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Il discorso tenuto per il 25 aprile. Un saluto e un benvenuto al Sindaco e a tutte le Autorità civili, militari e religiose e ai cittadini intervenuti. Oggi, 25 aprile, ricorre una data importante, l’Anniversario della Liberazione dell’Italia, detta anche la Festa della Liberazione e per me, in qualità di presidente della Comunità dell’Arcipelago delle isole Ponziane e Delegato del Comune di Ponza, è un privilegio rappresentarla qui. Essa fu istituita nel 1946 per ricordare la fine delle oppressioni, la liberazione da ogni tipo di dittatura ed il ritorno alla libertà: – la libertà di pensare: si veniva condannati solo se si pensava diversamente dal potere; – la libertà di relazionarsi con gli altri: dimenticando che è solo grazie alle interrelazioni a più ampio raggio possibile, che il mondo può acquisire le informazioni necessarie per migliorare le condizioni sociali ed individuali, della vita fisica e psichica; – la libertà di amare: venivano osteggiati tutti gli amori non graditi al regime. Tante sono state le storie d’amore ostacolate con ogni mezzo: da quella tra il nostro presidente Pertini e Giuseppina Mazzella a tante altre – in quel periodo vi furono a Ponza ben 25 matrimoni tra confinati e donne ponzesi. Il 25 aprile rappresenta la fine di un brutto periodo della storia dell’umanità iniziato già con la prima guerra mondiale e poi proseguito in nome di ideologie assurde e sanguinarie. Anche qui a Ponza ci sono state tristi storie, dall’omicidio di Salvatore Scotti, da parte della milizia, per futili motivi, a soprusi a vario livello su tanta parte della popolazione; senza contare poi i lutti per le morti in guerra di tanti giovani, e le vittime civili – l’affondamento del piroscafo Santa Lucia il 24 luglio del ’43 è un altro esempio di ferocia inaudita e dell’assurdità di quel periodo storico -; oltre alle tante sofferenze per la fame e i drammi familiari collegati a tutte queste vicende. Vi sono tante testimonianze su questo periodo isolano, trasmesse oralmente e tramite lettere scritte tra civili, tra amanti e da genitori ai figli. “Mia cara piccola, se non tornassi, sappi che sono morto per la libertà del popolo italiano e per la vittoria dei lavoratori di tutto il mondo. Ricordati, e ripensaci quando avrai più anni, che la mamma ed io abbiamo sempre lottato pensando a te; per assicurarti un domani senza fame, senza oppressione e senza guerre… Tutto questo orrore in virtù di false verità; la Verità non appartiene all’umanità. Tutti abbiamo bisogno di tutti, nessuno vince da solo. Tutti hanno quindi il dovere di adoperarsi affinché la democrazia sopravviva e non solo delegando, ma anche con l’impegno personale attivo e costante senza abbassare mai la guardia, per un futuro di pace per le generazioni future che appartengono ai nostri figli e con essi la nostra continuità biologica: rimaniamo sempre allerta, l’oscurantismo culturale sociale e politico è sempre dietro l’angolo e con esso il decadimento dell’umanità intera. Sui principi della democrazia si è scritto tanto, a favore e contro, determinando a volte certezze a volte dubbi sulla sua funzionalità e/o attuabilità; per quanto mi riguarda mi piace, nel terminare questo mio intervento, prendere a prestito una frase di un attivista statunitense, un certo George Weigel, persona impegnata in politica e nel sociale che afferma: “La democrazia è sempre un esperimento non finito, che testa la capacità di ogni generazione di vivere nobilmente la libertà”. Con questo aforisma vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione prestata. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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