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A malapena vedevo l’isola di Ponza

di Gabriella Nardacci
[1]

 .

“Prima che il tempo cancelli le tracce, raccogliamo insieme la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi”
Mi viene naturale leggere, ogni volta che entro nel sito, la frase di presentazione che da sola basta a spiegare il perché della sua nascita e che introduce nei meandri della mente a cercare memorie storiche e umane da tirar fuori per ri-costruire l’identità di un luogo.
Per persone curiose come me, che sentono la necessità di approfondire le conoscenze, consolidarle, conoscerne di nuove e aggiungere le proprie… è un’esperienza che arricchisce.

Risposi a una richiesta in “illo tempore”. Potevo scrivere qualcosa che, in qualche modo, riguardasse Ponza e inviarla. In caso di validità, sarebbe stata pubblicata.
Avevo delle pagine di diario che parlavano di sogni giovanili. Sogni ristretti in un piccolo paese che vedevano la luce solo guardando in direzione di una lingua di mare che, da diversi punti del mio paese, si scorge lontano. Quando non c’è foschia s’intravvedono due masse scure: la più grande è Ponza e quella dietro, più piccola è Palmarola.

Il piccolo paese “va stretto” ai giovani e i sogni sono orientati verso una spasmodica voglia di distaccarsi dai pregiudizi per oltrepassare quelle montagne e anche le vallate e volare fino a planare su quel mare e respirare.
Ponza rappresentava per me il luogo dove poter scorgere la linea dell’orizzonte che le montagne intorno al mio paese, mi vietavano.

[2]Maenza e Roccagorga

Pensai che, in qualche modo che l’isola un po’ mi appartenesse e quelle pagine di diario potevano essere riconsiderate. Del resto anche un occhio esterno che guardasse oggettivamente l’Isola, non era da ritenersi inutile…
Ci provai e fu così che “giunsi” nell’isola. Il mio primo pezzo porta la data del 13 febbraio del 2011.

Attraverso i vari articoli, conobbi gli usi e i costumi dei ponzesi e quando i racconti cominciarono a “suggerirmi” altro, li lasciai e scrissi per Ponzaracconta: altri pezzi che trattavano di altre isole, di mare, di racconti di alcuni personaggi del mio paese che avevano lavorato a Ponza e che la conoscevano bene. Poi, finalmente, approdai fisicamente a Ponza”. Trascorsi tre giorni e finalmente toccai, respirai e guardai l’isola che avevo solo sognato.

I miei racconti si sono trasformati in un romanzo “A malapena si vede l’isola di Ponza” che mi ha dato e continua a darmi molte soddisfazioni con premi e vendita e nel quale tratto anche di Ponza con amore e meraviglia (leggi qui [3] la presentazione del romanzo fatta da Luisa Guarino).

Seguo il sito e i diversi e molteplici argomenti trattati. Conosco il modo di pensare di autori che pubblicano sempre. Condivido e contrasto alcuni concetti relativi a politica e gestione dell’isola. Mi sorprendo di come ogni giorno qualcuno riesca a tirar fuori, dal baule della memoria, altri ricordi inerenti ‘la storia e la cultura di Ponza e dei Ponzesi’, appunto.

Un sito che mi ha dato e mi dà l’opportunità di consolidare l’idea che per amare o per considerare inadatta a sé qualsiasi cosa, possa trattarsi di persona o cosa o luogo, occorre, necessariamente conoscere. Io amo Ponza e sono certa di amarla molto più di qualche… ponzese! (…mi si perdoni la sfacciataggine ma è un mio pensiero libero).

10.000 articoli sono tanti. Di certo non li ho letti tutti, ma di sicuro moltissimi sì.
A tutti quelli che li hanno scritti va il mio più sentito grazie, così come ringrazio tutta la Redazione (che conosco solo virtualmente fatta eccezione per Sandro Russo e Luisa Guarino che ho avuto modo di conoscere personalmente) per aver permesso a questo sito di entrarmi nel cuore.

Un abbraccio rotondo, come il numero degli articoli pubblicati, tanti applausi e auguri!
Gabriella Nardacci

 

Immagine di copertina. Il promontorio del Circeo e le isole Ponziane da monte Lupone