di Emilio Iodice
(traduzione di Silverio Lamonica)
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La Passione per il volo e il coraggio nel sostenerla (6)
La Saga di Amelia Earhart nel condurre le donne a volare – L’ultima puntata
[prosegue dal paragrafo L’ultimo volo: (…) L’aereo di Amelia Earhart sparì e partì la ricerca più grande e più lunga della storia mondiale]
Le teorie circa la sparizione, spaziavano dalla sopravvivenza a un incidente nel Pacifico, fino al suo assassinio da parte dei giapponesi sull’isola di Saipan, riportata nel 1960.
Fred Goerner, autore di Search for Amelia Earhart (Alla Ricerca di Amelia Earhart), 1966, ebbe uno scambio epistolare con Leo Bellarts, Capo marconista dell’Itasca, dopo che Goerner chiese informazioni a mezzo stampa. Qui di seguito, la lettera di Bellarts a Goerner del 1961 (Archivi: Cutter Guardia Coste Itasca).
28 novembre 1961
1920 State St
Everett, Washington
Sig. Fred Goerner
c/o KCBS
San Francisco, California
Caro Signor Goerner,
Ho appena ricevuto una lettera aperta dal giornale di San Diego, in merito al vostro tentativo di stabilire l’identità di alcune ossa e denti che avete trovato a Saipan. Avendo un interesse di lunga data in merito alla storia di Earhart, sono proprio curioso di sapere perché voi credete che Earhart sia finita a Saipan.
L’anno scorso credo che voi abbiate cercato di identificare un generatore di aereo come appartenente al velivolo della Earhart. Sono sicuro che se una ricerca sia stata fatta intorno a Saipan, si sarebbero potuti trovare molti aerei e loro parti dalle migliaia che vi potrebbero essere depositati, ma nessuna proviene dall’aereo di Earhart.
La mia curiosità deriva dal fatto che credo di essere stato uno dei pochi ad aver sentito l’ultimo messaggio dall’aereo di Earhart. Ero il capo marconista sulla USGC Itasca presso l’isola Howland, durante il suo viaggio sfortunato. Avendo praticamente ascoltato ogni trasmissione che lei fece dalle 2 circa fino all’incidente, quando la sua voce si sentì molto forte e chiara, vi posso assicurare che ella precipitò molto vicino all’isola di Howland. L’unica isola vicino a Howland dove avrebbe avuto la possibilità di atterrare, poteva essere l’isola di Baker, ma lei non atterrò lì.
Considerando l’aumento della forza del suo segnale, dalla prima all’ultima trasmissione, non mi lascia alcun dubbio che ella riposi in pace in fondo al mare, non oltre 100 miglia da Howland. Se aveste potuto ascoltare l’ultima trasmissione, la nota frenetica, quasi isterica, nella sua voce, anche voi vi sareste convinto della sua fine, ma non a Saipan.
Credo fermamente che agli occhi del pubblico lei sia morta da eroina e penso che fosse il suo desiderio.
Cordialmente
Leo G. Bellarts
Lieut USGC (Ret)
30 novembre 1961
Conclusione
“Amelia Earhart è, nella storia, l’aviatrice più illustre ed una delle donne più famose del suo tempo. Quale carismatica ‘Signora dell’Aria’ d’America, stabilì molti record nell’aviazione, ivi compreso essere diventata la prima donna a volare come passeggera attraverso l’Atlantico.
La prima donna (e la seconda persona dopo Lindberg) a sorvolare in solitaria l’Atlantico nel 1932 e la prima persona a volare da sola attraverso il Pacifico, da Honolulu, Havaii, ad Oakland, California, nel 1935. In un’era in cui gli uomini dominavano l’aviazione, lei fu davvero una pioniera” (Columbia Encyclopedia 2012, Amelia Earhart).
