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‘A vicchiàia, ‘a Signora e ‘o campusanto. In dialetto e con poesia. Quasi unite da un filo, queste altre tre poesie di Paolo
’A vicchiaja Dice ch’a vicchiaja è ’na malatia, E ’nvece è, overamente, ’nu veleno Si magno ’na lasagna o ’nu sartù M’aggiro e m’arrevoto dint’o lietto, M’ha guardato ’nt’all’uocchie dritto dritto La vecchiaia. Dicono che la vecchiaia è una malattia, / Ma non è vero, è solo una bugia! / Se fosse veramente malattia / dopo un mese, un anno, pure passerebbe! / Se fosse veramente malattia / entrerei nella prima farmacia! Basterebbe una semplice aspirina / e ti svegli sanato alla mattina! / E, invece, è veramente un veleno / che penetra nel cuore e nelle vene! A mio cugino, che è dottore / ho detto: “Egregio Professore, / quando cammino molto o salgo le scale / ginocchia, spalle e collo fanno male! / Se mangio una lasagna od un sartù / dopo un po’ non ne posso più; / lo stomaco è pesante, la bocca è amara / e se mi corico faccio la notte chiara!Mi giro e mi rivolto dentro al letto, per tutta la nottata senza pace!” / Fammi ricoverare nell’ospedale dove possono trovare qualche rimedio / che mi può liberare da questo male!”/ M’ha guardato diritto negli occhi, / e con compatimento m’ha detto: / “levati queste smanie dalla testa! Certe cose non avvengono all’improvviso: / Quella cosa che hai, quella là/ è la vecchiaia… e non si può curare!”.
Gira p’o munno cu’ ’nu mazz’ ’e carte, Tu vinci mille vote ’a mala sciorta ’Na vota sola vence e se ne va! La Signora – Gira per il mondo con un mazzo di carte / gioca con te, perde e se ne parte! / ll giorno dopo torna per giocare / tu vinci ancora e Quella sene va! / Tu vinci mille volte la mala sorte / ma Quella aspetta sempre dietro alla porta! E non le importa se perde tutti giorni/ e se questo gioco è sempre un tormento! Una volta vince e se ne va! / Tu, intanto, hai perso… per l’Eternità! ’O Campusanto (ovvero: L’epitaffio) Pariente, amice nuoste e tutte quante, Il camposanto (ovvero: L’epitaffio) – Parenti, amici nostri e tutti quanti / finiamo prima o dopo al Camposanto! / lo ci sono stato per portare un fiore / e per stare un poco insieme a loro! / In quel silenzio, zitto zitto, / mi sono messo a sbirciare/ che c’era scritto / “Madre esemplare”, “Padre affettuoso” / e più in là: “Grande studioso”/ “Dopo una vita di rettitudine / i figli posero. Con gratitudine”! / Su di un cippo c’era scritto: / “Morì da eroe, non fu sconfitto”! / Nobili imprese, e tanta bontà / insomma, il meglio dell’Umanità! / Allora i buoni ci hanno abbandonato / e i cattivi, invece, son restati? / E dentro al cuore m’è scesa una tristezza / perché il mondo di quaggiù è una schifezza! / Tornando a casa, alla consorte mia / ho detto, mentre andavo per la via: / “Com’epitaffio, sulla tomba mia / pure per me… scrivete una bugia!
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