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Arriva ’u munaciello. Zitto… arriva ’u munaciello… Chillo… t’arrobba i parole ’a vocca… e mena ’u banno p’u paese. Gesù… e so’ risposte ’a da’. Cheste primma o poi vanno ‘n tribbunale. Anzi… ca m’arricordo. ce so’ gghiute già… Un fruscìo, un sìbilo, uno spiro. Una tendina si anima, una porta geme, un ticchettìo nel comodino. Impercettibili, suoni accennati, scricchiolii imprecisati. Zitti… in questa casa dimora stabilmente ’nu munaciello. ’U munaciello coglie di sorpresa. Si è oberati da un tarlo alla mente che rosica e rosica e sembra chiudere l’intera esistenza in un enigma, ’u munaciello scompagina l’ordito, frange la gabbia mentale e… insinua la sua presenza. Come una goccia d’acqua nell’olio che frigge. Rompe il consueto con un inatteso fatto. Che tale non è, perché ’u munaciello è di casa. Sa dove intrufolarsi, cosa raspare, come sfruguliare. La nonna, di fronte ai nostri visi spaventati, ripeteva la filastrocca:
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