





|
|||
La storia raccontata dai film (10). La memoria dell’8 settembre nel cinemadi Gianni Sarro . L’8 settembre 1943 il Regno d’Italia collassa. Sono le 19.43 quando la radio trasmette lo scarno comunicato del maresciallo Badoglio che annuncia la firma dell’armistizio tra Italia e Anglo-Americani. Nella Penisola esplode l’entusiasmo (più o meno lo stesso che tre anni prima, il 10 giugno del 1940 aveva accolto le roboanti parole con le quali Mussolini annunciava l’entrata nel secondo conflitto mondiale), il pensiero di tutti è che la guerra è finita.
Per far sì che venga mantenuta la memoria di tale sfracello (per comprenderne bene la portata, bisogna capire che il punto non è se era giusto o meno uscire dalla guerra, bensì quello che uno Stato non può voltare le spalle a sé stesso, evaporare, squagliarsi, non farsi trovare al proprio posto dall’oggi al domani, in barba ad ogni etica) e capire cosa ha rappresentato nella realtà e nell’immaginario dell’Italia, di allora e di oggi, il cinema è uno strumento fondamentale. La narrazione cinematografica dell’8 settembre è ricca e articolata, principalmente nel triennio 1960-62, quando in Italia si fa strada l’ipotesi di una fase politica riformista che sfocerà nel primo governo di centro-sinistra, che vede la partecipazione del P.S.I di Nenni e alla presidenza del consiglio Fanfani. Il rinnovato clima politico ha tra le sue peculiarità quello di far riscoprire l’antifascismo come valore comune. Questa riscoperta è una sorta di via libera anche per il cinema, che in quel triennio sforna venticinque titoli che parlano del fascismo, e quindi anche dell’otto settembre. Tra i titoli più interessanti, per le diversità stilistiche che intercorrono tra di loro, ricordiamo Tutti a casa, di Luigi Comencini del 1960, Il carro armato dell’otto settembre, di Gianni Puccini, del 1960, I due marescialli, di Sergio Corbucci del 1961, Le quattro giornate di Napoli, di Nanni Loy del 1962, I due colonnelli, di Steno del 1963, In nome del popolo sovrano, di Gigi Magni del 1990, Mediterraneo, di Gabriele Salvatores, del 1991. Di Tutti a casa abbiamo trattato l’anno scorso (leggi qui). Le quattro giornate di Napoli, di Nanni Loy sceglie una narrazione basata su ricerche d’archivio, lo stile adottato dal regista sembra scegliere un punto di vista oggettivo, tradito in parte, come nota acutamente Morando Morandini nel suo Dizionario dei film da una colonna sonora in cui c’è: ‘..qualche tarantella di troppo…’. Ad ogni modo il film piacque molto alla stampa specializzata, con qualche distinguo per quel che riguarda la critica di sinistra che trovò contraddittoria la scelta di Loy di non mostrare nessun fascista ‘cattivo’, come, viceversa, aveva fatto due anni prima Florestano Vancini in La lunga notte del ’43. Anche il pubblico premiò il film, che colse un ottimo risultato al botteghino, registrando un incasso intorno ai 700.000.000.
Mediterraneo, del 1991, guarda la Storia da lontano, non riesce ad identificarvisi. La Storia per Salvatores è avvolta nella nebbia, l’autore si distacca dalla realtà. Bisognerà aspettare l’irruzione del Cavaliere e lo sdoganamento della destra per vedere il cinema ridestarsi. Tra i registi italiani più giovani solo Mario Martone con Noi credevamo del 2010 dimostra di saper affrontare la grande Storia con mano ferma. Infine una nota divertente e in qualche modo provocatoria. Mi riferisco alla scelta d’includere nell’elenco dei film dedicati all’8 settembre In nome del popolo sovrano di Gigi Magni. Il film, come del resto tutti quelli di quest’autore a volte sottovalutato, ha una duplice lettura (che abbiamo sottolineato anche per La grande guerra), quella di narrare la vicende della Repubblica romana (1949) che ha il suo incipit con la precipitosa fuga di Pio IX che tanto ricorda un’altra fuga, altrettanto precipitosa e esecrabile: quella di Vittorio Emanuele III il 9 settembre del 1943. [La storia raccontata dai film (10) – Continua] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
|||
Ponza Racconta © 2021 - Tutti i diritti riservati - Realizzato da Antonio Capone |
Commenti recenti