Ambiente e Natura

Ventotene, il progetto “Confluenze” fa discutere

di Luisa Guarino

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Incontro un’amica che ha appena trascorso qualche giorno a Ventotene: “Lo so che per te esiste solo Ponza – mi apostrofa – ma sai cosa sta succedendo a Ventotene? C’è un progetto che partirà a breve, per un intervento artistico sulle pareti dei palazzi di Piazza Castello: è esposto in una bacheca e visibile a tutti. Possibile che nessuno ne abbia mai parlato?”.
La cosa mi incuriosisce e mi preoccupa: chiedo lumi in giro e così, io che non frequento i social, apprendo che su Facebook la polemica infuria da tempo. Mi faccio girare qualche intervento, e prendo subito atto che i pareri sono diversi e discordi. Ma prima di entrare nel merito do uno sguardo al sito del Comune di Ventotene, dove trovo una comunicazione del sindaco Gerardo Santomauro datato 9 marzo 2019, proprio due mesi fa.

disegni di Daniel Buren facenti parte del progetto per Ventotene

“Sono lieto di comunicare a tutta la cittadinanza – vi si legge – che questo Ente ha aderito al progetto culturale per la promozione dei valori europei denominato “Confluenze / Gli Europei” e promosso dall’Associazione  “Origini”. In particolare, nell’ambito di tale progetto, si prevede, in Piazza Castello, un’installazione temporanea progettata da Daniel Buren, uno dei massimi artisti contemporanei, capace di far incontrare l’architettura, l’urbanistica e il colore in una nuova dimensione eccezionale di autonomia ideologica e di libertà espressiva. Tanto premesso, sono invitati gli imprenditori, i commercianti e tutti i cittadini interessati, il giorno 15 marzo p.v. alle 18 presso la sala consiliare, per la presentazione del suddetto progetto, alla presenza del dott. Ulisse Belluomini e del dott. Alessandro de Lisi, rispettivamente Presidente e Direttore dell’Associazione Origini, promotrice della presente iniziativa. Confido nella partecipazione numerosa di tutta la cittadinanza, tenuto conto della particolarità e della caratura culturale e sociale del progetto, straordinaria occasione di promozione e valorizzazione della nostra Isola. Il sindaco dott. Gerardo Santomauro”.

Daniel Buren

La riunione di metà marzo si è svolta, si è informata la mia amica che a sua volta mi informa, e il parere di tutti è stato favorevole: proprietari delle case, commercianti, anche in vista delle manifestazioni collaterali che durante l’estate gli sponsor dell’iniziativa offriranno a residenti e turisti. Ma nel frattempo, e nell’imminenza dell’inizio dei lavori per l’installazione realizzata da Daniel Buren, sui social la protesta monta. C’è chi è favorevole alla novità, che prevede inserti geometrici di colori molto vivaci tra i quali dominano il rosso e il blu, tanto più che è transitoria: si parla di sei/dodici mesi; c’è chi non è contrario ma la vedrebbe meglio in un’altra zona dell’isola, decentrata. C’è chi invece dissente totalmente da questa installazione che imbruttirebbe l’isola, facendo addirittura “fuggire i turisti”, non sopportando già da lontano l’idea di tornare in vacanza nella “sua” Ventotene di sempre e trovandola tanto sonvolta.

Certo, pur non volendo assumere una posizione aprioristicamente contraria, riesce difficile immaginare le pareti omogenee, che non sono solo muri di palazzi ma vere e proprie quinte scenografiche, trasformate in un patchwork arlecchino: è un duro colpo. Via il silenzio, via la suggestione di una piazza del tutto unica in un’isola, completamente chiusa alla vista del mare per difendersi dal vento. A proposito di Arlecchino, devo confessare che quando la mia amica me ne ha accennato, all’inizio ho frainteso e ho pensato che sulle pareti disegnassero davvero degli Arlecchino, sì proprio tante copie della maschera veneziana. Tanto è vero che ho replicato: “Potevano almeno raffigurare Pulcinella!” per restare in tema con il territorio.

Alla luce di quanto ho appreso successivamente, la mia resta oggi una battuta. Dovremo dunque rassegnarci a questo intervento che stravolgerà il cuore di Ventotene? Speriamo che almeno gli organizzatori pensino a una sorta di questionario da somministrare a residenti e turisti nel periodo dell’installazione temporanea: basterà un sì o un no. Con buona pace di tutti.

