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Una canzone per la domenica (41). Lella, un femminicidio d’antan. Certe canzoni “rimangono in memoria”. Ti ritrovi a fischiettarle dopo anni che non ci pensavi; provi a ripeterla e scopri che la ricordi bene: tutte le parole! Chissà dove era andata a nascondersi..! Un pezzo notevole, nato per ispirazione improvvisa di un cantautore bravo, ma non di grande successo: Edoardo De Angelis, classe 1945, che aveva cominciato al Folkstudio, come (e più meno in concomitanza con-) De Gregori e Venditti… Lella è del 1971, ma l’atmosfera che vi si respira non è di quegli anni; Roma sembra un piccolo mondo antico legato a figure e comportamenti che saranno presto spazzati via (ma qualcuno è duro a morire, anzi ‘riciccia’); mi ha ricordato piuttosto la Roma del dopoguerra (anni ’50, più o meno), ritratta nell’invettiva-grido d’amore di Remo Remotti (guarda e ascolta qui). La voce narrante – perché di letteratura si tratta, anche se concentrata in forma di canzone – è quella di un “duro” di quartiere (sciupafemmine, in romanesco), a cui non si deve dire di no. Che comincia una storiaccia con una donna sposata, ricca e bella per vantarsene co l’amici: una faccenda di sesso da consumare in fretta; l’amore non è previsto. Ma ad un rifiuto della donna, presentato come un capriccio – insopportabile per uno come lui -, non trova di meglio che strangolarla. La ballata è suggestiva, e fluida la corrispondenza con le parole… Il romanesco contribuisce per la sua parte alla suggestione del testo (…er cravattaro è quello che presta i soldi a strozzo; …co’ ’ste mano e una perla!) Qui nella versione di Lando Fiorini (le immagini non sono congrue col tempo, ma ho scelto comunque questa versione; le immagini sono nel video di Remo Remotti). . . Lella Te la ricordi Lella quella ricca E te lo vojo di’ che so’ stato io Je piaceva anna’ ar mare quann’è inverno E te lo vojo di’ che so’ stato io Tu nun ce crederai nun ciò più visto E te lo vojo di’ che so’ stato io (Compositori: Edoardo de Angelis / Edmondo Giuliani / Stelio Gicca Palli)
Appendice del 30 novembre 2019 (cfr. commento di Sandro Russo) Prendo al volo l’occasione di un cinquantenario – la nascita della canzone Lella, scritta nel ’69 – raccontata su la Repubblica di ieri, 29 nov. attraverso le dichiarazioni degli autori, Edoardo De Angelis e Stelio Gicca-Palli, ora 74-75enni… 2 commenti per Una canzone per la domenica (41). Lella, un femminicidio d’antanDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Interpretato da molti cantanti (oltre a Lando Fiorini, la Schola Cantorum e più recentemente anche Paola Turci), il brano in romanesco “Lella” ha conquistato un’ampia popolarità, scalando le classifiche di vendita, subito dopo il 1972. Merito dei Vianella, il duo composto da Wilma Goich e Edoardo Vianello, all’epoca marito e moglie, che inventarono questa formula ‘in coppia’ proprio per re-interpretare brani in romanesco più o meno conosciuti, trasformandoli tutti in grandi successi.
Prendo al volo l’occasione di un cinquantenario – la nascita della canzone Lella, scritta nel ’69 – raccontata su la Repubblica di ieri, 29 nov. attraverso le dichiarazioni degli autori, Edoardo De Angelis e Stelio Gicca-Palli, ora 74-75enni (leggi il relativo .pdf nell’articolo di base)
Lella è stata una delle nostre canzoni della domenica (nel maggio di quest’anno) e il titolo era inequivoco: Una canzone per la domenica (41). Lella, un femminicidio d’antan.
Ebbene, suscita qualche pensiero la dichiarazione di Gicca-Palli in proposito: «Allora non si parlava ancora di femminicidio, non ci avevamo proprio pensato, Lella semmai racconta il sopruso del ricco sul povero » dice Stelio, « è fondamentale quel “me so stufata, nun ne famo niente e tirame su la lampo der vestito”, che Lella dice al suo amante sulla spiaggia alla Fiumara » dice Stelio, «è la donna ricca che si rivolge con disprezzo al suo toy boy».
Ci si domanda come è possibile?
Ora è facile da comprendere se si pone mente al travagliato cammino delle donne nell’organizzazione sociale in epoca storica e al loro ruolo nelle diverse religioni. Per dire: il diritto di voto alle donne in Italia è stato introdotto solo nel 1946! Toglierne di mezzo una ogni tanto era nell’ordine delle cose!
È che nella storia umana niente è ovvio, se non al senno di poi. Quello che a noi sembra evidente non lo era per niente a chi ha vissuto in un’altra epoca.
Altrove abbiamo letto come un’anima sensibile, una scrittrice come Karen Blixen, abbia potuto magnificare il piacere della caccia e la perfezione dei corpi dei leoni morti e scuoiati (leggi qui): “I leoni uccisi, lì accanto, apparivano stupendi nella loro nudità. Non un solo filo di grasso ricopriva i muscoli tesi, arcuati, precisi. Non avevan bisogno di manto: nulla mancava alla loro perfezione”.
E da qualche altra parte abbiamo scritto – leggi qui – della mancata percezione delle schiavismo come realtà aberrante, in un’America di non troppo tempo fa (l’abolizione a livello federale fu sancita dalla Costituzione nel 1865, dopo la guerra civile americana: sono circa 150 anni!). Prima di allora poco o nulla da eccepire, da parte delle anime belle, degli ecclesiastici, degli intellettuali del tempo!