Ambiente e Natura

Storia e tradizione della pastiera napoletana

inviato da Paolo Mennuni

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Certo l’avremo letta da qualche parte, ma qui Paolo ci propone la sua versione da napoletano verace.
S. R.


La storia della pastiera
La decorazione a grata sulla pastiera in numero di sette strisce (quattro in  un senso e tre nel senso trasversale), a croce greca formano la planimetria di Neapolis così come ancora oggi si presenta con i tre Decumani e con i cardini che li attraversano in senso trasversale, rappresentando così, in maniera simbolica, l’offerta alla sirena Partenope.
I napoletani incantati dal suo canto la vollero ringraziare ed inviarono tramite sette più belle giovani della città sette doni:
1) la farina, simbolo di forza e abbondanza;
2) la ricotta, omaggio dei pastori e delle pecore che pascolavano libere nei campo;
3) le uova, simbolo di vita;
4) il grano tenero, bollito nel latte come simbolo della vita germogliante e rafforzato dal primo alimento della vita;
5) l’acqua di fior d’arancio, come l’omaggio più profumato della terra;
6) le spezie come omaggio dei popoli più diversi che a Neapolis sempre trovavano accoglienza;
7) lo zucchero, per esprimere la dolcezza che il canto di Neapolis dona all’universo.
La Chiesa anni dopo riscopri questo dolce grazie alle suore di San Gregorio Armeno che nel loro monastero fondato nello stesso luogo dove sorse il Tempio di Cerere, ricrearono la pastiera con gli attuali ingredienti. Sempre sette , dunque gli ingredienti e sempre sette le strisce di pasta frolla per completare e conservare l’antico aspetto simbolico sacrale.

 

1 Comment

1 Comments

  1. Luisa Guarino

    22 Aprile 2019 at 17:40

    Come si puo’ constatare da questo scritto, il numero sette e’ ricorrente nelle usanze, anche quelle culinarie, legate al periodo di Pasqua. Ricordo a questo proposito le sette penne della bambola Quaresima di cui ho scritto qualche giorno fa, e che corrispondono alle domeniche che scandiscono il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua.

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