***

nota della redazione
Daniel Buren è un pittore e scultore francese, nato a Boulogne-Billancourt il 25 marzo 1938.
Formatosi all’Ecole des Métiers d’Art  ha basato tutta la sua produzione giovanile su una stoffa da tende a righe di 8,7 cm  alternativamente bianche e colorate.
Più recentemente, negli anni ’80 ha abbandonato la pittura in favore delle installazioni architettoniche permanenti su spazi pubblici, tra cui Les Deux Plateaux al Palais-Royal di Parigi. Quasi tutte le sue opere non esistono fuori dal tempo e dallo spazio per i quali sono state concepite: la maggior parte di esse sono dunque state distrutte dopo la loro presentazione.
Nel 1986 ha partecipato alla Biennale di Venezia aggiudicandosi il Leone d’Oro per il miglior padiglione.
(da Wikipedia)

 


installazione al Grand Palais di Parigi

installazione alla Fondazione Louis Vuitton

un palazzo a due passi dall’Eliseo

un omaggio a Roma

3 Comments

3 Comments

  1. vincenzo

    10 Maggio 2019 at 01:15

    Qualche settimana fa questa cosa io l’ho segnalata a Ponzaracconta. Dicevo che a Ventotene si parlava di un certo Buren che come aveva fatto a Genova voleva stravolgere la piazza principale con la sua arte effimera. Io però mi chiedo che ci azzecca questo progetto con il progetto “il mare di Circe”. L’architetto ‘umanista’ Calselli ha esaminato il progetto di Buren? Lo trova consono al messaggio di recupero dell’esistente per valorizzare e rilanciare la cultura locale?
    Certo qualcuno potrà dire che se sono andati bene i bolidi marini a sfrecciare sulle posidonie a Circeo possono andare bene anche le arlecchinate di Buren nell’isola di Spinelli!

  2. vincenzo

    11 Maggio 2019 at 18:53

    Questo è un post di Luigi Coraggio di Ventotene per saperne di più sul progetto di Buren. Per chi ha la memoria corta. Ho scoperto che da parte dell’amministrazione ci sono sia incoerenze ambientali che storiche. Questo è un post pubblicato a fine gennaio da un consigliere di Ventotene in cui mostra orgogliosamente lo stemma del Regno delle Due Sicilie del 1816.

    “Peccato che forse l’amministrazione non conosce il curriculum “filo-savoiardo” del vandalo Daniel Buren a cui vorrebbero fare stravolgere l’assetto cromatico della nostra piazza principale realizzata dai Borbone nel 1772 (ben 44 anni prima di questo celebre stemma araldico).
    Buren dal 1999 si occupa dell’installazione di “luci e luci d’artista”; a Torino, in piazza Duomo di Milano e Palazzo di Città e nel 2011 ne ha realizzata una proprio per commemorare i 150 anni dell’Unità d’Italia (senza inguacchiare edifici storici). E Torino è la città roccaforte dei Savoia. A La Spezia dove è stato attaccato duramente. Anche qui non ha inguacchiato edifici storici, ma ha rovinato piazza Giuseppe Verdi curando la ripavimentazione (tagliando aranceti, oleandri e 13 pini di 80 anni e al loro posto ha realizzato degli archi di cemento armato) e Giuseppe Verdi oltre ad essere un compositore è stato un massone che ha sostenuto l’unità d’Italia. Celebre è l’acronimo “Viva Verdi” durante il risorgimento che stava per “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia.” La Spezia dopo essere stata un porto strategico durante il periodo napoleonico, nel 1814 è passata al Regno di Sardegna e fu scelta in più occasioni come meta di vacanze dalla famiglia reale dei Savoia. Anche a Colle Val D’Elsa in provincia di Siena, Buren ha curato la ripavimentazione di piazza Arnolfo Di Cambio (e non ha inguacchiato gli edifici storici) e da questa città sono partiti molti volontari con Garibaldi per partecipare alle guerre per l’unità d’Italia. Nel 1867 Giuseppe Garibaldi visita questa città e per l’occasione verrà fondata la “Società Democratica” la cui vicepresidenza viene affidata al cosiddetto “eroe dei due mondi” e che, insieme alla “Società Operaia” intendeva organizzare la classe proletaria. E per finire ha realizzato a Roma un installazione al Palazzo De Angelis che ora è sede di un hotel di lusso. Un palazzo completamente ristrutturato in Art Deco del 1925 che ha meno di 100 anni ed è quindi un edificio moderno. Palazzo De Angelis prende il nome da Giulio De Angelis che è stato un architetto e pittore che nel 1866 ha partecipato come volontario alla terza guerra d’indipendenza con Garibaldi. A questo punto credo che quest’amministrazione debba schiarirsi un po’ le idee. Se decidere di stare dalla parte di chi rispetta la natura e l’ambiente (visto che poco più di un mese fa hanno piantato 100 alberi e questo consigliere si è occupato della pulizia delle spiagge), o di chi la uccide come Buren. E soprattutto se stare dalla parte dei Borbone o dei Savoia come Buren che ha un curriculum filo-savoiardo ed è francese come l’ex sindaco di La Spezia Massimo Federici, come Garibaldi e come i Savoia. Sottoscrivo il commento del sindaco riferito ai Borbone in cui riconosce che senza di loro Ventotene non sarebbe esistita e poi scrive… “loro” sì che ci tenevano alle loro isole e non chi vorrebbe macchiare la loro storia per fare arrivare soldi, cercando di ottenere l’approvazione a questo scempio dicendo che è solo per sei mesi. Ma qui con tutti questi eventi sull’Europa sembra quasi che Ventotene esista grazie ad Altiero Spinelli e i Borbone mi sembra che sono stati dimenticati e sono passati in secondo piano, perché è in nome dell’Europa e dei soldi che si vorrebbe inguacchiare la loro opera ingegneristica. E’ un peccato che chi vorrebbe far rovinare la piazza da questo vandalo savoiardo, all’isola ci tiene molto meno. Ventotene ha una bellissima ricchezza storica e voi vorreste sporcarla per soldi e non c’è cosa più sporca dei soldi anche se mi rendo conto che a qualcuno piacciono molto. Questo progetto vandalico è stato collegato al discorso dell’Europa, ma il centro storico di Ventotene è stato costruito dai Borbone e non da Altiero Spinelli. Dall’Abruzzo fino in Sicilia è pieno di edifici borbonici e non mi risulta che sia mai stato permesso di inguacchiarli con arte moderna neanche per un giorno e neanche questo vandalo ha mai fatto cose del genere, perché nessuno gliel’ha permesso.
    Questo Buren potrebbe fare questo suo progetto al camerone della Guardia di Finanza che è del periodo del confino politico e dove Spinelli ha vissuto. Ma siccome lui è un vandalo, sarebbe meglio se al posto suo queste cose venissero fatte dai giovani artisti di Blue Flow“.

