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La storia nei ricordi personali

di Francesco De Luca
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Una vociaccia rauca mi ferma stamattina a Santantuono. Ieri sera, 24 luglio, a Giancos è stato ricordato l’affondamento mortale del piroscafo Santa Lucia nelle acque antistanti Ventotene il 24 luglio 1943.
Lui ha assistito alla rievocazione ed ha qualcosa da raccontare. E comincia:
– Quel giorno ero all’asilo dalle suore, avevo tre anni. Ci rimango fino al pomeriggio quando mi viene a prendere un amico di famiglia…

La vociaccia che mi parla è quella di Salvatore Sandolo. Come tutti i giorni si sta recando all’officina su una bicicletta molto più giovane di lui ma molto più sgangherata. Perché Salvatore ha un’età ragguardevole che nasconde sotto una forma fisica che Dio gliela riguardi sempre ! La voce è quella che gli ha donato la natura; io affettuosamente l’ho descritta come ‘vociaccia’, ma se non avesse quelle tonalità roche e basse sarebbe una voce qualsiasi. E invece è la sua. Distinguibile in lontananza.
Continua il racconto: – Vado a casa e trovo mamma con le zie e altre donne che piangono. Mio padre aveva perso la vita nell’affondamento, 35 anni. La notizia si stava espandendo a Le Forna.
Mio padre non lo ricordo. Non ricordo il suo viso, ma quel giorno è ancora stampato nella memoria. Più avanti negli anni vado a lavorare nell’officina del padre di Luigi Aprea
Lui è stato uno dei superstiti della tragedia e Salvatore gli chiese notizie.
Tuo padre in quel frangente stava mangiando pane con le melenzane – riporta il padre di Luigi – Mi disse di stare al coperto perché gli aerei dall’alto sparavano. Facevo per uscire e mi ritraevo per le pallottole che fioccavano. Poi ci fu un colpo come di una montagna che veniva giù. Poco dopo mi ritrovai in acqua con altri che galleggiavamo fra i relitti.

Nel gruppetto, di fronte al bar Onda Marina, c’è pure Paolo di Santa Maria, Giovannino e Ferino. Quest’ultimo, Ferino, è pronto per imbarcarsi per Ventotene a deporre la corona sulla scafo affondato. Racconta: – Io avevo sei anni e stavo a Ventotene coi miei. Quel giorno con mia sorella Cesira e un’altra sorella (nota mia: non ricordo il nome) eravamo pronti per imbarcarci sul Santa Lucia per raggiungere Gaeta: ricordo gli scatoloni che avevamo riempito… e poi il trambusto.

Sono le otto e mezzo. I turisti ancora si riposano ma i Ponzesi sono già attivi per affrontare un giorno di folla e di calore
È simpatico che la Storia solleciti gli uomini a inserirvi ciascuno il proprio ricordo. I ‘nonni raccontano’ potrebbe intitolarsi l’episodio. Mi allontano e annoto fra me e me che anch’io ho l’età per essere nonno. Santa pace!

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