Ambiente e Natura

Vide che t’hanne sapute fa’, queste Penelopi

di Enzo Di Fazio

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Quando, a metà settimana, arrivo ai cameroni lo scirocco che caratterizza la giornata fa percepire ancora di più l’umidità dei locali. Un ventilatore al centro della sala può far ben poca cosa per alleviare il disagio provocato dal caldo. C’è ancora confusione per cartoni e contenitori vari da rimuovere ed alcune Penelopi sono già al lavoro.

Vedo Rosanna in fondo intenta a sistemare il tombolo ed i merletti che esporrà.

Più in là c’è Eleonora (Norina) che scarta  le ceramiche con cura, immagino la stessa con cui le accarezza mentre le lavora.
– Ho sperimentato per molti anni che “fare” ceramica è il mio modo di colorare il mondo, guardarlo con gli occhi di un bambino e rendere il mio tempo più gioioso e fertile – dice di sé e per rafforzare questa idea ricorre anche ai versi di Edgar Lee Masters tratti dall’antologia di Spoon River.

Il fieno 

Al centro, sulla destra, Lucia raddrizza un bellissimo volto di Cristo che, fatto con filamenti di carta usciti da una macchina per le tagliatelle, ha appena appoggiato alla parete. Mi incuriosisce molto il suo modo di creare.

Ricorre a tante tecniche: dal découpage al pirografo, dalla cartapesta al quilling utilizzando di tutto: carta, giornali, pane, corde. chicchi di caffè…
Di lì a poco arriva Daniela con le sue sculture di pietra. Le poggia su altri banchetti, avvolte anche queste in panni e carta. Maneggia le sue creazioni con la stessa delicatezza con cui si trattano le porcellane.

Mentre le sistema mi soffermo a guardarle e mi meraviglia come il colore riesca a trasformare la durezza della pietra in plasticità. Non so spiegarmelo ma è questo l’incredibile effetto che mi trasmettono.
Non a caso L’anima nuova dei sassi è il titolo della sua esposizione.
Cosi scrive, tra l’altro, sulla sua presentazione: – I sassi che vengono dal mare e dalla terra hanno tante forme, girano fra le mani e attraverso il colore acquistano una nuova anima.

Il luogo scelto da Ornella per le sue esposizioni è a sinistra. E’ lì al museo fin dalle prime ore del mattino. E’ stata la prima ad arrivare e ha sistemato quasi tutto. Lampade, sculture di legno, sassi colorati sono combinati come se fossero elementi di arredo di un angolo della propria casa. Alla parete di sinistra le sue creazioni utilizzando il legno stracquato: un pesce appeso per la coda, uno che sporge la testa dal pelo dell’acqua, un altro che sembra sospeso su un ciuffo di mare.

Definisce Stracq–Art i suoi lavori:

Da pietre,
pietruzze,
rametti aguzzi;
da legni porosi,
radici nodose;
da immondizia
a bellezza

Questo sinteticamente il suo messaggio

Ofelia arriva più tardi e srotola un telo di iuta appendendolo ad uno dei bastoni che abbiamo utilizzato per i pannelli delle mostre già tenute al museo a giugno e a luglio e, come d’incanto, appaiono ninnoli, monili, oggetti di bijotteria che sembrano tanti piccoli pesci impigliati in una rete.

– Sono le albe e i tramonti, il bello e il cattivo tempo della mia isola che mi danno l’ispirazione per creare i miei monili – leggo in un quadretto appoggiato ad un tronco logorato e restituito dal mare la cui essenzialità e durezza si addolcisce con la bellezza dei gioielli e dei coralli che vi sono sopra.

Noto che tutte hanno un rapporto di amore e di rispetto con le proprie creazioni; nulla è lasciato al caso. Tanti piccoli gesti per sistemarli e per esporli alla giusta luce.
E’ la volta delle foto di Gaia che di professione fa la naturalista. Le ospita una parete dove ancora una volta un bastone restituisce la propria utilità accogliendo penzolante un telo.