  3. Dante Taddia

    13 Maggio 2019 at 17:46

     
    Se i disegni e le arlecchinate del “vandalo franzoso” possono essere accettate e tacitamente passate a casa sua  o in qualche altro loco,  non vuol dire che  lo si debba fare snaturando un unicum insulare  con i colori, forme e dimensioni che hanno caratterizzato tutte le isole mediterranee tout court  e  relativi paesi rivieraschi (costa amalfitana docet in primis con le policromia delle varie cupole  delle chiese)
    Simili disegni  d’incastro geometrico potrebbero al limite andare bene ed essere realizzate per una nave  o un aereo. Dico potrebbero poiché  MOBY Lines preferisce mostrare  una balena  o Titì e Gatto Silvestro, ornando policromaticamente le fiancate delle sue navi, e similmente fanno con altrettanta fantasmagorica  colorazione alcuni aerei di linea  polinesiani o simili,  rifiutando una catalogazione geometrica in forme e colori per i loro “mezzi” in movimento.
    Non mi sembra che si debba fare ugualmente per gli edifici, che sono statici e quindi  fissamente sotto gli occhi di tutti mostrando queste brutture.
    Non dico che artisticamente siano riprovevoli: i quadri di Picasso con figure antropomorfe in cui gli occhi sono separati su luoghi/piani diversi, le bocche asimmetriche e nasi senza precisa collocazione o altre parti anatomiche non meglio definite, sono capolavori che possono andare bene in una mostra, ma per un edificio no.
    Prendiamo a riferimento Rapallo  e  poi, sia sul versante mare Ligure -Tirreno sia sul versante Adriatico con Burano  e luoghi limitrofi, TUTTE le case antistanti il mare sono state colorate di tenui colori pastello o di più accese tinte, proprio per identificare quell’unicum  che il pescatore a bordo del suo gozzo da pesca poteva subito localizzare come la  sua casa, quella della sua “morosa”  la sua piazza, il suo paese.
    E anche se il Comune di Ventotene  (edificio)  dà le spalle al mare non vuol dire che lo dobbiamo stravolgere  e rendere irriconoscibile o troppo riconoscibile  con un “vandalismo”, straniero per di piu’.
    Da bravo romano, erede di quel popolo che si esprimeva con un semplice gesto della mano  per la vita del gladiatore,  mi pronuncio con un pollice verso il basso e mi associo a quanti condividono la mia posizione.

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