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Cazzo anniato (o cazzanniáto), non è una malaparoladi Sandro Russo e Tano Pirrone . Cose interessanti, andiamo scoprendo nei primi due articoli sulla marineria di Torre del Greco (leggi qui e qui), peraltro molto rispettosi degli eredi ponzesi e delle loro specificità, fino a dire che il pesce “all’acqua pazza” si faceva con l’acqua di mare e sarebbe un’invenzione ponzese! E poi quell’altra parola che non avevamo (almeno noi) mai sentito: In che consiste l’originale cazzanniáto: La capunata marinara è fatta con gallette (il pane per le lunghe permanenze in mare, biscottato e quindi privo di quella umidità capace di produrre muffe) o biscotti di pane bagnati, con acciughe, cipolle, pomodori freschi a fette, peperoni verdi, olive, basilico e aglio, il tutto condito con olio, aceto, sale e pepe. Nel gergo dei marinai torresi era detta pure ’u pullastiello, con riferimento al capone, il “cappone” presente nel nome capunata (ma anche, se vogliamo, attraverso il maschile di galletta, cioè galletto: di qui ’u pullastiello). E perché cazzanniato? Dalla curiosità su cazzanniato – una parola tira l’altra – il passo è breve per farsi domande anche sull’etimologia della parola “caponata”: secondo alcuni deriverebbe dal termine capone, un pesce oggi conosciuto come lampuga, che insieme alla salsa agrodolce tipica della caponata era un piatto diffusissimo nelle cucine aristocratiche. Nel ricettario ottocentesco del napoletano Ippolito Cavalcanti si riporta proprio la ricetta della caponata con verdure, pane impregnato di aceto, olio, sale e zucchero e anche il pesce capone. Oggi la caponata è diffusa nella sua versione vegetariana, dove il pesce capone è stato sostituito dalle melanzane fresche. Ma se si tratta di un piatto siciliano, la cosa migliore da fare è andare alla fonte di ogni sapere (siculo/culinario) e chiedere direttamente allo zu’ Tanu! Caponata Sembra meno probabile un’altra versione che vuole che la caponata derivi da un modo di dire scherzoso inventato dai marinai spagnoli, i quali cambiarono la parola “galletta”, il tipico biscotto che sostituisce il pane durante la navigazione, in capòn, cappone. Da qui nascerà anche il cosiddetto “capon de galera”, la galletta bagnata in olio ed aceto dai marinai e galeotti per renderla più gradita. A noi isolani rimane comunque l’esclusiva della parola caponata, e del piatto – universalmente noto – dove ingredienti di base sono, insieme ad olio ed aceto, un mucchio di tante buone verdure ed ortaggi. Va detto che anticamente – nella cucina ricca “baronale” – la preparazione prevedeva quale principale ingrediente il pesce, unito a melanzane, carciofi, altre verdure, pinoli, uva passa acìdula, sedano, e financo fettine di pere. Il pesce – in genere – era il polipo. Ricetta e procedimento per preparare la “vera” caponata siciliana Tagliare a dadi 4 grosse melanzane (1,5 kg) e farli friggere in olio. Preparare una salsa di pomodoro su un soffritto di cipolla e con basilico (circa 500 g). In un largo tegame mettere dell’olio, farvi insaporire insieme il cuore di un sedano tagliuzzato, 24 olive verdi sgocciolate e spezzettate. 1 cucchiaio colmo di capperi, unire ora la salsa, le melanzane fritte, alcune foglie di basilico, e 1/2 bicchiere di aceto nel quale è stato sciolto 1 cucchiaio di zucchero. Mescolare e far cuocere a fiamma bassa per 3 minuti dal bollore. La dose di aceto e zucchero può essere aumentata. Servire la caponata fredda. Varianti. In alcune località della Sicilia occidentale sulla caponata ormai sistemata nel piatto di servizio va sformaggiato (“sformaggiare” si usa anche per altro che il formaggio: indica l’atto del cospargere – NdR) un misto di mollica di pane tostata, e tritume di mandorle, anch’esse tostate. Ho anche: Capunàta di pipi (Caponata di peperoni), Capunàta di virdùri (Caponata di verdure) e Capunatina di mulinciàni (Caponatina di melenzane). Tano 1 commento per Cazzo anniato (o cazzanniáto), non è una malaparolaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Annijato = annegato (Cfr. S. Zazzera – Dizionario napoletano, ed. Newton Compton)
Sta annijato ‘a capa ‘o père : é completamente bagnato. In italiano corrisponde a “bagnato come un pulcino”.
Il termine cazzo premesso in una parola composita indica, generalmente, una cosa fatta “alla carlona”