Istanti di natura, così definisce i suoi scatti.
La passione e il fascino verso la natura mi hanno portata ad osservarla con occhi da studiosa, che spesso sono diventati occhi pieni di meraviglia. L’intento è quello di tradurre la meraviglia in una immagine fotografica – leggo in un quadretto posto di fianco alla foto di un uccello acquatico.

Subito dopo gli scatti di Teresa che è lì a spingere in parete l’ultimo chiodo per sistemare una bellissima immagine, quella di uno splendido gabbiano che sta planando

Conosco da tempo la passione fotografica di Teresa e la sua bravura per avere già esposto a Ponza in questi locali nel luglio 2016 con la mostra PonzArt arte d’Amare di cui abbiamo anche scritto su questo sito (leggi qui). Le sue foto sono “pulite” e nascono da un rapporto intimo con l’isola soprattutto quando questa d’inverno si spoglia della confusione e recupera la propria identità.

Ed ecco l’angolo riservato a Lisa con i suoi dipinti, acrilici su tela e su legno, dedicati a San Silverio.
Ha titolato il suo progetto “In arte San Silverio”, un omaggio che vuole essere – come lei stessa scrive nella propria presentazione – al contempo un ossequio al santo ed un saluto alla paradisiaca isola che l’ha ospitata.
Alcuni sono già appesi alla parete, altri sono a terra in attesa di essere sistemati.

Lisa  è  meticolosa, precisa; da buona architetta, prende le misure e bisticcia un po’ con i faretti perché non riesce a posizionarli nella maniera corretta in modo da dare “giustizia” alle sue opere.
“L’alleanza che non isola” il titolo, di grande effetto ed emblematico di questo nostro tempo, della prima tela in cui sono ritratti San Silverio e Santa Rosalia. Il lavoro è dedicato alle 849 persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo dall’inizio del 2019.

L’alleanza che non isola (acrilico su tela)

In arte San Silverio  (progetto grafico – stampa su cartone)

Incredibile la capacità di queste Penelopi di allestire la mostra con quello che hanno trovato nei locali del museo (15 banchetti scolastici, due separé, dei bastoni da tende attaccati ai muri),  e con quello che si sono procurate quasi a costo zero (dei sacchi di juta che contenevano caffè, qualche lenzuolo, degli spezzoni di rete da pesca, dei rami di finocchietto selvatico e delle canne che sono diventate piante di arredo e bouquet).

In serata arrivano quattro ventilatori, do una mano a montarli e a metterli in funzione grazie anche all’aiuto di Amelia.
Si fanno passi avanti nell’allestimento così come nel posizionamento dei faretti.
Il sabato mattino gli ultimi ritocchi, mentre Franco e io ci preoccupiamo di collocare il roll up sotto il palazzo comunale, di distribuire ancora qualche invito e “appiccicare” per il corso Pisacane le ultime locandine rimaste.

Per l’ora di pranzo la mostra è allestita ed è un piacere passarla in rassegna. Per scattare qualche foto e cogliere i particolari delle opere esposte e l’intimità della loro anima che solo il silenzio aiuta a farla emergere. Lo faccio da solo nel tardo pomeriggio quando con Franco portiamo il ghiaccio che dovrà raffreddare il vino offerto in omaggio dalle Cantine Migliaccio e di Casale del Giglio e che accompagnerà un piccolo rinfresco  preparato dalla pasticceria Bar Gildo.

Tutto fa un bell’effetto; il camerone ha cambiato muta, il suo spazio  ha perso “la freddezza” che di norma lo identifica; ora appare vivo, invitante, ricco di tante opere frutto di personalità diverse quante sono le Penelopi.

