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Non si può non vedere, il Museo del Brigantaggio di Itri

segnalato da Sandro Russo
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Varie settimane fa, con Enzo Di Fazio ed altri amici, abbiamo visitato il Museo del Brigantaggio di Itri.
Era domenica, ma tutto funzionava perfettamente (per gli orari del Museo, vedi al sito dedicato: http://www.museobrigantaggio.it/ [2]).

Un po’ di cose le sapevamo: della storia di Fra’ Diavolo si è parlato a lungo sul sito – leggi qui [3]; per approfondimenti (soprattutto ad opera di Pasquale Scarpati) digita Fra’ Diavolo nel riquadro Cerca nel sito, in Frontespizio -; anche se Fra’ Diavolo è il più famoso dei “briganti”, il Museo è “in generale sul “fenomeno del brigantaggio” e anche sul termine “brigante” bisogna intendersi bene…

Sappiamo ancora che il Museo, inaugurato nel 2003, è stato curato da Vincenzo Padiglione, quindi oltre quindici anni fa e, malgrado gli enormi sviluppi delle tecniche di comunicazione da allora, è ancora valido anche per i suoi aspetti tecnologici.

Il Museo ospita anche mostre estemporanee; di una, sulla “Antroponimia popolare nel dialetto itrano” abbiamo già riferito, sul sito (leggi qui [4], in Appendice).

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Presentazione del Museo
di Giovanni Agresti, Sindaco di Itri (2003 – NdR)

Il Museo del Brigantaggio nasce da un’idea del 1997 che si è nel tempo progressivamente articolata e sostanziata. Sono stati indispensabili impegno, determinazione e cooperazione di una pluralità di soggetti istituzionali (Comunità Europea, Regione Lazio, Provincia di Latina e Comune di ltri).
È stata quanto mai efficace la cura progettuale che da competenze complementari vi hanno espresso lo Studioteca Architetti Associati e il prof. Vincenzo Padiglione dell’Università di Roma. È stata assai necessaria l’opera di indirizzo, continuità e raccordo svolta dall’amministrazione comunale nel suo complesso e dall’assessorato alla cultura diretto sino ad un anno fa da Raffaele Mancini. Che dovesse lui realizzare il primo museo che in Italia viene dedicato al brigantaggio era un impegno culturale e morale contratto quando un suo concittadino Michele Pezza conquistò fama internazionale col nome di Fra’ Diavolo contrastando da insorgente l’invasione francese e vedendosi attribuita l’etichetta di “brigante”.
Proprio sull’invenzione e l’ambiguità di questo termine, sulle ragioni diverse dei contrapposti schieramenti, si sofferma l’allestimento, che inquadra la vicenda di Michele Pezza in uno scenario storico culturale ampio e a fianco di altre storie di «briganti» famosi del Lazio meridionale.
Il Museo del Brigantaggio, inaugurato nel 2003 con pieno gradimento delle istituzioni, dei visitatori e degli studiosi, offre oltre al percorso espositivo un centro di documentazione con molteplici archivi, proposte didattiche ed attività espressive, compresi itinerari culturali nel circondario.
Il museo è giunto a compimento in una fase di crescente valorizzazione del patrimonio culturale di Itri e del suo territorio. Sempre nel 2003 è stato restaurato e aperto al pubblico l’imponente Castello medievale. Comunità locale e turisti possono inoltre contare sulla Collegiata di Santa Maria, sul tracciato della antica Via Appia, sul Parco degli Aurunci, e sul tragitto culturale e religioso connesso al Santuario della Madonna della Civita. Ci auguriamo che questa preminenza culturale sia mantenuta viva da attività adeguate.
Ora proprio nell’anno in cui Itri celebra il bicentenario della morte di Michele Pezza mi fa piacere che sia dato alle stampe il catalogo del Museo del Brigantaggio, un’opera densa che mette in evidenza la missione e la collezione dell’istituzione, rende espliciti i riferimenti scientifici e i nessi culturali che sono a fondamento dell’allestimento, offre una guida dettagliata del percorso espositivo e degli archivi.
Il museo va dunque avanti arricchendosi e noi itrani ci sentiamo con maggior convinzione di rivolgere l’invito a visitare il museo e il nostro territorio.

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E procediamo nella visita, per sprazzi e illuminazioni, aiutandoci anche con le informazioni tratte dal libretto di accompagnamento: “ Museo del Brigantaggio – Storie contese e ragioni culturali” di Vincenzo Padiglione (dicembre 2006; Edizioni Odisseo, Itri).

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Introduzione

“Fratelli d’Italia anche loro
Siamo stati a lungo abituati a distogliere gli occhi dai drammi che l’Unità ha comportato, sin dal nascere nel 1796 dell’idea di tricolore. Sotto il riflettore stavano gli eroi del Risorgimento, esaltati nelle gesta che da bambini imparavamo a declamare.
In ombra, di spalle come dei traditori, si intravedevano degli strani figuri. Soldati irregolari, partigiani, coscritti, malviventi riuniti in bande armate.
Li chiamavano “briganti” e le loro vesti particolari rivelavano mestieri di campagna, estraneità rispetto al ceto aristocratico e borghese, appartenenza a mondi di paese.
Oggi ci domandiamo se la nostra identità di italiani abbia avuto necessità, per individuarsi, di definirsi in contrapposizione ad altri, immaginandoli sovente come briganti.”

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L’indice del catalogo, in due pagine

Particolarmente interessanti due istallazioni che presentano interviste a persone che a vario titolo hanno conosciuto aspetti della vita di Fra’ Diavolo e la raccontano in brevi video che si possono seguire separatamente o secondo un percorso consigliato (grazie alla signora Lorena per la disponibilità, la competenza e l’attenzione con cui ci ha guidati).
Un simile tabellone riguarda le interviste a discendenti ed eredi di Michele Pezza che vivono in provincia di Benevento (una loro recente precisazione – gennaio 2019 – su un accostamento tra Michele Pezza (Fra’ Diavolo) e il terrorista Cesare Battista, riportato sul quotidiano Latina Oggi, in forma di “Lettera al Direttore” è stato pubblicato dal sito Alta Terra di Lavoro:
https://www.altaterradilavoro.com/gli-eredi-di-fra-diavolo-rispondono-ad-alessandro-panigutti/ [10]

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Catalogo. Risvolti di Copertina

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Logo del Museo