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Una canzone per la domenica (35). Scalinatelle ‘i Ponza. Approfitto della rubrica domenicale suggerita da Sandro, per presentare una canzone che dipinge in modo accattivante la vita su di un’isola, il suo sbattimento fra ricerca di isolamento e tensione verso il continente. Come non riconoscerci, noi Ponzesi, fra quelle scalinate, interminabili, strette, che partono dal mare e portano in cielo. Lì, fra quelle viarelle scarrupate, nascono amori contrastati, e si dispiegano esistenze. L’isola è sognata ma non appaga. È breve la soddisfazione, più agognato è il continente e la sua vita da furastiere, con le sue comodità. Si perde allora il canto dei passi sul selciato… Zuc, zuc, zuc… “È lei, la riconosco… è lei…” Ne abbiamo consumate di scalinatelle, noi isolani… per fare, venire, provvedere, rimediare. Per amare. E se è il pianto ad intasare il cuore nessun luogo è consolante come l’isola. Addò se ne po’ ghì chi è stanco ‘i chiagnere? L’isola disperde i sospiri fra i dirupi e ridona all’animo la pace. Ogni giorno parte un vapore, ogni giorno un sussulto di speranza. Dimane vene n’ atu vapore! Ascoltiamola da Youtube nella più classica delle versioni, solo voce e chitarra, da Roberto Murolo (da Napulitana No. 1 – Storia della Canzone Napoletana): . . Scalinatella Scalinatèlla, Nun spónta ancora… Addo’ mme ne vogl’í, t’o ddico… e crídeme… Scalinatèlla Chella s’è ‘nnammurata ‘e ’nu pittore Scalinatèlla A ghiuorne a ghiuorne parte ’nu vapore… Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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