di Francesco De Luca
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È possibile oggi operare un tentativo tale che riattualizzi L’infinito di Leopardi? L’interrogativo l’ho posto a me stesso. State tranquilli, l’impegno è tutto mio. Anzitutto nel riprendere il testo e rileggerlo.
Quest’anno cade una data commemorativa ma, al di là di essa, L’infinito ha una validità che non soffre scadenze.
Perché? Basta riprenderlo:
Sempre caro mi fu questo ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Già con questi versi si è trasportati in una dimensione lontana dalla bagarre sociale. A contatto con se stessi. In esclusiva.
Beh, questa è un’operazione facile da realizzare per noi isolani, propiziati dal fatto che da ogni poggio si è subito catapultati in un orizzonte sgombro da presenze umane ma sovrastati da una grande, sola, realtà: quella della propria anima.
È una condizione che potrebbe essere utilizzata di più da noi ponzesi e isolani tutti. Ci è più facile avvicinarci al nostro intimo. Meno frastuono sociale, meno distrazione antropica, meno deviazione causata da rumore ‘civile’. Più spazi dilatati, più orizzonti aperti, più ‘sovrumani silenzi e profondissima quiete’. A patto però che l’animo sia proteso ad essi, incline a lasciare che la mente ‘finga’, che l’animo sia propenso all’immaginazione, all’elaborazione mentale.
Lontani dalle beghe politiche, dai giochi economici, dalle nascoste partigianerie, dai nefasti pettegolezzi. Guardare in volto ‘l’infinito silenzio’, assaporarlo. Insieme al vento che proviene dal mare per indorarsi di ginestre.
Qui, su questo poggio, con alle spalle le viti in fiore e davanti l’eterno moto del mare, la storia degli uomini e quella della mia terra trascorre nell’animo. Atomo nell’incessante lotta fisica, granello di sabbia nell’immenso del ciclo della vita, pensiero che nel turbine affoga.
Ponza è un lido adatto a naufragi. Quello proposto da Leopardi poi le è confacente perché il ritorno alla profondità di se stessi elimina le brutture di una esistenza fatta di muscoli e grida, di lotte e paure, di rabbia e rancore.
Su, su, l’ho fatto io, questo percorso, lo possono fare tutti. Buona lettura e… che il fingimento sia con voi!
1 – Nota dell’Autore: nel 2019 sono 200 anni dalla nascita de L’infinito di Leopardi.
2 – Nota della Redazione. Anche Polina Ambrosino ha preso spunto da L’infinito di Leopardi, per un articolo del giugno 2014, dal titolo “L’orizzonte infinito di Ponza“
Dante Taddia
7 Giugno 2019 at 21:36
Er mio ‘nfinito
Ddu’ parole tt’ho da ditte
che nn’a testa un po’ me ronza
e nn’e righe qua’ descritte
ho da parla’ propio de Ponza
e commento vojio fallo
ar tuo scritto, sor Deluca,
che Leopardi tiri ‘n ballo
ppe’ ‘na cosa no caduca
ma che er tempo te conforta,
p’esse oggetto assai gradito,
che’ sto scojio e’ ‘na porta
che te s’opre all’infinito!
A Giacomino nun disturbo
ppe’ scopritte “l’isolanza”
‘na parola ch’io furbo
ho creato pp’alleanza
cieloscojiomaretera
che ‘sti prete ‘int’all’acqua
a tutti strega da Chimera
E su dde loro poi tte stracqua
Ar gobbetto poverino
una siepe il guardo esclude
ma ppe’ noi, cervello fino,
propio Ponza cce ‘o conclude
e nun serve anna’ lontano
a trova’ li paradisi,
ce l’avemo sottomano
senza giugne ai Campelisi
Nun m’ho mai ma mai sentuto
“Isolato” nne’ ‘sto sito
anzi questo ho ritenuto
modo certo anzi sentito
ppe’ guardamme drento io:
l’occhi ar cielo l’ho diretti
e ho capito che er Bbondìo
l’isolani ha benedetti.
Franco De Luca
8 Giugno 2019 at 10:43
Caro Dante, così lontano eppure tanto vicino.
Ti ringrazio dell’attenzione mostratami. Torna presto che ti aspettiamo.
Ciao, Franco