All’ingresso la parete dei dipinti di Lisa, i colori vivi degli acrilici, la loro combinazione, il tutto espressione di una vitalità giovane e dirompente, catturano subito il visitatore e lo guidano per il percorso che continua con le lampade, i sassi, i legni di Ornella, i monili di Ofelia, le piccole case-pietra di Daniela e cosi via.

Alle 21:30 tutto è pronto per l’apertura/inaugurazione della mostra. I locali si riempiono subito di tanta gente. Ci sono amici, conoscenti ma anche turisti.
Tutti osservano con attenzione, fanno domande incuriositi da tante forme espressive diverse e dai tanti materiali utilizzati, si soffermano su questa o quell’opera e le Penelopi pronte a spiegare a tutti le tecniche che sono alla base delle loro realizzazioni, a parlare della nascita delle loro passioni, dell’isola che le ispira attraverso la bellezza della natura.

Tanti, anche giovani, sono attratti dal tombolo di Rosanna. Lei, con pazienza ed un po’ di orgoglio, spiega che ha cominciato a lavorare a tombolo all’età di otto anni e che le piaceva il rumore ritmato dei fuselli che vedeva scorrere tra le agili dita della sua maestra. Mentre dà una dimostrazione pratica, racconta come su questo lavoro abbia allenato la pazienza di tornare indietro quando sbagliava per poi ricominciare…

…Insomma l’arte del tombolo come lezione per imparare l’arte di affrontare le difficoltà della vita. Racconta come abbia rispolverata questa vecchia passione per tramandarla alle nipotine. Che bell’esempio di recupero dei valori identitari!

Corrono le dita tra i fuselli…
intreccio fili
insieme ai miei pensieri
ogni spillo che regge la mia trina
fissa gioie e dolori
attese e delusioni
prende forma così
il mio viaggio nella vita

Un gruppo di turisti svizzeri cui offro un calice di vino hanno gli occhi pieni di meraviglia e parole di apprezzamento per le espositrici e per l’organizzazione.
Lo stesso fanno in tanti altri tra cui il sindaco accompagnato dalla sua signora.
Insomma veramente una bella serata fatta di ponzesità, di amore per l’arte e di cultura isolana. E il registro delle firme è lì a testimoniarlo.

Sono di parte, è vero. Ma questo non mi impedisce di dire che la Mostra è bella e che è da vedere. E’ un peccato non farlo per chi si trova sull’isola. Ricordate che rimarrà aperta solo fino a venerdì 9 e ci sarà sempre almeno una Penelope di turno a raccontarvi di questo straordinario viaggio nel mondo dell’arte delle donne di Ponza.

 

Nota
Nell’immagine di apertura sei delle nove Penelopi che hanno esposto:
in prima fila, da sinistra verso destra: Ornella Vitiello e Lisa Biondo; in seconda fila, sempre da sinistra verso destra: Daniela Coppa, Eleonora Roecker, Rosanna Conte e Lucia Calisi;

nell’immagine di chiusura, scattata l’ultimo giorno della mostra, al gruppo delle sei precedenti si è unita Gaia De Luca, la prima da sinistra.

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo

    5 Agosto 2019 at 18:23

    Bellissimo articolo di Enzo, capace di fare entrare anche chi non c’è stato, in quelle sale del Museo, a vedere le opere esposte.
    Perché si ha un bel dire che la creazione artistica deve essere valutata in assoluto… Conoscerne l’Autore – non a caso tutte donne – la “penelopitudine” non è una prerogativa maschile, sembra di capire – le motivazioni che l’hanno mossa, le parole che ha scelto per presentare la sua opera, forniscono un importante valore aggiunto di profondità e interesse alle opere stesse.
    Di questo ringraziamo le Penelopi e il loro aedo.

  2. la Redazione

    10 Agosto 2019 at 18:53

    Aggiunta in calce all’articolo una foto gentilmente inviataci dal gruppo delle Penelopi. Questa volta ne sono sette… speriamo di averne presto una con tutte e nove.

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