I suoi successi comprendono:
- Il record femminile di altitudine, 14.000 piedi ( 1922 )
- La prima donna a sorvolare l’Atlantico ( 1928 )
- Record di velocità per km 100 e con un carico di 500 libbre, pari a 230 chili (1931)
- La prima donna a volare un autogiro aereo (1931)
- Altitudine record per autogiro 18.415 piedi ( 1931)
- La prima persona a sorvolare gli USA in autogiro (1932)
- La prima donna a sorvolare l’Atlantico in solitaria (1932)
- La prima donna a sorvolare l’Atlantico per la seconda volta (1932)
- La prima donna a ricevere la Croce di Volo al Merito (1932)
- La prima donna a volare no stop, costa a costa, attraverso gli Stati Uniti (1933)
- Record femminile di velocità transcontinentale (1933)
- La prima persona a volare in solitaria tra Honolulu, Haway e Oakland, California (1935)
- La prima persona a volare in solitaria da Los Angeles, California, a Città del Messico (1935)
- La prima persona a volare in solitaria no stop da Città del Messico a Newark, New Jersey (1935)
- Record di velocità di volo Est-Ovest da Oakland, California a Honolulu, Hawaii (1937)
- La prima persona a volare in solitaria dal Mar Rosso a Karachi (1937)
(Dal sito web del Museo Aeronautico-Spaziale e Wikipedia, Amelia Earhart)
Amelia era più di un semplice pilota ed una femminista. Era una leader. Si prese la responsabilità delle sue dichiarazioni e del suo credo, guidati con l’azione. Era onesta e, a dispetto della tremenda montatura pubblicitaria dei media, da cui fu assediata, mantenne un senso di integrità. Fece certamente degli errori. Era umana, ma fissò per se stessa alti standard di onore, che lei spesso non riscontrava negli altri. Amelia rimase più volte ferita e delusa, ma ciò non la cambiò, né le fece perdere di vista il suo destino, la sua missione e l’obbligo verso coloro che la stimavano. Per milioni di fan devoti, Amelia era un modello, di cui seguivano ogni parola ed avventura.
Il suo successo non consisteva nel battere i record dell’aviazione o di superare le barriere per le donne. Era tutto questo e altro ancora. Fornì un esempio di coraggio, successo e di non temere l’invidia, la critica, l’ignoranza e l’indifferenza. Raggiunse il successo senza arroganza. Amelia era sempre se stessa.
Dire, come sostengono i critici, che la sua leggenda continui perché i media ripropongono la sua immagine come un’icona, oltre al fascino della sua tragica sparizione, è pericoloso. Ciò minimizza le qualità di un personaggio notevole, che per la gente di tutte le età e professioni ancora regna come un punto di riferimento, nel tempo e nello spazio.
L’umiltà era il pregio di Amelia Earhart; scaturì perché conosceva se stessa, le sue debolezze, i suoi limiti, accorgendosi – forse – che non era la migliore aviatrice. Mai lo disse, né lo sostenne. Invece, elogiava costantemente i suoi coetanei, perfino quando denigravano i suoi successi.
Minimizzava le sue gesta, collocandole nel più ampio contesto dei successi umani. Il ruolo di Amelia, come donna, era la sua visione di raggiungere ciò che era naturale e destinato ad essere tale.
Per Amelia Earhart, l’uguaglianza era una cosa normale, come il sorgere e il tramonto del sole, e la posizione delle stelle nell’universo.
Ad Amelia Earhart si ispiravano le giovani donne, allevate per esercitare una determinata professione, per il matrimonio e la maternità. Lei dava loro la speranza.
Dopo il suo affascinante volo in solitaria da Honolulu a San Francisco, Earhart ritornò nella sua città, a Chicago. Davanti all’Orchestra Sinfonica di Chicago si rivolse alla folla. Il suo modo di esprimersi rivelò la sua genuina modestia e il senso dell’humor. Ecco ciò che fu scritto per quella serata.
“Nel Chicago Tribune, Waine Thomas riportò che il pubblico dell’Orchestra Sinfonica in sala, composto in gran parte da donne, sentì parlare la Earhart, ‘con disapprovazione’ del suo valore di aviatrice come un progresso per l’aviazione. Sebbene la signorina Earhart abbia parlato con cura di pochi momenti tristi, quando lei portò via un pesante carico di benzina sottovento da un campo fangoso sul suo volo del Pacifico, riferì che quello fu il lato più lieve ‘della mia piacevole serata’ che la stressò. C’era anche un po’ di orgoglio nel riferirsi al fatto che, durante il suo viaggio in volo, aveva percorso esattamente 2.038 miglia, anche se aveva effettuato il volo come un peso morto. Subito dopo aver lasciato le isole, si interruppe il programma di trasmissione commerciale da una stazione radio di Honolulu, su cui era sintonizzata. Lei riferì: Ascoltavo la musica, quando un annunciatore disse ‘La Signorina Earhart è decollata col suo aereo per San Francisco’. E poiché ero seduta a 8.000 piedi col motore proprio di fronte a me, pensai: Che impertinente quel radio operatore che parla di me.” (dagli Archivi dell’Orchestra Sinfonica di Chicago).
Coloro che l’ascoltarono furono colpiti dalla sua arguzia, calma, fascino, dignità e da una natura modesta e rispettosa verso chi l’ascoltava; qualità che si trovano spesso in veri eroi ed eroine.
