Ambiente e Natura

La prima cioccolata

di Francesco De Luca

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“Potevo avere otto-dieci anni. Dalla spiaggia di Chiaia di Luna veniva un rumore di gente, di voci, di passi. Noi, la mia famiglia abitavamo dove abito io adesso, all’inizio del sentiero che porta ’ncopp’ ’u pizzecato.

Mio padre doveva sapere qualcosa di quanto stava succedendo ma non tutto perché decise di scendere sulla strada per vedere. Io mi incuriosii vedendo lui che cercava di colmare quella curiosità.

Era mattina, verso le dieci, in agosto. Sulla strada di Chiaia di Luna incontrammo in ordine sparso dei militari che si recavano presumibilmente al porto. Equipaggiati con armi, elmetto, scarponi.

A quel tempo il borgo era circoscritto al centro storico. Già Sant’Antonio era fuori dal paese, tanto più Chiaia di Luna.

Io tenevo la mano di papà che guardava attento quella scena del tutto inusuale. Perché?
Perché nell’ambito di quello che sarà chiamato ‘lo sbarco in Italia’, gli Alleati dalla Sicilia stavano risalendo lo stivale e cacciare via i tedeschi.
Siamo nel 1944, a Ponza gli Alleati vennero ad esercitarsi nello sbarco. Furono interessate le cale di Chiaia di Luna e di Lucia Rosa dove compirono azioni combinate: paracadutisti e forze anfibie. Dal cielo e dal mare.

Nel vedere i militari papà si fermò. Uno di questi, passandomi accanto, mi porse qualcosa. Io mi ritrassi timorosa ma papà mi spronò: – Prendilo… dai.
Lo presi. Il militare coi compagni procedettero. Io e papà aprimmo.
Era una tavoletta marrone. La portai alla bocca ed assaggiai per la prima volta in vita mia il cioccolato”.

Chi racconta è Maria Antonietta Baglio. Il padre è il maestro Baglio che abbiamo conosciuto.
Il militare? Non ha nome né volto, ma il gesto lo ha reso eterno nella memoria.

 

2 Comments

2 Comments

  1. Sandro Russo

    6 Luglio 2019 at 07:45

    Simpatico il racconto, ma impressionante la foto! Un’intrusione che sgomenta: l’incongrua immagine di un tempo di guerra in una cornice che abbiamo conosciuto e associamo al tempo di pace, alla bellezza e allo svago.
    Colpisce, la foto, ben più delle trireme romane sullo sfondo di Chiaia di Luna, viste nel Satyricon di Fellini. Perché lì “si sa” che è una finzione, mentre qui al contrario “si sa” che è stata la realtà.
    I conti con i ricordi, col mondo come “volontà e rappresentazione”, riusciremo mai a farli?

  2. Francesco De Luca

    6 Luglio 2019 at 13:18

    Caro Sandro il tuo commento mi sprona a intavolare una piccola conversazione.
    Tu giudichi la foto come ‘impressionante’, e lo fai, penso, confrontando quella immagine con le altre che conosciamo (fra l’altro una utilizzata dalla regione Lazio per magnificare visibilmente il territorio regionale). Eppure quella spiaggia, Chiaia di Luna, è chiusa ad ogni uso.
    Il contrasto fra storia, ricordi ed attualità lo reputi insanabile (a tutt’oggi), tant’è che presenti un dubbio sulla conciliabilità fra queste tre categorie (storia, ricordi, realtà attuale).
    A me il contrasto non appare inconciliabile, o meglio, appare inconciliabile se è la rappresentazione ad essere preferita, perché se invece si dà preminenza alla realtà… ebbene allora ogni cosa prende il suo posto. La foto dice quanto successe nel 1944, e lo dice perché Ponzaracconta lo evidenzia, sia pure con la leggerezza di un ricordo infantile. Forse, più che le ‘celebrazioni’ , quel raccontino esalta la funzione del Sito (per chi voglia e sappia discernerla)
    Eppoi balza evidente che occorre impegnarsi per farsi un’idea di come tutelare il territorio isolano. Occorre cioè una politica del territorio. E qui entra in campo la volontà. Ce n’è?

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