senza dimenticare il ristorante “da Igino” e “u Russulill”. Attività bloccate.
Speriamo che il 2020 sia l’anno giusto. Bisogna crederci.

Di questa estate che ha ancora un giorno di vita – secondo il calendario – ricorderemo le tante iniziative culturali che hanno arricchito le serate ponzesi. Anche in questa ultima settimana ne abbiamo avuto conferma.
Ormai alla seconda edizione “alla scoperta di Eea” [4] che raccoglie la partecipazione dei tanti professionisti della ristorazione locale e delle attività legate al turismo.
Ci sono stati momenti di riflessione e momenti di promozione. Può fare solo bene alla nostra comunità.

Venerdì sera a Le Forna c’è stata la replica della serata dedicata al naufragio davanti a Forte Papa. [5]
Tanta gente, tanto interesse.

[6]

 

Lunedì sera ci sarà l’appuntamento davanti alla chiesa della SS Trinità [7], a Ponza porto, dedicato allo stato di salute del Mediterraneo e sarà un’altra occasione di incontro.
Ponza al centro del Mediterraneo? Forse no ma sicuramente al centro dei mari italiani. Dovremmo ragionarci, su come valorizzare questa situazione.
Bellissimo lo scritto del comandante Altomare [8] dedicato ai suoi ricordi ponzesi al Fieno. Il vino regala anche queste emozioni.

Ho un ricordo di un fine settimana sulle colline del Prosecco, tra Conegliano e Valdobbiadene.
Abbiamo dormito in quella che era stata la casa di Nino Mura, un intellettuale campagnolo, amico di Zanzotto.
In un libro a lui dedicato si racconta la stessa scena. Due elementi uniscono le due storie: l’amicizia e il vino.

Bene fa fatto Enzo di Fazio [9] a segnalare la brutta abitudine di tanti ad abbandonare i rifiuti in giro.
Bello il racconto familiare di Silverio ‘i bancherrotta [10]. E poi che belli i soprannomi ponzesi!

Ricordiamo lo scritto di Franco De Luca [11] in sintonia con la festa di santa Candida, venerdì a Ventotene.
Un saluto ai nostri amici di quell’isola.

Leggo con piacere della partecipazione di Franco Cordella [12] alla fiction “Un posto al sole”.
Complimenti a lui e alla fiction, così longeva.

Emilio Iodice ha concluso il racconto della vita di Amelia Earhart. [13]

[14]

La storia è bella ma il messaggio che porta con se è fondamentale. Copio le parole di Emilio:
Dopo quasi un secolo dalla sua scomparsa, Amelia Earhart ancora ispira. Ci parla. Ci incoraggia a seguire le nostre ispirazioni e a saltare nella cabina di pilotaggio dei nostri sogni e volare.
Noi ora abbiamo bisogno di lei più che mai.

E’ venuto a mancare in questi giorni Salvatore Feola a Le Forna. [15]
E con questo direi che è tutto.

Alla prossima, quando sarà.