Dopo quasi un secolo dalla sua scomparsa, Amelia Earhart ancora ispira. Ci parla. Ci incoraggia a seguire le nostre ispirazioni e a saltare nella cabina di pilotaggio dei nostri sogni e volare.
Noi ora abbiamo bisogno di lei più che mai.
[Amelia Earhart (6) – Fine]
Per le puntate precedenti digitare Amelia Earhart nel riquadro “Cerca nel Sito, in Frontespizio
File .pdf del lavoro di Emilio Iodice (testo in inglese completo di figure e note):
E. Iodice. The Passion to Fly and to the Courage to Lead. 29 pagg
Nota del Traduttore
– Per l’approfondimento delle note e la bibliografia, si rimanda il lettore al testo originale
– Per la biografia dell’autore, prof. Emilio Iodice http://www.ponzaracconta.it/2018/10/31/emilio-iodice/
Appendice
Allegato al commento di Sandro Russo del 17 sett. (in fondo a questa stessa schermata)
Sandro Russo
17 Settembre 2019 at 06:40
Ho ultimato ieri – e con vero piacere – la lettura delle sei puntate che Emilio Iodice ha dedicato alla figura e all’esempio di Emilia Earhart, nell’ottima traduzione di Silverio Lamonica.
Ho anche cercato una ulteriore spiegazione di quel che il coraggio era per lei in alcuni scritti che ha lasciato. Ma devo dire con scarso successo. Certo era più portata per l’ardimento che per la scrittura (…o il mio inglese è scarso!); più che le parole mi sono sembrate importanti le imprese e i singoli atti della sua vita.
[Un suo componimento: “Courage”, testo e traduzione a fronte, è riportato nell’articolo di base].
Perché sono enormemente attratto dal coraggio (così come Emilio, del resto). Ne ho letto tanto, ma l’essenza ancora mi sfugge. Tenderei anche a distinguere tra l’atto coraggioso sporadico, dettato dall’urgenza di sfuggire ad una situazione di pericolo, e le imprese audaci pianificate e perseguite nel tempo, come è stato il caso di Amelia Earhart: quella è vera passione; quasi una predestinazione.
Certo che i tempi sono molto cambiati: il mondo si è ristretto e l’avventura è morta!
Un’epopea del coraggio – anche in un campo e in situazioni totalmente diverse, ma simili a quella delle imprese eroiche dell’aviazione agli inizi e dell’accesso delle donne al volo – è stata raccontata sul Sito per la conquista dell’Antartide [digitare Shackleton nel riquadro “Cerca nel sito” (cinque articoli) e consultare “Shackleton (5). Cosa dicono e lasciano scritto gli uomini, prima di morire” per le considerazioni conclusive.
Storie affascinanti, anzi mi meraviglia che Emilio non ne abbia ancora parlato nei suoi libri (ho recentemente affrontato il suo “Quando il coraggio era l’essenza della leadership”; 2018).
Emilio Iodice (in inglese, con traduzione)
17 Settembre 2019 at 15:07
Dear Sandro: Thank you for the splendid comments. Actually, the story of explorer Ernest Shackleton is used constantly in courses of leadership like the ones I have taught. You are correct in that his example is one of the most compelling stories of courage, survival, teamwork and crisis management. After he realized his ship was frozen and could not move, he changed his goals. He was determined to save the life of his crew and he succeeded. In fact, his men felt he was such a great leader that they wanted to be with him on his next adventure. Harvard Business Review wrote an excellent case study about him that we use in leadership and it can be found at this site: http://www.gonder.org.tr/wp-content/uploads/2015/12/salvipdf.pdf
Best wishes to you and all, Emilio
Traduzione (a cura della Redazione)
Caro Sandro, grazie per lo splendido commento.
Effettivamente la storia dell’esploratore Ernest Shackleton è costantemente citata nei corsi di leadership come quelli nei quali ho insegnato. Sei nel giusto quando scrivi che il suo esempio è una delle più avvincenti storie di coraggio, sopravvivenza, spirito di gruppo e gestione della crisi. Dopo essersi reso conto che la sua nave era rimasta imprigionata nei ghiacci e non si sarebbe più mossa, egli cambiò i suoi obiettivi. Egli era determinato a salvare la vita del suo equipaggio ed ebbe successo. Infatti i suoi uomini sentirono che egli era un leader tale, da voler essere ancora con lui nella sua successiva avventura.
La Harvard Business Review ha scritto un eccellente saggio su di lui che usiamo nei corsi di leadership e che si può trovare a questo sito:
http://www.gonder.org.tr/wp-content/uploads/2015/12/salvipdf.pdf
I migliori auguri a te e a tutti
Emilio